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La rosarnizzazione del lavoro

Il virus dello sfruttamento dalle campagne del Sud alle grandi aziende. Prefazione di Ascanio Celestini.

Da terrelibere.org di Antonello Mangano.

Vi chiedete se Rosarno è cambiata? È l`Italia che si è rosarnizzata. Il supermercato dove siamo clienti, il grande magazzino del mobile dove scegliamo il tavolo a basso costo, la casa che abitiamo, la scuola dove portiamo i figli e la strada che percorriamo per andare in vacanza fanno già parte di questa mostruosità: lo sfruttamento multilivello. Un libro-inchiesta sul virus che dalle campagne dei braccianti africani si è esteso ovunque Coca Cola, Ikea, Impregilo, Calzedonia, Esselunga. Sono alcuni notissimi marchi accusati di essere coinvolti direttamente o indirettamente nella catena dello sfruttamento, che si è propagato come un virus. Sempre più estremo, senza limiti, da Sud a Nord, da un settore all`altro. Senza badare a crisi o espansione. Il lavoro migrante è stato l`oggetto dell`esperimento, le campagne del Sud il grande laboratorio. Poi è toccato a tutti.

Ci hanno detto che gli accampamenti di Rosarno erano un problema umanitario, una questione di sensibilità. Oggi quel modello ci ferisce senza distinzioni. Chiamatelo caporalato, chiamatela esternalizzazione. La sostanza è un sistema a strati in cui il livello superiore scarica sull`inferiore disagi, costi e problematiche.

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Sembrava un metodo tipico dell`agricoltura del Sud Italia, un pianeta lontano e inquietante fatto di alloggi di fortuna, baracche e fango, caporali brutali e ditte mafiose. Oggi quel sistema è la normale economia italiana. Nei centri commerciali dove le commesse pagano le perdite. Nelle scuole materne della capitale dove le supplenti si alzano alle tre del mattino per un lavoro a chiamata che non ci sarà. Nelle acciaierie romagnole dove il padrone ruba il salario senza pentimento. Nei cantieri edili della Salerno – Reggio Calabria dove la ditta in subappalto ti fa morire soffocato nel cemento. Nel polo logistico padano dove attendi nel piazzale avvolto dalla nebbia il gesto benevolo di un caposquadra.

Aziende progressiste e padroni fascisti. Privato e pubblico. Multinazionali e ditte di paese. Tutti ad applicare il nuovo manuale di gestione aziendale come i negrieri dell`Alabama.
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Non sarai neppure licenziato perché nessuno ti ha mai assunto. Vivrai ogni giorno con terrore, perché il capo potrebbe non richiamarti. Imparerai la sottomissione e metterai da parte ogni progetto di vita. Alla fine scoprirai che nel frattempo qualcuno si è ribellato. Con sopresa apprenderai che non è italiano.
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(Dalla prefazione di Ascanio Celestini)

Ci spiegano che è la legge del mercato. All`inizio accettiamo che venga sfruttato un cinese dall`altra parte del pianeta. Poi accade all`eritreo nei campi della nostra regione. Nello stesso tritacarne finisce mio cugino di vent`anni che lavora al call center e sua sorella che fa la cassiera al supermercato. Poi la stessa cosa viene imposta anche a me perché ormai è accettata da tutti.
Tutto deve accadere come se fosse inevitabile.
Opinionisti e politici, economisti e giornalisti discutono di come il paese può e deve tornare a crescere. Parlano come lo sciamano del villaggio depositario di una verità che la maggior parte della comunità non comprende e che, proprio per questo, finisce per attribuire alla volontà d`un ente supremo, d`una divinità per la quale si può arrivare a sacrificare la vita umana. Ma l`astrazione di questo dogma è fondata sulla realtà concreta di uno sfruttamento che attraversa molti livelli della nostra società.

In questo suo preziosissimo libro Antonello Mangano ci mostra che il supermercato dove siamo clienti, il grande magazzino del mobile dove scegliamo il tavolo componibile a basso costo, la casa che abitiamo, la scuola dove portiamo i figli e la strada che percorriamo per andare in vacanza fanno già parte di questa mostruosità.
15.10.2013