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Piacenza: la protesta dei facchini arriva in città

Una manifestazione arrabbiata, ma pacifica in pieno centro cittadino per far conoscere anche ai piacentini le ragioni della loro lotta. I facchini hanno sfilato a Piacenza questa mattina lungo il corteo promosso dal sindacato autonomo Si Cobas. Circa 150 lavoratori, per lo più stranieri, della Gls di Montale, con rappresentanze anche dalla Ceva di Cortemaggiore e dalla Tnt si sono ritrovati davanti alla sede di Confindustria al Cheope e poi hanno percorso il Facsal, lo Stradone Farnese, via Giordani, piazza S. Antonino, via Scalabrini fino a via Roma e ai giardini Margherita. La protesta del comparto della logistica era esplosa l’estate scorsa con gli scioperi e i picchetti alla Tnt, poi in questi mesi altre vertenze hanno interessato la Ceva di Cortemaggiore e la Gls di Montale dove giovedì si è vissuta una giornata di tensione davanti ai cancelli dello stabilimento piacentino,

Una manifestazione, si legge nella nota, organizzata “per sensibilizzare la popolazione e sollecitare l’intervento delle istituzioni della città sul drammatico problema dello sfruttamento del lavoro nelle cooperative. Alla realizzazione di questo obiettivo si stanno adoperando alcuni rappresentanti delle istituzioni locali promotori di un tavolo istituzionale in sede prefettizia, in stile TNT, al fine di risolvere le due vertenze che hanno registrato una ostinata renitenza delle aziende committenti e delle cooperative al richiamo del rispetto delle norme contrattuali e legali lanciato dai lavoratori e dal S.I. Cobas”.

“Non diversamente dalla Ceva di Cortemaggiore – prosegue il sindacato – prima e dalla TNT di Piacenza poi, così come ormai in tutte le realtà della logistica e della grande distribuzione, anche alla GLS i furti retributivi e il pagamento in nero dello straordinario o sotto voci fiscalmente esenti, una gestione del tempo di lavoro selvaggia che prevede, tra l’altro, un assiduo ricorso al riposo forzato per chi avrebbe il diritto di lavorare come prevede il contratto, l’arbitrio assoluto dei caporali  che maltrattano e spingono i lavoratori, con metodi brutali, a lavorare come bestie unitamente al mancato rispetto della normativa sulla sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, la violazione di un diritto di libertà fondamentale,  quale quella di costituire e aderire al proprio sindacato, sono una costante molto diffusa nel sistema delle aziende che utilizzano false cooperative per imporre i dettami della “lex mercatoria””.

“È soprattutto quest’ultimo aspetto a denunciare la gravità di una svolta regressiva: la cooperativa e soprattutto la GLS si ostinano a non voler riconoscere il S.I. Cobas, sindacato maggioritario in azienda, per sfruttare senza nessun vincolo e mettere in sicurezza il paradigma di accumulazione basato sulla sottomissione schiavistica del lavoro. Aziende e cooperative , società legate da un vincolo solidale che va oltre l’aspetto giuridico per configurare uno specifico modo di sfruttamento del lavoro, senza regole e senza diritti, avvalendosi dell’attività di intermediazione della manodopera a basso costo che le società cooperative mettono a disposizione delle aziende di turno. In sostanza, si avvalgono del sistema della tratta dei lavoratori immigrati più ricattabili e su cui è più facile esercitare un’azione di spremitura forzosa, anche perchè, dopotutto, un diffuso e irriducibile impulso razzista li considera lavoratori non uguali agli altri”.

“Di fronte allo sciopero iniziato mercoledì sera – concludono – la GLS  giovedì ha fatto una vera e propria serrata deviando gli automezzi su altri siti e lasciando fuori dall’azienda tutti i lavoratori. Perché i lavoratori rientrino nel magazzino (ottenendo le richieste fatte , compreso la possibilità di scegliersi il sindacato che li rappresenta)  si è formato un presidio permanente davanti ai cancelli”. da piacenzasera.it 17 marzo 2012