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Informativa al Prefetto di Piacenza su GLS

In questi giorni ai magazzini della Gls di Piacenza, i lavoratori della cooperativa appaltatrice Forza 4 hanno dato vita ad una serie di scioperi davanti ai cancelli, esasperati da un sistema di sfruttamento che sembra riportarci indietro nel tempo, quando il lavoro operaio era fatto di fatiche bestiali, bassi salari e condizioni disumane senza diritti e senza regole. Questi operai immigrati sono lavoratori notturni che prestano la loro attività lavorativa per un tempo di lavoro normalmente superiore alle 8 ore, tassativamente previste dalla legge per siffatta tipologia di lavoro, a fronte di buste paga per anni falcidiate dalle irregolarità nei conteggi e dalla mancata corresponsione delle maggiorazioni previste, nonostante accordi sindacali (fatti da sindacati di comodo) prevedessero la possibilità di riconoscere con gradualità (possibilità da perseguire secondo contratto solo per aziende in crisi) alcuni istituti contrattuali relativi ai permessi, Rol, ex festività retribuite, quattordicesima mensilità e TFR.

In particolare i continui furti retributivi dovuti alla irregolarità nel conteggio delle ore effettivamente lavorate, con particolare riferimento alle ore straordinarie non conteggiate, alle maggiorazioni previste per il lavoro notturno e straordinario notturno, un inquadramento professionale inferiore a quello spettante in base alle mansioni effettivamente svolte e l’assiduo e illecito ricorso alla assegnazione di riposi forzati non retribuiti a fronte del diritto a prestare l’attività lavorativa come prevede il contratto, erano alla base di una notevole, incrementale decurtazione salariale di parecchie migliaia di euro pro capite; un furto che una intervenuta conciliazione in sede sindacale di CGIL, CISL e UIL sanava con una somma irrisoria di 1000 euro, che ciascun lavoratore doveva percepire in sette rate, ignorando la vera posta in gioco in quanto veniva loro spacciata come una sorta di emolumento aggiuntivo (da “il Piacenza” del 19-03-2012, si legge: intervento dei sindacati confederali “In ragione di somme pregresse si addiveniva, dopo serrato confronto, ad un accordo che prevedeva l’erogazione da parte della Soc. Coop. di euro 1000,00 (mille) che tutti i lavoratori (80 soci-lavoratori) a qualsiasi titolo accettavano e firmavano”).

Non meno gravi sono le violazioni del generale obbligo di sicurezza cui il datore di lavoro è tenuto. Ai lavoratori non viene impartita la necessaria formazione e informazione inerente allo svolgimento delle proprie mansioni e ai rischi presenti in azienda; gli spogliatoi sono inadeguati, i bagni non assolvono per nulla ai requisiti igienico-sanitari, la sala mensa è sprovvista di adeguate attrezzature in rapporto al numero delle persone che ne usufruiscono. I lavoratori lamentano l’arbitrio assoluto dei capireparto che li maltrattano continuamente, spingendoli, con modi brutali e senza rispetto della loro dignità di persone, a lavorare come bestie, con carichi e ritmi di lavoro non consoni alla normativa sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Esasperati di fronte al persistere di questo stato di cose, facevano pervenire alla Cooperativa Forza 4 e alla Gls un comunicato in cui, oltre a mettere a conoscenza di aver aderito (la quasi totalità) e dato mandato di rappresentanza al S.I. Cobas, si proclamava lo stato di agitazione, con possibilità di scioperi nel caso le succitata cooperativa non avesse acconsentito ad un incontro a breve per discutere della piattaforma rivendicativa, anch’essa oggetto del comunicato. Con tale piattaforma i lavoratori rivendicavano diritti e condizioni minime e basilari, quali la piena applicazione del CCNL, un idoneo inquadramento professionale conforme alle mansioni svolte, la richiesta di allegare alla busta paga la timbratura delle presenze in modo da poter verificare le ore di lavoro effettivamente rese e porre fine ai furti retributivi, una distribuzione equa dell’orario e dei carichi di lavoro, la fine del lavoro a chiamata, la puntuale applicazione delle norme sulla sicurezza a tutela della salute e integrità psico-fisica di chi lavora, che pure sono diritti severamente tutelati dalle leggi dello Stato, la fine delle angherie dei caporali, il riconoscimento del sindacato S.I. Cobas, divenuto maggioritario in azienda.   La Cooperativa Forza 4, formalmente datrice di lavoro, sceglieva di ignorare la proposta di incontro, evidenziando fin dall’inizio una condotta antisindacale, manifestando una irriducibile pregiudiziale nei confronti del S.I. Cobas, contestualmente rivendicata anche dalla Committente. Gli scioperi sembravano mettere le cose a posto, inducendo la cooperativa a sottoscrivere un accordo che sostanzialmente confermava la suesposta piattaforma rivendicativa; accordo che veniva, però, pochi giorni dopo disconosciuto nella sede di Piacenza della nostra organizzazione sindacale, confermando, probabilmente su pressione della GLS,  la volontà di non riconoscere il S.I. Cobas e di non voler trattare con lui.

