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GUAZZABUGLIO… PROVINCIALE

pubblico impiego

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Si prefigura un nuovo licenziamento di massa nel pubblico impiego, Dopo il licenziamento di 70mila lavoratrici e lavoratori della scuola.

 

Ora i tagli riguardano il nostro comparto, “Regioni-Enti locali”, e, in particolare, i lavoratori provinciali. Già la cd. legge Del Rio (l. 56/2014), mentre smantella le Province, prevede il licenziamento dei precari delle Province al termine del contratto in corso. Per il personale di ruolo, invece, stabilisce che avrebbe seguito le funzioni svolte. Gli addetti alle funzioni “fondamentali” (pianificazione territoriale, ambiente, strade provinciali, trasporto pubblico locale, scuola ed edilizia scolastica secondaria, discriminazione in ambito lavorativo, assistenza ai comuni) sarebbero rimasti agli enti “eredi” delle province (città metropolitane ed “enti di area vasta”).

 

I dipendenti addetti alle altre funzioni, le avrebbero seguite presso regioni e comuni, insieme con le risorseper pagare gli stipendi.

Questo quadretto già non idilliaco (si parla sempre di mobilità d’ufficio) è stato infranto dalla legge di stabilità 2015 (l. 190/2014). Il governo ha deciso che le funzioni non fondamentali coprono il 50% dei bilanci delle province (30% per le città metropolitane) e li ha tagliati di conseguenza, incamerandosi le risorse.

 

Così, le funzioni non fondamentali si trovano senza più risorse per essere svolte e ciò significa:
taglio ai servizi per i cittadini;
mobilità per i dipendenti provinciali verso enti che non li vogliono, stante il mancato trasferimento delle risorse corrispondenti.
Per cercare di mettere una toppa, è uscita nei giorni scorsi una circolare interministeriale, (n. 1/2015), che aggiunge caos al caos, modifica leggi senza averne il potere, inventa percorsi speciali per dipendenti dei servizi per l’impiego e della polizia locale, costruendo la base per un infinito contenzioso.

 

Ignoranza, faciloneria, improvvisazione, conflitti di competenze? Certo, ma c’è anche altro. Il caos normativo e applicativo sposta nel tempo (2 anni) la determinazione degli esuberi, destinati alla messa in disponibilità: 2 ulteriori anni all’80% dello stipendio e poi il licenziamento, nel caso (remoto) non si venga assunti da un altro ente.
A quel momento, però, i dipendenti provinciali non ricollocati saranno SOLI, non avranno più la possibilità di opporsi collettivamente al proprio destino.
Non avranno neanche il conforto dei propri delegati RSU, transitati (almeno quelli confederali) nelle regioni, in base a un accordo ad hoc per falsare i risultati delle elezioni RSU di marzo.

 

I confederali (CGIL-CISL-UIL) sono come al solito succubi e complici di queste scelte, pronti a utilizzare i soliti meccanismi clientelari per “salvare” solo i propri fedelissimi. Lo testimonia il risultato penoso della mobilitazione da loro proposta negli scorsi mesi: poche decine di funzionari al presidio di dicembre 2014.
Solo se le lavoratrici e i lavoratori provinciali si organizzeranno autonomamente e mostreranno la propria paura e rabbia sarà possibile che la storia prenda un’altra strada.

 

S.I. COBAS

SIALS COBAS

SLAI COBAS COMUNE DI MILANO