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La chiusura dell’ospedale di Bollate (MI)

Nel  “lontano” far west, il metro di misura per prendere una decisione più o meno importante, si metteva in atto con il lancio di una monetina:” testa o croce”!  Erano metodi poco convenzionali, ma comunque sia, le parti in causa rispettavano la sorte dettata dalla monetina che aveva smesso di girare sul pavimento.
Oggi, dopo oltre due secoli di evoluzione, ci si aspetterebbero comportamenti più adeguati, ma il dato di fatto è che non sono rispettate neppure queste minime regole di coerenza.

L’Azienda Salvini sta tentando di “riorganizzare” il personale infermieristico del Blocco Operatorio di Bollate predisponendo le basi di un progressivo suo svuotamento. Dal mese di Febbraio quattro strumentisti sono in mobilità a rotazione tra Garbagnate e Rho perché, a detta dell’Azienda, l’accorpamento del punto nascite di Bollate con quello di Garbagnate ha reso vacante una sala operatoria a Bollate, e perché intende consolidare il potenziamento dell’attività chirurgica negli altri presidi.
Ricordiamo che nell’autunno scorso gli stessi dirigenti aziendali avevano proposto agli infermieri un allungamento del turno di lavoro per poter far fronte alla lunga lista d’attesa dei pazienti di otorinolaringoiatria.
Se nell’autunno scorso la lista d’attesa era così lunga, perché oggi l’azienda decide di ridurre il personale a Bollate? Perchè non si utilizzano le sale che si sono liberate dalla chiusura dell’Ostetricia/Ginecologia per sopperire alla lunga lista d’attesa dei degenti di otorinolaringoiatria?
E’ una contraddizione unica, nella quale l’azienda ci sta giocando come al solito, per confondere i cittadini e i lavoratori, sulla prospettiva di riduzione drastica dell’attività assistenziale a Bollate.
Non c’è un filo logico di come si stia muovendo questa dirigenza che sta addossando tutte le colpe al personale sanitario che tutti i giorni si spende per dare una qualità assistenziale degna di coerenza.

Il personale del Blocco operatorio chiede di:
– Lavorare secondo i criteri di una assistenza sicura e di qualità, non chiede di essere sballottato da un presidio all’altro senza criteri validi.
– Adibire la sala operatoria vacante, a sala risveglio per i pazienti appena operati così da migliorarne l’assistenza.
– Non accetta di lavorare male sostituendosi agli infermieri mancanti, che oltre a recarsi a Garbagnate e Rho, devono coprire i buchi in terapia intensiva.
– Organizzare una maggiore disponibilità di posti letto otorinolaringoiatrici per ridurre realmente la lista d’attesa di questi pazienti.
 
E’ chiedere troppo? No è la normalità! Ma per l’Azienda Salvini, la normalità è far lavorare male i dipendenti e creargli ansie da mobilità e incertezza. Si deve preoccupare del  nuovo ospedale di Garbagnate chiudendo anche la pediatria di Bollate e poi anche il blocco operatorio? Bene lo dica, la direzione, in modo che i lavoratori abbiano il quadro chiaro su come comportarsi e su quale scelta fare per il loro benessere di salute personale in modo da fornire una assistenza adeguata alla realtà. 
 25 febbraio 2012 – Delegati RSU S.I. Cobas A.O. SALVINI