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Arresti, manganelli e licenziamenti: volti diversi della repressione di classe!

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SABATO 29 ORE 6,00 TUTTI E TUTTE ALLA GRANAROLO.
La scorsa settimana sono stati arrestati e costretti agli arresti domiciliari, 7 studenti rei di “aver resistito” alle manganellate di polizia e carabinieri dentro l’università statale di Milano durante lo sgombero violento dei locali dell’ ex libreria universitaria Cuem.
Questa scelta della misure cautelari va letta come particolarmente grave e a questi studenti va la nostra massima solidarietà, ma crediamo ora sia necessario andare oltre.
E andare oltre vuol oggi dire innanzitutto la comprensione ponderata di come ogni piccolo atto repressivo sia solo un pezzettino di un puzzle più complessivo, ancor più da comprendere, proprio perché in una fase di crisi strutturale dell’economia capitalista.
La repressione, come tutti ben sappiamo, è da sempre un elemento organico al modello sociale prodotto dagli attuali rapporti di produzione capitalistici.
L’attuale crisi economica sta però producendo una progressiva  limitazione di diritti e un ‘ esponenziale restrizione di spazi di contrattazione all’ interno del mondo del lavoro, luogo del conflitto in cui si va a definire e a misurarsi il potere e la capacità di risposta delle classi subalterne.
In una sintesi estrema possiamo parallelamente affermare come, dal punto di vista politico, la condizione oggettiva di crisi stia svelando sempre più chiaramente come il concetto stesso di democrazia borghese sia, una volta ripulito da mediazioni e concessioni di fase, solo una maschera da indossare,  utilizzata durante i cicli di espansione economica per edulcorare il dominio di classe.
Strumenti diversi , quindi, in fasi diverse, ed infatti in questo momento una serie di processi repressivi stanno trovando concretezza con un attacco di una portata che dobbiamo saper  cogliere per le sue caratteristiche preventive oltre che repressive.
Un attacco che sta tracciando una linea netta di demarcazione tra chi si pone su un terreno di incompatibilità politica e chi ancora confida che il meccanismo della simulazione del conflitto o della concertazione possano ancora reggere.
Arresti, fogli di via, licenziamenti e il raffinarsi della sinergie repressive tra padronato, magistratura, polizia, istituzioni locali, sindacati concertativi, sono infatti diventate la normalità repressiva nei confronti del movimento politico sindacale dei lavoratori della logistica che sta scuotendo l’infernale macchina del profitto rappresentata dalle cooperative.  Una repressione che è insieme tentativo di bloccare e annientare le lotte e, nel contempo, monito preventivo per chi volesse intraprenderle ribellandosi alla condizione di sfruttamento e ricatto permanente per il permesso di soggiorno.
La proposta politica della costruzione di un movimento di classe e di generalizzazione del conflitto che esce da queste lotte, viaggia in parallelo ad  un metodo di lotta applicabile  in ogni settore: a partire dalla pratica reale del conflitto dobbiamo costruire momenti di unità dal basso tra i lavoratori stessi e tra tutte le strutture che al loro fianco praticano la solidarietà militante.
Ma unità e solidarietà di classe, che sono certamente valori e simboli da coniugare all’interno di una prospettiva da definire e condividere, devono però essere messi in pratica nelle lotte per non rimanere solo parole.
Oggi i lavoratori licenziati della Granarolo chiedono a tutti e tutte la solidarietà militante di chi si schiera coerentemente da un punto di vista di classe.
41 lavoratori  licenziati perchè hanno scioperato denunciando l’impossibilità di sopravvivere con la decurtazione del 35 % di uno stipendio già bassissimo.
Raccogliamo il loro rifiuto, valorizziamolo per le caratteristiche di radicalità che la loro lotta ha sviluppato partecipando tutte e tutti:

SABATO 29 giugno ORE 6,00 al presidio davanti ai cancelli della Granarolo.

Organizziamo per sabato 6 luglio  una giornata nazionale di mobilitazione davanti ai punti vendita del latte Granarolo diffondendo in tutta Italia lo stesso materiale di denuncia.
La solidarietà e un’arma usiamola contro la repressione e contro i licenziamenti.

I compagni e le compagne del Csa Vittoria di Milano.
www.csavittoria.org – info@csavittoria.org