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Risposta all’ipotesi di accordo su Granarolo

All’attenzione del Prefetto di Bologna Angelo Tranfaglia.
Illustrissimo Prefetto, quando il 17 giugno 2013 si è svolto l’incontro alla Prefettura, sulla questione che riguardava la vertenza per i soci, nonché lavoratori subordinati, licenziati da alcune cooperative del Consorzio SGB, pur non comprendendo l’inusuale confronto su tavoli separati (da una parte i Consorzi, le cooperative, i loro committenti, l’associazione Legacoop e CISL,CGIL e UIL, e dall’altra noi che rappresentiamo tutti i lavoratori interessati), Le avevamo fatto una breve premessa sulle motivazioni che avevano portato al grave provvedimento di licenziamento dei lavoratori.

Le avevamo fatto presente (documentazione alla mano che potevamo esibire), che i lavoratori avevano iniziato il primo sciopero perché, illegalmente e con la complicità di alcuni sindacati confederali, le cooperative avevano taglieggiato del 35% la paga base, promuovendo uno “stato di crisi” in quei magazzini dove facevano straordinari.

Inoltre gli istituti contrattuali (tredicesima, quattordicesima, ROl ed ex festività) erano stati pagati al di sotto del 100%, gli scatti d’anzianità mai maturati (con alcuni lavoratori presenti nel magazzino almeno da 12 anni), livelli non corrispondenti all’attività che professionalmente svolgevano e tante altre ruberie che avevano abbassato il salario contrattuale dei lavoratori.

Avevamo anche precisato che il  giorno dopo lo sciopero, i lavoratori, senza nessun atto formale, si erano trovati sospesi dall’attività e tale illegalità era stata immediatamente denunciata  all’Ispettorato del Lavoro di Bologna.

Ora, di fronte a questa palese irregolarità (per usare un eufemismo) ci aspettavamo di ottenere, al tavolo da lei promosso, un atteggiamento riparatorio da parte dei responsabili datoriali, i quali avevano trasgredito ogni dettato del contratto nazionale che regola il rapporto di lavoro nella logistica.

Noi, seppur a malincuore,  per non arrivare a portare avanti la coflittualità in tempi lunghi, avevamo accettato il percorso di una cassa integrazione a zero ore, ma con tempi definiti, perché il rientro dei 41 al lavoro fosse certo e a condizioni predefinite.

Nel documento che ci ponete come definitivo per la firma, leggiamo che i due scioperi e l’attività da noi svolta, per far rientrare i lavoratori ingiustamente sospesi, avrebbero creato un contesto dove “sono stati posti in essere comportamenti anche illegali che hanno determinato gravi problematiche e ricadute anche in termini di rischio per il mantenimento dell’ordine e la sicurezza pubblica” e tale situazione avrebbe “costretto” il Consorzio SGB a procedere al licenziamento dei 41.

Non condividiamo tale descrizione perché invece si è trattato di un attacco premeditato al diritto di sciopero ed alla giusta richiesta dei lavoratori che richiedevano salari e diritti secondo il CCNL. 

Rigettiamo, perciò, come Sindacato Intercategoriale Cobas, questa mistificante ricostruzione dei fatti.

Chiediamo pertanto di rivedere questa premessa che falsifica i fatti.
Infine, data la vaghezza a cui l’accordo si riferisce nel generico impegno delle parti datoriali nell’assumere i lavoratori dopo la CIG, chiediamo vi siano in tal senso garanzie di date certe. Non accettiamo di avere  una benevola “raccomandazione” della CTL e della Lega delle Cooperative presso “società di lavoro interinale”.

 Delle promesse non ci fidiamo, a maggior ragione se queste provengono da tutti coloro che non hanno operato precedentemente (ricordiamo che per legge le stesse committenti sono responsabili anche economicamente delle mancate retribuzioni e illegalità fiscali delle cooperative che agiscono nei loro magazzini) per l’ottemperanza dei diritti stabiliti dal contratto nazionale, svolgendo di fatto un’attività atta a truffare lo Stato, tramite l’evasione contributiva.

Per tutte queste questioni da noi poste, Le chiediamo di riaprire il tavolo perchè si trovino soluzioni certe e l’accordo non sia un libro dei sogni scritto dai padroni e dai sindacati consociati che già siglano insieme contratti che non vengono neanche resi operanti.

Quanto propostoci da costoro comporta che i 41 lavoratori, oltre ad essere stati derubati per anni del loro salario, siano di fatto lasciati parcheggiati con gli altri attuali 30 (trenta) in cassa integrazione per sei mesi ad un salario ridotto e con il più che probabile rischio di non avere un lavoro  certo.

In parole povere i lavoratori del S.I. Cobas sono preoccupati di subire un’altra ingiustizia che per giunta sarebbe a costo zero per chi li ha danneggiati per tanti anni.

Sintesi uscita dalla discussione fatta tra i lavoratori dal Sindacato Intercategoriale Cobas

Bologna 20-06-2013