A ds Gianni Alemanno di spalle. Di fronte Poletti e Panzironi. In fondo i Marrone e Ozzimo
C’è una foto che racconta alla perfezione la parabola di Salvatore Buzzi, secondo la procura di Roma capo della nuova Mafia capitolina insieme all’ex fascista Massimo Carminati. Lo scatto risale al 2010, e immortala una cena in un centro di accoglienza organizzata da Buzzi e la sua cooperativa, “29 giugno”.
Attorno al tavolo ci sono tutti quelli che a Roma contavano qualcosa. Politici di destra e sinistra, assessori e esponenti del clan dei Casamonica, tutti insieme appassionatamente. Buzzi, detenuto negli anni ’70 e ’80 per omicidio, poteva dirsi più che soddisfatto: era riuscito infatti a far sedere fianco a fianco l’allora sindaco Gianni Alemanno (oggi indagato con Buzzi per associazione mafiosa), l’ex capo dell’Ama Franco Panzironi (arrestato con Buzzi), un esponente del clan dei Casamonica in semilibertà, l’attuale assessore alla Casa Daniele Ozzimo (al tempo consigliere Pd e pure lui indagato oggi dai magistrati: si è dimesso ), il portavoce dell’ex sindaco Sveva Belviso e il potente parlamentare del Pd Umberto Marroni, seduto, sorridente, vicino a Panzironi.
Marroni (accompagnato dal padre Angiolo, al tempo garante dei detenuti della Regione Lazio) era capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, sulla carta il capo dell’opposizione ad Alemanno. Oggi è onorevole, e siede alla Camera. «Per due anni – raccontò Buzzi – insieme ad altre nove cooperative abbiamo lottato contro Alemanno che voleva tagliarci i fondi. Abbiamo organizzato sette manifestazioni in Campidoglio. Alla fine abbiamo raggiunto un accordo e perciò c’è stata quella cena. Invitammo i politici che ci erano stati a fianco, per questo c’erano anche esponenti del Pd».
Nella cena bipartisan Buzzi era riuscito a infilare anche Giuliano Poletti, attuale ministro del Lavoro e allora gran capo della Lega Coop. Poletti e Buzzi si conoscono bene: il ministro (non indagato e non coinvolto nell’inchiesta) è stato invitato dal braccio destro di Carminati anche all’assemblea della cooperativa 29 giugno per l’approvazione del bilancio 2013. Tanto che, per festeggiare l’arrivo di Giuliano al dicastero del Lavoro, lo scorso maggio Buzzi ha dedicato la copertina del magazine dell’associazione proprio all’ignaro Poletti. Numero del magazine sul quale troviamo le firma di Angiolo Morroni e interviste di Ozzimo e Giovanni Fiscon, dirigente dell’Ama anche lui finito in manette.
Buzzi è uno che ci sa fare. La sua carriera ha dell’incredibile. Arrestato per omicidio, condannato a trent’anni, nel 1980 decide di mettersi a studiare e di laurearsi. Tre anni più tardi, risulta a “L’Espresso” riesce a diventare dottore in Lettere Moderne, con una tesi sull’attività giornalistica dell’economista Pareto. Un lavoro eccellente: Buzzi prende 110 e lode, è il primo a laurearsi all’interno delle mura di Rebibbia.
Un anno dopo, sempre in carcere, si fa notare prendendo la parola in un convegno su “Misure alternative alla detenzione e ruolo della comunità esterna”. La sua relazione chiede che la riforma carceraria venga applicata rapidamente, in modo da garantire ai carcerati misure alternative alla detenzione. Anche stavolta, applausi a scena aperta, tanto che Stefano Rodotà, allora deputato della sinistra indipendente, secondo l’Ansa dichiara che «la relazione svolta dal detenuto Buzzi rappresenta un documento concreto e di grandissimo interesse per cui d’ora in poi per le istituzioni non ci sono più alibi». Un detenuto modello, insomma.
