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La Grecia resta al buio

La troika torna ad Atene: altri tagli in cambio di aiuti. Ma la gente non ne può più, pubblico impiego il più tartassato.
Le strade di Atene diventano ogni giorno più calde per effetto delle nuove tasse e dei tagli, per la concessione di un nuovo prestito internazionale per salvare la patria, o perlomeno le sue banche. La tassa straordinaria sulle case sta incontrando una disobbedienza civile crescente, grazie al successo del movimento «Non pago, non pago». E sta cominciando a dividere anche i ministri socialisti. Il vicepresidente del governo Pangalos ha dichiarato in televisione: «Non ho i soldi per pagare, non posso pagare, che venga (il ministro delle Finanze) Venizelos ad arrestarmi!». Se è poco credibile un ministro senza 7.500 euro in tasca da pagare per le tante case avute in eredità, è vero che migliaia di famiglie rischiano la rovina e di rimanere senza luce. Perché la tassa verrà riscossa insieme alla bolletta della luce e lacompagnia elettrica Deh già registra perdite.
«L’industria delle tasse» sembra non avere fine, visto che il ministro Venizelos ha annunciato una nuova tassazione per i redditi delle persone fisiche per il 2011 fino a dichiarazioni di soli 5.000 euro annuali. Altre tasse arrivano anche per i giovani con meno di 30 anni ed i pensionati sopra i 65 anni, per far entrare nelle casse dello stato altri 2,50 miliardi di euro dei mancati obiettivi imposti dalla troika (oggi di ritorno ad Atene) al governo di Papandreou per la concessione dei prestiti.
Ci sarà ancora un aumento nella tassazione dei carburanti, delle sigarette e dei liquori. Nel frattempo i greci collezionano ogni tipo di ricevuta: un modo per non far scattare altre tasse, dato che il ministero pretende ora che le ricevute delle persone fisiche e le famiglie arrivino al 50-60% dei redditi dichiarati.
Nelle piazze è già autunno caldo. La protesta della società cresce a macchia d’olio. Il presidente della associazione dei tassisti ha avvertito il ministro dei Trasposti che «dovrà passare sopra i cadaveri dei 50.000 tassisti» per liberalizzare il settore e far entrare le grandi società. Atene è paralizzata da due giorni da continui scioperi dei tassisti e dei lavoratori di tutti i mezzi dei trasporti pubblici, dai treni e gli autobus fino alla metropolitana leggera, con i dirigenti sindacali a cercare alleanze fra avvocati, farmacisti, ingegneri civili, notai. Da parte sua il governo ha mobilitato senza successo pullman interurbani e pochi trenini per i turisti e per il trasposto dei passeggeri da e per l’aeroporto di Atene e il porto del Pireo.
Alle pacifiche proteste dei pensionati e dei lavoratori nei comuni e nelle autonomie locali, dei dipendenti delle sezioni tributi, dogane ed altri del ministero delle Finanze, si sono aggiunte centinaia di occupazioni di sedi comunali. In alcuni casi, i lavoratori hanno bruciato gli avvisi per pagare la tassa straordinaria per le case, mentre le scuole occupate hanno superato le 550, la maggior parte nella regione di Attica – Atene. Anche le università continuano a essere occupate, anche se gli studenti rischiano di pedere molti esami e i rettori sono pronti a rivolgersi al tribunale supremo per fermare l’inizio della privatizzazione delle facoltà.
Gli ospedali saranno paralizzati oggi a causa di uno sciopero di quattro ore, una marcia di protesta arriverà davanti il ministero della Sanità, mentre altre manifestazioni sono previsti nel settore per il 13 ed il 15 ottobre, giorno dello sciopero generale del settore pubblico e privato proclamato dalle due uniche centrali sindacali Adedy e Gsee.
Il 5 ed il 19 ottobre sarà il turno dei maestri in sciopero di riempire le strade intorno al ministero della Pubblica Istruzione, a due passi dalla piazza Syntagma, dove stazionano sempre gli instancabili Indignati.
Sotto assedio sono stati ieri quattro ministeri: Finanze, Pubblica Istruzione, Ambiente e Trasporti, perché il pubblico impiego è il più tartassato. Nel prossimo consiglio dei ministri, il governo proporrà nuovi livelli per gli stipendi dei funzionari, con l’obiettivo di ridurli almeno del 20 per cento, e nuovi licenziamenti per un altro 3 per cento. Il ministro Venizelos ha detto che fino alla fine dell’anno saranno messi in mobilità 30.000 statali, avvertendo indirettamente che se le amministrazioni non forniranno i dati, lui procederà licenziando.
Quasi 135.000 statali a tempo pieno, 27.000 nei comuni e nelle autonomie locali e 35.000 con contratti a tempo determinato o pagati con ritenuta d’acconto, rischiano di trovarsi per strada per tutto il 2012.

di Argiris Panagopoulos da il manifesto 29 settembre 2009