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Chi dice che lavorare fa male alla salute?

Noi!   Da sempre!   Sia come organizzazione sindacale, che come singoli lavoratori.
Tutte le volte che ci siamo trovati al fianco dei lavoratori di piccole e grandi fabbriche che hanno lottato contro l’esposizione all’amianto.
Tutte le volte che abbiamo denunciato quanto sia inaccettabile morire o ferirsi durante il proprio lavoro.
Tutte le volte che abbiamo sostenuto le rivendicazioni e le lotte dei lavoratori della logistica quando denunciavano le loro condizioni di lavoro al limite della schiavitù.
Tutte le volte che abbiamo accompagnato i lavoratori nel tortuoso percorso che li ha costretti a fare i conti con la burocratica ottusità che caratterizza il servizio aziendale di “medicina del lavoro”. 

Oggi, a quanto pare, abbiamo nuovi compagni di strada, dovremmo esserne felici, dopo tanti anni qualcuno si rende conto che ciò che abbiamo sostenuto, in solitudine, un fondamento di verità ce l’aveva… invece siamo incazzati neri!   Perché?
Con una sospetta coincidenza, un volantino e la locandina di un convegno, pongono la loro attenzione sul rischio di stress a causa del modo in cui si lavora nella nostra Azienda.
Il volantino, firmato dal sindacato FSI, saluta con felicità l’apertura di un nuovo ambulatorio dedicato allo stress e al mobbing.
Ma un sindacato, ci siamo domandati, non dovrebbe essere felice quando nessun lavoratore fosse costretto ad avere la necessità di rivolgersi ad un ambulatorio del genere?
Un sindacato, se ha ancora un senso questa parola, non dovrebbe fare di tutto per imporre alla Direzione Aziendale condizioni di lavoro che evitino lo stress ed il mobbing?
Non dovrebbe mettere in campo mobilitazioni dei lavoratori utili ad impedirlo anziché felicitarsi della “medicalizzazione” delle conseguenze dello stress?
Non dovrebbero impedire ai responsabili di servizio appartenenti al loro stesso sindacato di vessare le lavoratrici creando essi stessi stress?
La locandina annuncia il prossimo degli “incontri cardiologici rhodensi” dove, insieme alle “nuove metodiche strumentali o innovazioni farmacologiche” in ambito cardiologico, con grande sorpresa, almeno nostra, J. Tremamondo e M. Trapani relazioneranno sul tema “Una vita su tre turni: lo stress lavorativo”.
La tentazione di domandare a questi signori a quando risalga, se mai lo hanno fatto,  il loro ultimo turno di lavoro è davvero grande…
Ma vogliamo andare oltre e ci limitiamo a chiedere loro, dopo l’impegno a cui avranno dovuto sottoporsi per ricercare in rete qualche studio che gli impedisca di fare brutta figura durante il convegno, quale sarà la strategia che cercheranno di mettere in campo, data la loro collocazione nell’organigramma aziendale, per evitare lo stress a chi, la vita su tre turni la conduce veramente?
 
Rho-Garbagnate-Bollate 11/02/2014                         Delegati RSU S.I. Cobas Salvini