Buzzi due anni dopo corona il suo sogno, ed esce dalla cella. Fonda con altri soci la cooperativa «Rebibbia 29 giugno» e comincia a rifarsi una vita. Partecipa nel 1986 a un convegno sugli anni di piombo a Roma a cui partecipano ex terroristi dissociati che hanno aperto cooperative, e racconta di aver ottenuto – con la sua – alcuni lavori di ristrutturazione sulla Tiberina, persino quelli per la ristrutturazione di una caserma dei carabinieri. «Se non ci saranno altri lavori» spiega dal palco «tutto finirà. Cosa aspetta il comune di Roma a dare una destinazione ai 500 milioni di lire che la Regione Lazio ha attribuito ad ogni comune sede di istituzioni carcerarie?».
Non sappiamo quando Buzzi decide si tornare al crimine, né quando conosce Carminati e e i sodali con cui costuira l’associazione mafiosa che – ha spiegato Giuseppe Pignatone – da lustri domina Roma attraverso tangenti, intimidazioni, usura, riciclaggio e corruzione. Sappiamo che di soldi, alla sua cooperativa, ne arriveranno a bizzeffe. Grazie, soprattutto, agli accordi con la politica: spulciando il bilancio 2013, si scopre che i ricavi della galassia presieduta da Buzzi hanno sfiorato i 59 milioni di euro, mentre il patrimonio di gruppo ha superato i 16,4 milioni. Possibile che la politica, in tutti questi anni, non si sia mai accorta che l’ex detenuto modello era tornato dalla parte dei cattivi?
——————————————————————————————————–
Fonte : L’espresso
Da Poletti al Pdl tutti a tavola col capo clan Una foto racconta il potere di mafia Capitale
Nel 2010 il braccio destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi organizzò una cena per ringraziare “I politici che ci sono a fianco”. Da Rebibbia al Palazzo, l’incredibile carriera di un ex detenuto modello divenuto il dominus di una cooperativa da sessanta milioni
di Emiliano Fittipaldi
————————————————————————————————————
Fonte: INTERNAZIONALE
La mafia romana guadagnava su rom e immigrati
L’organizzazione criminale era guidata da Massimo Carminati, ex terrorista dei Nuclei armati rivoluzionari ed ex affiliato della banda della Magliana. Al centro dell’inchiesta un sistema di corruzione per aggiudicarsi appalti e finanziamenti pubblici dal comune di Roma e dalle aziende municipalizzate. Tra gli indagati c’è l’ex sindaco Gianni Alemanno
—————————————————————————————————–
Immigrati e campi rom, gli affari della mafia romana
“Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, intercettato svela qual è la sua principale fonte di guadagno, la gestione dei centri di accoglienza per rifugiati e immigrati, quella dei campi rom e dei servizi come lo smaltimento dei rifiuti e delle piste ciclabili.
“Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi e gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero”, dice Buzzi al telefono con un altro indagato.
Secondo l’ordinanza Buzzi ha gestito attraverso una rete di cooperative “le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo”.
Buzzi è presidente della cooperativa 29 giugno che fa parte di Legacoop. La cooperativa è stata fondata da un gruppo di ex detenuti di Rebibbia nel 1985. La cupola romana avrebbe approfittato in particolare dell’emergenza che è seguita alle primavere arabe nel 2011, quando migliaia di migranti hanno provato la traversata verso l’Europa, arrivando come primo approdo in Italia.
02 Dic 2014 18.35
—————————————————————————————-
La mafia romana guadagnava su rom e immigrati
Chi sono le persone arrestate nell’inchiesta sulla mafia a Roma
Stamattina a Roma trentasette persone sono state arrestate dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sulle collusioni tra mafia e politica nella capitale. L’operazione è stata chiamata Mondo di mezzo.
La procura di Roma ipotizza i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Il gruppo avrebbe messo le mani su diversi appalti pubblici assegnati dal comune di Roma e dalle sue società controllate.
Tra gli indagati c’è anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
L’Ansa e altri mezzi d’informazione italiani hanno pubblicato un primo elenco delle persone arrestate. Ecco alcune delle persone che compaiono nella lista.
