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Cassazione: “Se si è veramente poveri occupare case popolari non è reato”

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Di seguito la sentenza della Cassazione.

Occupare case popolari non sempre è reato, secondo la Cassazione. La casa è un bene primario come la vita o la salute, scrivono i giudici. Quindi non c’è reato se si agisce in uno stato di “reale indigenza”. La suprema Corte ha accolto il ricorso di una 38enne romana, sola e con un figlio a carico, condannata dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Roma per il reato di occupazione abusiva di un immobile di proprietà dell’Iacp.

Scrive il relatore Pietro Zappia: “Rientrano nel concetto di danno grave alla persona non solo la lesione della vita o dell’integrità fisica, ma anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona, secondo la previsione contenuta nell’articolo 2 della Costituzione”, quello che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo.

La Corte d’appello, “colpevole” di non aver svolto un’indagine sufficiente per verificare lo stato di necessità lamentato dalla donna, dovrà dunque riesaminare il caso.

La donna era stata condannata dal Tribunale della capitale a 600 euro di multa, pena confermata dalla Corte d’appello nel dicembre scorso. Il pronunciamento della Cassazione congela il verdetto e rimanda alla corte di secondo grado il procedimento suggerendo ai giudici d’Appello di verificare, con “una più attenta e penetrante indagine giudiziaria”, lo stato di povertà della ricorrente.

Per i giudici della Cassazione, il “diritto all’abitazione” merita di essere annoverato tra i diritti fondamentali della persona. Spiega la Seconda sezione penale di piazza Cavour: “Rientrano nel concetto di danno grave alla persona anche quelle situazioni che attentano alla sfera dei diritti fondamentali della persona e l’esigenza di un alloggio rientra fra i bisogni primari della persona”.

Il pronunciamento della Suprema Corte ha spaccato il mondo politico. Esulta la sinistra radicale. “La sentenza fissa un punto fermo di grande civiltà nei diritti sociali delle persone”, ha dichiarato il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, per il quale “il diritto primario all’abitazione non può ritenersi subordinato al diritto di proprietà”. Le conseguenze politiche sono inevitabili. “La prossima Finanziaria dovrà definire le risorse per un nuovo Piano casa”, dice l’esponente di Rifondazione. Il collega di partito Francesco Caruso si spinge ancora più in là: “Ci vuole un provvedimento che legalizzi le occupazioni di case”. Secondo il deputato no global, a determinate condizioni, ossia in caso di “abitazioni sfitte da oltre 2 anni e di situazione di indegenza economica degli occupanti”, devono essere riconosciute “le pratiche di riappropriazione dal basso del diritto alla casa”. Anche il verde Paolo Cento, sottosegretario all’Economia, plaude alla decisione della Cassazione e parla di “sentenza di civiltà”.

Per il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, è stato confermato che “quello alla casa è uno dei diritti fondamentali della persona”. La ricetta del candidato alla leadership del Pd è chiara: “Bisogna incentivare l’edilizia pubblica, far emergere il sommerso, grazie alla fiscalità, e aumentare la disponibilità della abitazioni in affitto”. Insomma, per la Bindi, come per Ferrero, “il Piano casa non potrà che essere uno degli elementi qualificanti della prossima Finanziaria”.

I commenti del centrodestra sono di segno opposto. “Esiste ancora la proprietà privata?”, si chiede la portavoce di Forza Italia, Elisabetta Gardini. Per la collega di partito Isabella Bertolini “occupare abusivamente case è un reato grave, senza se e senza ma”. Ragione per cui “l’Italia è da oggi un Paese meno civile”. Per il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, “la sentenza della Cassazione tutela l’illegalità”. La Lega, per bocca di Massimo Garavaglia, capogruppo nella Commissione Bilancio della Camera, non ha dubbi: “Siamo agli espropri proletari”.

(26 settembre 2007) da la repubblica