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COMUNICATO SULLA GUERRA IN LIBIA.

 

Come avevamo sostenuto nell’appello diffuso sulle rivolte popolari nel nord Africa: “Le sommosse nordafricane interagiscono profondamente con la crisi strutturale in cui versa la società capitalistica e segnano una risposta proletaria a tale crisi. Pur apparendo ancora incerte le prospettive perseguite dalle masse nordafricane in rivolta, la loro mobilitazione tende a mettere in risalto il fallimento del sistema dominante e, soprattutto,apre una fase di scontro più accentuato tra le classi”.

I Paesi imperialisti, di fronte agli sconquassi che si stanno determinando in questi paesi, col rischio del venir meno degli equilibri politici in queste aree, hanno scelto l’arma della guerra, bombardando la Libia, in modo da:

# dare un segnale chiaro su chi comanda, soprattutto alle masse nel caso queste, in una fase di sfaldamento delle vecchie strutture di potere, non si accontentassero di sostituire i governanti a loro invisi e volessero radicalizzare lo scontro innescando un processo che, obiettivamente, determinerebbe scenari potenzialmente pericolosi per gli attuali equilibri mondiali;

# imporre alla “nuova” futura classe dirigente un legame molto stretto ed una sostanziale subalternità agli alleati “liberatori”, in funzione della difesa degli interessi in gioco nell’area.

La Francia, che si è messa in evidenza avanzando per prima la necessità dell’opzione militare, mira chiaramente a rafforzarsi a scapito di altri “alleati”, in particolare dell’Italia che ha forti investimenti da parte di ENI, SAIPEM, IMPREGILO, FINMECCANICA, RETELIT ecc. ma, senza alcun dubbio, come sempre, il banco sarà tenuto dagli USA con i quali, volenti o nolenti, dovranno fare i conti tutti i paesi imperialisti.

La crisi ha minato il ruolo degli USA come superpotenza mondiale; nella contesa imperialistica ognuno dei paesi concorrenti cerca di trarne il maggior profitto, il tutto a danno delle lotte che si sviluppano in questi paesi e in ogni caso a danno della prospettiva rivoluzionaria del proletariato internazionale.

L’intervento in Libia non viene fatto per imporre a Gheddafi (fino a pochi giorni un ras da loro sostenuto), il rispetto dei diritti umani, ma per creare una stabilità politica in quest’area che è in crisi, per instaurare così, una nuova pax imperialista che si alimenterà ancora attraverso il supersfruttamento delle masse di quel paese.

Affinchè le rivolte di queste masse siano fruttuose, bisogna lottare nelle metropoli per contrastare la politica guerrafondaia delle nostre borghesie opponendosi all’aggressione militare in corso.

Il nemico è in casa nostra” è il motto che ogni proletario deve scrivere sulla propria bandiera e conseguentemente scendere in piazza per contrastare questa aggressione imperialista.

Il 19 marzo, 400 attivisti ( pochi ) si sono mobilitati a Milano contro questa aggressione militare, è nostro dovere allargare e rendere più incisiva l’opposizione alla guerra da parte di tutti i proletari perché le rivolte nei paesi del nord Africa non siano strangolate.

Il S.I. Cobas è stata l’unica organizzazione del sindacalismo di base che ha partecipato all’iniziativa, ci auguriamo che nelle prossime mobilitazioni partecipino anche le altre sigle, perché si sviluppi una opposizione al governo e alle politiche delle forze borghesi, in solidarietà con i lavoratori e sfruttati di tutto il mondo.

Sindacato Intercategoriale COBAS            21 marzo 2011