Bologna: licenziamento a 12 facchini della Con.Or. E’ sciopero!
Dopo la notizia dei 12 licenziamenti richiesti dalla nuova cooperativa Alice, a cui è stato appaltata la gestione del lavoro all’interno dei magazzini Con.Or., i facchini con il sindacato S.I.Cobas, gli operai della della Granarolo, il Laboratorio Crash e solidali si sono subito mossi per dare battaglia. Oggi giornata di scontro e picchetti!
Due giorni intensi e carichi di lotta davanti ai cancelli della Con.Or. azienda legata al Caab, che si occupa di distribuzione agro-alimentare nella città di Bologna, che ha visto nuovamente scendere in campo la determinazione e rabbia dei facchini contro 12 licenziamenti previsti durante il cambio d’appalto della cooperativa che gestisce il magazzino.
Un azienda che non era rimasta intoccata dalle lotte dei facchini: i primi scioperi, fatti tempo fa riuscirono a strappare alla cooperativa uscente grandi miglioramenti sia in termini salariali che sulle condizioni di lavoro interne ai magazzini.
Le novità rispetto ad allora sono il cambiamento che la Con.Or ha previsto nella gestione del lavoro interno, ribadendo l’appalto per la cooperativa che dovrebbe occuparsi del magazzino, per cui la vincitrice, Alice – cooperativa legata a Uni-Log – , avrebbe predisposto un taglio del personale, senza apparenti motivazioni, che siano di natura prettamente produttiva che di eventuali note di demerito o disciplinari. Una gravissima operazione che contravviene allo stesso accordo proposto in precedenza da Alice in cui i padroni si impegnavano a non toccare i posti di lavoro nel cambio appalto.
Il caso che rende la questione ancor più accesa viene sottolineata proprio dal carattere tutto politico di questi licenziamenti – di cui 3 sonoconor2delegati S.I.Cobas e gli altri tesserati. [Ascolta la video intervista di un facchino che spiega quanto accaduto]
Una notizia, quella dei licenziamenti, a cui il sindacato dei lavoratori era tenuto completamento allo scuro, dopo che inizialmente si manifestava da parte dell’azienda la volontà di mantenere tutti i lavoratori al loro posto. Una posizione solo di facciata evidentemente, a cui i lavoratori hanno subito risposto con uno sciopero spontaneo partito lunedì mattina (ieri) dalle 10. Una giornata lunga e carica di lotta e determinazione, con numerosi blocchi di camion che sarebbero dovuti partire carichi di prodotti per distribuirli nelle varie mense o mercati in giro per la città. Una giornata che si concluse la sera con un assemblea, dopo qualche tentativo di aprire una trattativa con il dirigente dell’azienda, che dando spazi insoddisfacenti di contrattazione, ha rilanciato su oggi come una nuova giornata di blocco e lotta davanti ai cancelli dalla Con.Or.
Già dalle 8.00 di questa mattina infatti, diversi lavoratori hanno iniziato a radunarsi in picchetto davanti all’azienda, per iniziare a dare il via ai blocchi. Mentre il picchetto si ingrossava, le due camionette di polizia, già presenti prima dell’arrivo dei lavoratori, iniziavano ad animarsi e ad organizzarsi, ancora una volta per assicurare che i profitti dei padroni – che siano marchiati lega coop o meno non ha alcuna importanza – rimangano intoccati. All’arrivo dei primi camion e dei conseguenziali blocchi, attorno alle 9:30 del mattino, la risposta della celere è stata subito quella della repressione immediata rimuovendo i blocchi che si creavano, strappando magliette, piercing dal viso, prendendo a cazzotti e tentando pure rompere le dita dei facchini e dei solidali che tenacemente si aggrappavano a qualsiasi cosa pur di non far sgomberare il picchetto.
