Sciopero nazionale educatori il 10 aprile
Report della riunione on linepromossa da
Adl Cobas – Clap – Camere del Lavoro Autonomo e Precario – Cobas del Lavoro Privato – Cub – Sgb cooperative sociali – Sial Cobas
I punti messi in discussione riguardano: salario e diritti, internalizzazione dei servizi educativi scolastici, per un lavoro migliore e per un servizio di qualità.
Su questi punti si è aperto lo stato di agitazione che ha come obbiettivo lo sciopero delle Operatrici/tori, Educatrici/tori, Assistenti all’autonomia e alla comunicazione, Oepac, Oss uniti contro il sistema degli appalti.
Lo sciopero è stato indetto per mercoledì 10 Aprile a Roma. Gli obbiettivi programmatici sono condivisibili da tutto il mondo delle Cooperative Sociali e del Terzo Settore.
Il disagio, le precarietà, i salari da fame sono il tratto comune a tutta quest’area di lavoro povero.
L’elemento di contraddizione che emerge da un panorama povero di lotte è la particolare reattività contro le condizioni di sfruttamento espresso dagli educatori.
Questi oltre a condizioni salariali miserevoli per alcuni mesi (quella della chiusure scolastiche) sono privati del salario per via di una formula contrattuale che prevede il part-time ciclico verticale. In questo status di disoccupati “part-time” (al danno segue la beffa) non si accorda l’assegno di disoccupazione.
Altro punto dolente, toccato negli interventi, riguarda l’Istituto della Banca Ore che si risolve in uso e abuso della flessibilità dei lavoratori alle esigenze delle aziende ed in una vera e propria banca rotta della qualità di vita dei lavoratori.
Questa situazione di profondo disagio non poteva non indurre (quando troppo è troppo) una reazione da parte dei lavoratori.
A gennaio e febbraio vi sono stati a Roma scioperi ripetuti e riusciti. La compagna della Cub di Roma ha descritto queste giornate di lotta ed ha sottolineato che questa lotta, purtroppo locale, si pone come volano di lotte più grandi ed estese da replicare per tutti i segmenti in cui si “scompone” il variegato mondo dell’assistenza alle persone con handicap.
È a partire da questo spirito che bisogna partire per fare dello sciopero del 10 aprile un’occasione di ripresa delle lotte e affermare un soprassalto di dignità di tutte le maestranze. Qualcuno ha osservato che la scelta della data non è stata felice perché cade di mercoledì, e può porre problemi per una larga partecipazione alla manifestazione di Roma.
La rivendicazione centrale della piattaforma ruota intorno alla richiesta di internalizzazione dei servizi, rivendicazione di sintesi che dovrebbe essere la chiave di volta per la risoluzione di tante problematiche del settore.
Sono in cantieri ben tre progetti di legge su questo tema. Giustamente è stato osservato, che la vera forza che possa garantire il raggiungimento di questo obbiettivo risiede nella capacità di lotta dei lavoratori. Non sarà ne un giudice di Berlino, ne un parlamentare a Roma che potrà trarci in salvo.
Con questi ci si può solo illudere che è un po’ come affondare.
Nell’intervento, di chi scrive, si è sostenuto che l’obbiettivo pur giusto e sacrosanto va verificato negli aspetti applicativi. Ho portato come esempio la realtà che sta emergendo in questi ultimi tempi nella logistica: in alcune aziende le internalizzazioni vengono caldeggiate sorprendentemente da aziende e da confederali. Nelle soluzioni da questi prospettate non vi è nulla di “progressista” ma è solo una subdola manovre per annullare anni di lotte e di conquiste. Non è da escludere un malcelato intendo di tagliare fuori per questa via lavoratori e sindacalismo combattivo.
Lo sciopero è il momento più alto di mobilitazione ma è bene non assolutizzarne la portata. Non è lo strumento taumaturgico in grado di ribaltare rapporti di forza consolidatisi da tempo a nostro sfavore.
Altri interventi hanno giustamente visto nello sciopero del 10 aprile una tappa di un processo che sia la somma di un processo molecolare fatto di contrasti quotidiani alle pressioni padronali che vogliono realizzare sulle spalle dei lavoratori quote crescenti di profitto con buona pace dei buoni propositi umanitari e/o religiosi con cui vestono la loro “mission”.
Partire dal conflitto indotto dalle angherie padronali per ascendere ad obbiettivi nazionali, generalizzare tutte le esperienze di lotta, favorire la costituzione di comitati territoriali sia in vista della preparazione dello sciopero sia nel dover affrontare questioni contingenti. Le risorse ci sono ma spesso diffuse e disarticolate.
I numeri ci sono.
Alla riunione hanno partecipato un centinaio di lavoratori collegati sulla piattaforma zoom ma altrettanti credo su facebook. Il richiamo alla trasversalità è stato il leitmotiv di moltissimi interventi.
Questo appello raccogliamo e facciamo nostro. Uniti si vince, non è uno slogan è una necessità.
Ultima riflessione. In molti interventi ci si è lamentato per la mancanza di ascolto da parte delle istituzioni.
Questa distanza e latitanza delle istituzioni dai bisogni e dalle umane sofferenze dovrebbe essere scontato come caratterizzazione di un mondo, quello degli affari votato solo allo sfruttamento.
Tutto il male che ne deriva è giustificato dal dover conseguire profitti in una lotta per bande che afferma livelli di concentrazione e di investimenti in consorzi e società multinazionali che lucrano nel business dei servizi sociali.
Aspettare che i vampiri si pentano e ascoltino i lai di chi soffre è un residuo di illusione democratica che la crudezza della lotta di classe non prevede.
SI Cobas Sanità e Funzione Pubblica
SI Cobas