Massimo Carminati. Secondo l’accusa Carminati, 56 anni, era il capo del gruppo. Sarebbe stato anche il responsabile di estorsioni nei confronti di commercianti e imprenditori sul territorio romano. Nato a Milano, Carminati è stato esponente del gruppo terrorista neofascista Nuclei armati rivoluzionari (Nar) ed è stato affiliato alla banda della Magliana.
Riccardo Mancini. Vicino all’ex sindaco Gianni Alemanno, è legato all’estrema destra romana. Da amministratore delegato di Eur spa, è stato rinviato a giudizio il 24 ottobre per una presunta tangente da 600mila euro versata da Breda Menarinibus (Gruppo Finmeccanica).
Franco Panzironi. È stato amministratore delegato dell’Ama, l’azienda per lo smaltimento dei rifiuti di Roma, dal 5 agosto 2008 al 4 agosto 2011. Nel 2012 fu rinviato a giudizio per più di ottocento assunzioni irregolari all’Ama, avvenute tra il 2008 e il 2009. Secondo l’inchiesta Mondo di mezzo Panzironi avrebbe fatto da ponte tra l’organizzazione criminale e l’Ama negli appalti assegnati dall’azienda romana dei rifiuti.
Luca Odevaine. Tra il 2003 e 2005 è stato il vicecapo di gabinetto dell’ex sindaco Walter Veltroni e dal 2006 direttore del gabinetto del comune di Roma. È stato anche l’ex direttore extradipartimentale della polizia e della protezione civile della provincia di Roma.
Riccardo Brugia. Storico esponente dell’estrema destra romana. Nel 1994 partecipò insieme ad altri estremisti di destra alla rapina della banca di via Isacco Newton a Roma.
Salvatore Buzzi. È presidente della cooperativa 29 giugno, iscritta alla Legacoop.
La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Askanews
Associazione di stampo mafioso a Roma, l’elenco dei 37 arrestati
L’operazione ‘Mondo di mezzo’ nella Capitale, decine gli indagati. Perquisizioni negli uffici della Regione Lazio e in Campidoglio
02 dicembre 2014
————————————————————————
ROMA – Un “sistema corruttivo ramificato” per la gestione di appalti e finanziamenti pubblici del comune di Roma e delle municipalizzate nell’ambito della raccolta rifiuti, realizzazione di campi di accoglienza e manutenzione del verde pubblico. È questo il contesto ricostruito dall’indagine del Ros dei Carabinieri che ha portato a un centinaio di indagati, 37 arresti (29 in carcere, 8 ai domiciliari) e sequestri da parte del Gico della Guardia di Finanza nella Capitale.
Ecco l’elenco dei 37 arrestati.
In carcere:
Massimo CARMINATI
Riccardo BRUGIA
Roberto LACOPO
Matteo CALVIO
Fabio GAUDENZI
Raffaele BRACCI
Cristiano GUARNERA
Giuseppe IETTO
Agostino GAGLIANONE
Salvatore BUZZI
Fabrizio Franco TESTA
Carlo PUCCI
Riccardo MANCINI
Franco PANZIRONI
Sandro COLTELLACCI
Nadia CERRITO
Giovanni FISCON
Claudio CALDARELLI
Carlo Maria GUARANY
Emanuela BUGITTI
Alessandra GARRONE
Paolo DI NINNO
Pierina CHIARAVALLE
Giuseppe MOGLIANI
Giovanni LACOPO
Claudio TURELLA
Emilio GAMMUTO
Giovanni DE CARLO
Luca ODEVAINE
Agli arresti domiciliari:
Patrizia CARACUZZI
Emanuela SALVATORI
Sergio MENICHELLI
Franco CANCELLI
Marco PLACIDI
Raniero LUCCI
Rossana CALISTRI
Mario SCHINA
Il gip ha invece rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Gennaro Mokbel e Salvatore Forlenza, che sono comunque indagati. Tra gli indagati c’è anche l’ex sindaco Gianni Alemanno.