Poste

Consegnava la posta: travolta e uccisa. Una postina investita a San Cipriano d’Aversa.

 

08.04.11. San Cipriano d’Aversa – Giuseppina Fabozzi, di 54 anni, di San Marcellino, impiegata all’ufficio postale di San Cipriano, ieri è stata investita nei pressi del tempio mariano mentre stava consegnando la posta. E’ morta sul colpo, nonostante indossasse il casco. La postina è stata falciata mentre da una traversa si stava immettendo sulla via principale del paese. L’auto che l’ha investita era guidata a forte velocità da un 28enne di Casapesenna. La donna, che stava consegnando la posta ai residenti di via Vitale, era sposata ed aveva un figlio. I carabinieri hanno effettuato tutti i rilievi del caso per accertare l’esatta dinamica dell’incidente.

Fin qui la notizia, neppur presa in considerazione dai grandi mezzi di comunicazione.

In Poste si continua a morire sul lavoro. Ancora un portalettere che paga con la propria vita un lavoro carico di rischi e disagi, malpagato, e gravato di responsabilità sempre più pesanti.

Una nota della segreteria nazionale del SLC CIGL in riferimento alla notizia dichiara “ Questo ulteriore caso di incidente sul lavoro dimostra come sia necessario proseguire sulla strada maestra della prevenzione e della formazione” .

Parole vergognose da parte di chi, con tutti gli altri sindacati firmatari, è responsabile della situazione lavorativa nelle poste. Situazione che vede in atto l’ennesima ristrutturazione (terza, quarta?) negli ultimi tre anni, il cui solo obiettivo è quello di tagliare posti di lavoro (oltre 7000 in questa tornata).

Ristrutturazione che aggrava, se possibile, la già molto grave condizione di lavoro di decine di migliaia di addetti al recapito.

Zone impossibili, carichi di lavoro insostenibili, sempre nuove mansioni da aggiungere a tutte le altre (notifiche, palmare, POS, ….), pretese e imposizioni illegittime oltre alle “normali” prestazioni (sostituzioni, areole, straordinari).

Pressioni illecite e continue da parte dei vari capi e capetti che stanno col fiato sul collo di ogni lavoratore. Precarizzazione sistematica del rapporto di lavoro.

Questo il quadro odierno all’interno del settore.

Quindi basta ipocrisie, qui siamo di fronte ad un’azienda che spreme come agrumi gli addetti al recapito mentre garantisce ad altri di “vagabondare” senza meta precisa negli uffici.

Basta alle chiacchiere dei sindacalisti, che versano lacrime di coccodrillo, quando ci scappa il morto ma che nulla fanno per contrastare quanto sta avvenendo.

Chi lavora deve poterlo fare in maniera serena e con la tempistica adeguata.

Invece quando si è costretti a correre, e ancora a correre, e ancora a correre, la prevenzione va a farsi fottere e prima o dopo arriva l’infortunio mortale.

Le porcherie che hanno fatto sbandierando lo spauracchio della crisi e della liberalizzazione vanno cancellate, servono più zone, bisogna assumere, bisogna lavorare in condizioni di sicurezza, bisogna formare i giovani precari sul tema della sicurezza e dei diritti, bisogna ridare dignità al nostro lavoro.

BASTA INFORTUNI, BASTA MORTI!