La Gls da parte sua non faceva mancare “la sua solidarietà” a Forza 4, rimarcando una linea antisindacale, che la caratterizza da sempre, nei confronti di un sindacato non gradito, attraverso la SERRATA nei giorni consecutivi, trasferendo la merce su altri siti. Un evidente rifiuto di accettare la prestazione dei lavoratori che, dopo lo sciopero, intendevano riprendere l’attività lavorativa, un atteggiamento antisindacale e chiaramente ritorsivo, una condotta illegale repressa dall’art. 505 c.p. che vieta la serrata per motivi di protesta e solidarietà.

In risposta all’esercizio del diritto di sciopero, costituzionalmente garantito, si attiva uno strumento illecito che costituisce un’ipotesi peculiare di mora del creditore, ex art. 1206 cod. civ., quando il creditore/datore di lavoro, senza giustificato motivo, rifiuta di accettare la prestazione del debitore/lavoratore, con la conseguenza per il creditore in mora di dover corrispondere la normale retribuzione (art. 1207 cod. civ.). Se poi la Committente, come è possibile del resto, viste alcune indiscrezioni apparse sulla stampa locale e considerando la sua tradizionale avversione per i sindacati scomodi, pensasse di far seguire alla chiusura il licenziamento collettivo dei lavoratori scioperanti, rescindendo il contratto d’appalto con Forza 4, sarebbe una ulteriore, intollerabile condotta illecita, non solo sotto l’aspetto dell’illegittimità del licenziamento collettivo, ex L. 223/1991, ma soprattutto per l’evidente carattere discriminatorio e antisindacale. Sicchè tale licenziamento collettivo verrebbe in rilievo come una serie di licenziamenti individuali per difetto di giustificato motivo o giusta causa. Inoltre se ciò dovesse succedere, costituirebbe anche una ulteriore violazione degli obblighi previsti dal CCNL, là dove prevede che in caso di risoluzione del contratto con la cooperativa appaltatrice, la committente è tenuta a garantire l’occupazione dei lavoratori presso un’altra cooperativa “che offra garanzie di pieno rispetto dei diritti contrattuali e di legge” (sic!; art. 42 CCNL 26/1/2011). La vicenda dei lavoratori della Gls di Piacenza denuncia ancora una volta, dopo l’esperienza che abbiamo avuto alla TNT, le drammatiche condizioni di sfruttamento del lavoro degli immigrati sotto le false cooperative, la cui attività consiste esclusivamente nell’intermediare manodopera a basso costo e senza diritti, da mettere a disposizione della committente di turno. Una vicenda che evidenzia un fenomeno di grave allarme sociale, che coinvolge, purtroppo, tutto il settore della logistica, dove aziende committenti e cooperative appaltatrici sono unite da un sodalizio di convenienza, in cui interposto e interponente, in perfetta solidarietà, traggono il maggior profitto dal peggior sfruttamento possibile, operando così non solo colpiscono le tasche dei lavoratori, ma contribuiscono notevolmente all’evasione fiscale (non è un caso che la mafia, camorra, ‘ndràngheta stanno allargando la loro influenza in questo settore). Una storia che si ripete, ahimè, senza sosta; una storia fatta di sfruttamento senza limiti, di orari di lavoro e carichi insostenibili, di sistematici furti retributivi, di continue violenze e minacce, di discriminazioni, di mancato rispetto delle norme poste a tutela della salute e dell’integrità psico-fisica del lavoratore, di condotta repressiva e antisindacale, di diritti negati, di contratti mai correttamente applicati, il tutto ai danni di lavoratori che sarebbe vergognoso definire soci e del fisco. Essi, infatti, non godono di nessuna autonomia organizzativa, utilizzano mezzi ed attrezzature della committente, eseguono le loro mansioni sotto la direzione dei dirigenti e collaboratori di quest’ultima, come fossero suoi dipendenti. Tra essi e la cooperativa sussiste un rapporto associativo fittizio, in quanto non concorrono affatto alla gestione della struttura di direzione e conduzione della medesima, non vengono neppure convocati alle assemblee dei soci, non hanno nemmeno la percezione di essere soci di una compagine sociale, ma solo la convinzione, consolidata dalla totale esclusione dalla vita sociale, di essere semplici lavoratori dipendenti.

Contiamo su un vostro tempestivo intervento (anche in sede provinciale) e porgiamo cordiali saluti.

Piacenza, 19 marzo 2012.

per il Sindacato Intercategoriale Cobas

il Coordinatore nazionale

Aldo Milani