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Il padrone li licenzia con un cartello

“Sfruttati in campagna e pagati male”. La protesta dei lavoratori licenziati.
Un cartello sul palo della luce incollato con nastro adesivo: “Dal 17 agosto i marocchini dipendenti dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Lazzaro Mauro cessano l’attività presso la suddetta azienda e non lavorano più”. Il comunicato è scritto con un pennarello nero ed è stato affisso a pochi metri da quei campi di Castelnuovo Scrivia, vicino a Tortona, dove 40 lavoratori – 30 uomini e dieci donne – lavorano dalla mattina a sera per raccogliere frutta e verdura. Come nelle piantagioni del primo Novecento, quando non c’erano diritti e rappresentanze sindacali e tutto dipendeva dalla volontà del padrone della terra, da un giorno all’altro i 40 marocchini si sono trovati per strada.

Da mesi i braccianti protestano contro la proprietà, che rifornisce di ortofrutta la grande distribuzione. Denunciano “condizioni massacranti di lavoro”, “paghe da fame” diventate negli ultimi mesi “acconti ricevuti sempre più raramente”. Manifestazioni, tavoli in prefettura, ispezioni della Direzione del lavoro e infine un’inchiesta della Procura di Torino hanno portato l’azienda alla decisione finale: via immediatamente i marocchini. L’avviso è comparso il 17 agosto e ha avuto efficacia immediata. Dal giorno dopo è arrivata una cooperativa bresciana e sui campi sono
comparsi lavoratori indiani. Tra le accuse della Cgil, dei Cobas, di Rifondazione comunista e delle associazioni che si occupano di assistenza agli immigrati – raccolte in un esposto alla magistratura e alla Direzione del lavoro per riduzione in schiavitù – c’è innanzitutto l’orario di lavoro: dalle 6 alle 20, con una pausa di meno di due ore verso l’una. Ma anche aver obbligato alcuni lavoratori a versare 2mila 500 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno, di essere costretti a bere l’acqua dei tubi di irrigazione dei campi.

La paga, che per anni è stata di 5 euro, si è ulteriormente ridotta a 4 euro nell’ultimo periodo. “Lavoriamo 300 ore al mese, anche di sabato e domenica – denunciano i lavoratori – la paga era prima di 5 euro, poi è scesa a 4 e ora ci danno qualcosa ogni tanto. Abbiamo avuto infortuni, dolori alle braccia e alla gambe, malattie. Ma nessuno si è preso cura di noi in azienda”. Molti dei lavoratori sono clandestini, altri non hanno avuto il rinnovo del permesso di soggiorno. Accuse tutte respinte da Bruno Lazzaro, titolare dell’azienda agricola. Che più volte ha parlato di “una situazione economica molto difficile, perché la grande distribuzione soffre e questo si riversa anche su di no. Non è vero che non paghiamo i lavoratori da quasi un anno – dice Lazzaro – E’ vero che ci sono giornate pesanti, ma i lavoratori sanno che questo lavoro è così”.

di SANDRO DE RICCARDIS da www.repubblica.it

(20 agosto 2012)