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[CONTRIBUTO] Pomigliano d’Arco: i mandanti dell’assassinio di Frederick Akwasi Adofo

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Frederick Akwasi Adofo, il senzatetto di origini ghanesi, ex-richiedente asilo politico, assassinato a calci e pugni a Pomigliano d’Arco da due ragazzi di 16 anni, “era amato dai residenti della zona, che da stamani stanno lasciando fiori, qualche cero e biglietti sulla panchina antistante il supermercato dove chiedeva l’elemosina” – rassicura un dispaccio Ansa. Ancor più rassicurante è il sindaco della cittadina campana, Lello Russo, che giura essere sempre stata Pomigliano “accogliente e generosa verso tutti”, e si impegna a farsi carico dei funerali dell’ucciso.

Peccato, però, che da altre superficiali indagini sia emerso che in questo Eden della generosità “verso tutti” Frederick Akwasi Adofo era già stato picchiato altre volte, forse dagli stessi vigliacchi, senza che sindaco, forze di polizia, magistratura, e la cittadinanza!, dessero peso ai pestaggi. Normale, no? Ora, si assicura, i due giovanissimi assassini riceveranno l’aggravante dei futili motivi e, forse, dell’odio razziale… la giustizia farà il suo corso. Amen.

Già è tempo di calare il sipario su quest’altro delitto del razzismo di stato e del razzismo popolare insieme – un sipario che tanta parte della cosiddetta “sinistra antagonista” neppure ha alzato. Per non parlare dei collitorti di Cgil-Cisl-Uil, vere appendici della macchina statale, conniventi con i poteri costituiti in tutto e per tutto, anche in tragiche circostanze del genere.

Per quel che ci riguarda, non cesseremo di indicare i primi mandanti di questo delitto, come di quello compiuto davanti alle coste di Cutro. Lo facciamo qui con una sequenza di foto di jene ridenti – la galleria è ovviamente incompleta, manca il Mammasantissima siciliano, mancano i soprastanti di banca e industria, mancano i fisici redattori delle loro leggi (l’alta burocrazia dello stato). Ancora una volta, il nemico di classe da battere è qui – e anche da questo lato risulta totalmente fuorviante il chiacchiericcio sul portare l’Italia fuori da qui e fuori da lì, come se l’infezione venisse “da fuori”, da quella UE di cui l’Italia è stata invece, ed è, avanguardia e maestra di legislazione e di prassi razziste. Sempre che ci si voglia battere davvero per la classe lavoratrice, e non per un diversa collocazione dell’Italia capitalista – due obiettivi tra loro antagonisti.