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[CONTRIBUTO] Un “ampio fronte democratico anti-imperialista” con un oligarca sanzionato da Zelensky? Assolutamente no!

Riceviamo e pubblichiamo questo contributi dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Un “ampio fronte democratico anti-imperialista”

con un oligarca sanzionato da Zelensky?

Assolutamente no!

– Fronte dei lavoratori dell’Ucraina

(italiano – russo)

Riprendiamo dal canale telegram del Fronte dei lavoratori dell’Ucraina questa recente presa di posizione (è del 27 gennaio) in cui si commentano le sanzioni inflitte da Zelensky al miliardario Vadym Novynskyi, che è anche esponente (diacono) della Chiesa ortodossa ucraina fedele al Patriarcato di Mosca, spiegandone le ragioni, anzi la ragione – la necessità di dare la priorità agli interessi dei capitali occidentali: “la pressione del debito costringe [il governo] a trasferire i profitti nei portafogli degli imperialisti occidentali attraverso la mediazione delle imprese statali“. E allora, che fare? Forse un bel “ampio fronte democratico anti-imperialista” con i tipi alla Novynskyi chiudendo gli occhi sulla minuscola, “secondaria” circostanza che si tratta di un oligarca sfruttatore? Neanche a parlarne, rispondono questi compagni, confermando quell’orientamento e sentimento classista che abbiamo apprezzato fin dal primo momento – nonostante ciò che ci divide da lorodi cui torneremo a ragionare.

Il titolo del pezzo è nostro, sotto c’è quello originale.

Redazione Il Pungolo Rosso

Un oligarca diacono sotto attacco

delle sanzioni di Zelensky

t.me/RFU_media/2327


Zelenskyy ha imposto sanzioni personali da parte del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale ad una serie di figure religiose dell’UOC-MP [la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca]. Le sanzioni più eclatanti non riguardano tanto il clero quanto l’oligarca Vadym Novynskyi.

Vadym Novynskyi, diacono dell’UOC-MP, è l’ottavo ucraino più ricco, con una fortuna di oltre un miliardo di dollari USA. Ha accumulato il suo capitale in molti settori: dalla produzione di gas, redditizia in un momento di crisi energetica (la società è Enwell Energy), alla partecipazione del 25% in Metinvest [colosso dell’acciaio e del ferro], che condivide con il maggior sfruttatore del Paese, Akhmetov.

Le sanzioni imposte dal decreto del presidente hanno provocato una serie di conseguenze negative per l’uomo d’affari: il blocco dei beni, l’impossibilità di ritirare capitali dall’Ucraina, la sospensione di tutte le operazioni commerciali, la cessazione di tutte le licenze per l’utilizzo del sottosuolo, il divieto di privatizzare le proprietà statali e persino l’acquisizione della proprietà di appezzamenti di terreno. I beni di Novynskyi si salveranno solo grazie al trasferimento anticipato della loro gestione al figlio e ad alcune particolarità legali, ma solo fino a quando le autorità statali non inizieranno a indagare sui suoi parenti e sui suoi manager. Tra l’altro, l’oligarca sanzionato ha trasferito con successo i beni della sua holding a un trust cipriota 6 giorni fa, cosa che sarebbe stata impossibile se il presidente si fosse affrettato a firmare il suo ordine. Ma noi non siamo dei “temerari”, e sappiamo quindi che il presidente difende sempre e solo gli interessi del popolo e che non ci possono essere suoi intrighi per ragioni di affari. Ma perché lo Stato ucraino capitalista punisce il suo oppositore, che è un oligarca-monopolista?

I motivi sono già stati indicati in nostri numerosi materiali: la pressione del debito costringe [il governo] a trasferire i profitti nei portafogli degli imperialisti occidentali attraverso la mediazione delle imprese statali. È stato questo interesse economico, e non la lotta contro le spie russe nell’UOC-MP, a portare alla repressione di questa comunità religiosa, oltre che a sanzioni contro singoli individui. Questi eventi sono anche un segnale per il signor Akhmetov, perché l’esempio del suo socio/concorrente commerciale dimostra chiaramente cosa attende i nostri oligarchi in caso di disobbedienza, se cioè non accettano di avere un ruolo secondario rispetto alle multinazionali occidentali e alla loro volontà, che viene imposta attraverso le riforme legali della “integrazione europea”.

E la classe operaia? Dobbiamo forse sostenere la sconfitta dell’odiato speculatore Novinsky? O è meglio schierarsi con l’oligarchia indebolita per formare un “ampio fronte democratico antimperialista”? La nostra risposta a queste proposte è risoluta: “No!”.

In fin dei conti, tutte le parti in conflitto combattono solo per aumentare lo sfruttamento dei salariati comuni, per trarre profitto dalla guerra, che ha causato un enorme aumento del prezzo delle materie prime, che stanno esportando dal Paese con un entusiasmo senza precedenti. E queste forze sono anche solidali sulla questione di mandarci al fronte a morire per “la democrazia, la libertà e il collegamento con l’UE”. Un fronte democratico antimperialista efficace e ampio (dal momento che il 99% degli ucraini non appartiene ai circoli più stretti dell’oligarchia finanziaria) è possibile solo a condizione che, sotto la bandiera e gli slogan dell’internazionalismo proletario e dell’instaurazione di un governo diretto della classe operaia, gli schiavi salariati del capitale formino sindacati militanti, organizzazioni per la difesa dei loro diritti, circoli marxisti, ecc. Un tale fronte può essere guidato solo dalla parte cosciente del proletariato, cioè da un partito proletario militante e determinato. Questo è esattamente il tipo di partito che vogliamo!