Dopo qualche momento sia di tensione che di stallo, ai margini del cancello dell’azienda in cui parte del presidio era confinato e costretto da conor3un cordone di polizia, all’arrivo di altri lavoratori solidali e studenti, si è continuato a portare avanti i blocchi. Qualche tafferuglio, e vari focolai di tensione si sono verificati in tutto l’arco della mattinata, a cui sono seguiti anche vari feriti, sette in tutto, medicati dalle ambulanze accorse su chiamata dei manifestanti.
Verso le 11:30, un facchino preso dalla rabbia per i soprusi vissuti dentro e ora fuori il magazzino, si è infilato sotto ad un camion impedendogli muoversi. Nonostante la situazione delicata, il facchino è stato brutalmente trascinato fuori, mentre all’esterno la polizia accennava a caricare il picchetto e i compagni che tentavano di raggiungerlo. Dopo il fermo e l’identificazione di quest’ultimo si è arrivati ad una trattativa con l’azienda e il titolare che hanno ceduto un tavolo di trattative con i lavoratori e il sindacato per giovedì prossimo. L’assemblea conclusiva ha poi sciolto il picchetto in vista del tavolo di giovedì.
Una giornata ricca di lotta che ha dimostrato ancora una volta come la rabbia dei facchini in lotta possa esplodere da un momento all’altro senza farsi intimidire dalle forme repressive della polizia ne tanto meno dai dispositivi di controllo che si possono mettere in campo all’interno dei magazzini. Una giornata che nonostante si sia chiusa con un primo tavolo fissato, non chiude di certo qua il percorso per i diritti e la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, che continua e si espande.
Al picchetto, alla lotta !
Leggi la proposta del verbale d’accordo presentato da Alice al sindacato S.I.Cobas:
Redazione di Info Aut.
I diritti li strappiamo con la lotta!
Oggi è stata un’altra importante giornata di lotta ai cancelli delle imprese della logistica. L’azienda questa volta è la Conor, specializzata nella distribuzione di prodotti ortofrutticoli, collocata sul fondo di via San Donato, vicino al Caab (il centro agroalimentare bolognese). La storia è quella che continuamente si ripete, nella logistica di distribuzione così come sempre più negli altri settori sociali: entra una nuova cooperativa – Alice, appartenente alla Legacoop del ministro Poletti – che vuole stracciare i diritti conquistati dai lavoratori e far fuori un terzo dei lavoratori, ovviamente tutti iscritti al Si Cobas.
Per questo da ieri ci siamo uniti allo sciopero dei facchini contro Conor e Legacoop, bloccando fino al pomeriggio inoltrato i cancelli dell’azienda. Sciopero e picchetto sono ripresi questa mattina, poco dopo le 8. Se tre blindati della polizia e i celerini già pronti con caschi e manganello in combutta con i dirigenti dell’azienda pensavano di fermare la lotta, ancora una volta non hanno capito niente. Con grande determinazione abbiamo bloccato i cancelli, resistendo ai ripetuti e violenti tentativi di sgombero della polizia. Poi, con grande rapidità di movimento, abbiamo bloccato via San Donato e le strade che conducono all’azienda, impedendo per diverse ore l’entrata dei camion.
La risposta della polizia è ampiamente documentata dai video che circolano in rete: cariche, aggressioni fisiche condite da insulti e provocazioni razziste, botte, tentativi di spezzare gli arti (come già successo ai picchetti a Granarolo), scarpe e maglie strappate con violenza, addirittura un orecchino brutalmente strappato dall’orecchio di un solidale. Alcuni lavoratori sono stati soccorsi dall’ambulanza. Ma quello che non ci strapperanno mai è la nostra dignità: è questa l’arma che ci ha permesso di resistere alle cariche, di aggirarli per i campi, di farci trovare dove non ci aspettavano, di accerchiarli, di bloccare ancora una volta tutto.
Dopo quattro ore di picchetto e battaglia campale, abbiamo ottenuto il rilascio di un lavoratore fermato e un tavolo di trattativa in prefettura. Con una certezza: i diritti li strappiamo con le unghie e con i denti.
Con una promessa: torneremo torneremo torneremo!
Hobo – Laboratorio dei saperi comuni