Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Lo scorso 8 luglio Zelensky all’aeroporto di Istanbul ha ricevuto in consegna dalla Turchia cinque comandanti del battaglione Azov. Questi, a seguito della battaglia delle acciaieria Azovstal, erano detenuti in Turchia sulla base di un accordo per uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev (ma non avrebbero dovuto essere passati immediatamente per le armi, visti i crimini compiuti?). Il patto prevedeva che i capi della famigerata banda paramilitare incorporata nell’esercito ucraino di matrice ideologica nazistoide, se non proprio nazista, rimanessero in Turchia “fino alla fine della guerra”.
Ora i vertici del Cremlino si sbracciano ipocritamente nel denunciare il “tradimento” dei patti siglati con Erdogan (professionali ed esperti come sono, possibile che scoprano soltanto ora il doppogiochismo di Erdogan?). Non c’è dubbio che quest’ultimo, fresco di rielezione, sia oggi più preoccupato di non disturbare troppo il manovratore (quella NATO di cui la Turchia resta parte integrante) e di ricambiare il favore offertogli dagli Stati Uniti nella Siria nord-orientale alla fine del 2019, quando le truppe Usa smobilitarono i loro presidi nel Rojava, lasciando campo libero alle milizie turche nell’aggressione ai ribelli curdi, fino a pochi mesi prima “protetti” (?) e utilizzati proprio dagli Usa in funzione anti-islamista.
In ogni caso, la liberazione dei comandanti della Azov è l’ennesimo schiaffo della realtà dei fatti di questa infame guerra reazionaria alla sempre più nauseante retorica filorussa sulla “denazificazione dell’Ucraina” – sorella gemella dell’altrettanto (e, per noi, ancora più) nauseante retorica occidentale sulla strenua difesa, da parte dell’Italia e della NATO, della “libertà” e della “auto-determinazione” dell’Ucraina.
Mentre i capi nazistoidi del battaglione Azov, tornati amabilmente in “patria” sani e salvi con tanto di cerimonie di Stato, promettono di “tornare subito al fronte”; mentre a Vilnius si fanno piani di morte e distruzione in grande per prolungare e radicalizzare la guerra contro la Russia e prepararsi come NATO a nuove guerre in giro per il mondo, se non ad una nuova apocalittica guerra mondiale; a Mosca Putin incontra i comandanti della compagnia militare privata Wagner, che, quanto ad ideologia e metodi d’azione, è nient’altro che l’Azov russa, e li invita a “riprendere a combattere”… il massacro dei povericristi dell’uno e dell’altro fronte può continuare.
Anzi, deve continuare, “fino alla vittoria”!