Durante la giornata di sciopero nazionale di Trasporto Merci e Logistica del 23 febbraio, il SI Cobas ha organizzato un picchetto anche davanti al magazzino DSV di San Pietro Mosezzo (vicino a Novara), dove in aggiunta alla lotta per il contratto nazionale (e contro la svendita di CGIL, CISL e UIL) è un corso da mesi una vertenza contro il pagamento in nero, oltre che per avere pagati malattia e infortunio al 100%, e per il buono mensa. Anche altri lavoratori in sciopero (della DHL, del Carrefour e della SDA di Novara) hanno partecipato al picchetto dalle 6 del mattino.
I lavoratori DSV sono appaltati a ben quattro cooperative, facenti capo a due diversi consorzi: Saga (consorzio SEIT, cooperative Santa Cristina e Galaxy) e Star (coop Esselogistica e Delta) con lo scopo evidente di dividere i lavoratori tra 4 padroni diversi mentre il committente DSV (una multinazionale danese della logistica) paga meno dei minimi contrattuali e finge di non essere parte in causa. Anche la Prefettura, in un precedente incontro, non ha ritenuto di dover intervenire contro il pagamento in nero di parte dei salari…
La Questura ha invece pensato di dover intervenire… contro i lavoratori che chiedevano di essere pagati in regola: alle 11:30 circa agenti della Digos hanno chiesto ad Adil Belakhdim(operatore SI Cobas Novara) di sciogliere il picchetto davanti ai cancelli.
Adil ha risposto che facevano assemblea per decidere: fatta l’assemblea e deciso con i lavoratori di spostarsi, la Digos chiedeva a Adil di seguirli in auto. Adil rispondeva favorevolmente, dicendo però che prima doveva assicurare lo scioglimento del picchetto.
Proprio allora i poliziotti e carabinieri presenti caricavano a manganellate i presenti che avevano sciolto il picchetto,senza un motivo comprensibile.
I lavoratori si allontanavano correndo per sfuggire ai colpi.
I poliziotti si avventarono allora contro Adil, raggiungendolo e atterrandolo con manganellate sulla schiena, la testa, il collo, le gambe, come risulta dal verbale del Pronto Soccorso, e lo portavano in Questura di Novara intorno alle 12 insieme a Fisnik, delegato del Carrefour di Cameri.
In Questura venivano messi in una cella fredda e maleodorante dopo avergli tolto la giacca, e non gli è stato concesso di parlare con il loro avvocato, nonostante l’avessero chiesto più volte.
Intorno alle 14 ad Adil veniva chiesto di firmare il Foglio di via, che gli vieta di mettere piede nel Comune di San Pietro Mosezzo per tre anni.
Tra le accuse: resistenza a pubblico ufficiale (!!) e rifiuto di fornire i documenti(che non gli sono stati richiesti!).
È chiara la pretestuosità delle accuse e la volontà di colpire chi è in prima fila nella lotta per intimidire tutti gli altri.
Infatti nello stesso intervento sono stati presi di mira e arrestati anche il delegato della Cooperativa Santa Cristina, Munir, e suo fratello Redouane.
A dicembre a Redouane un contratto a tempo determinato con scadenza a fine maggio 2018 era stato illegittimamente trasformato in contratto di un mese con scadenza 31 dicembre 2017, ed era stato lasciato a casa prima della scadenza: trattamento riservatogli in virtù del suo attivismo con il SI Cobas.
Nel primo pomeriggio i lavoratori SI Cobas hanno manifestato fuori della Questura di Novara per chiedere la liberazione degli arrestati, che venivano rilasciati solo intorno alle 17:30. Ma non contenta, la Questura faceva denunciare 21 lavoratori per lo sciopero.
Le cooperative a loro volta hanno sospeso quattro lavoratori di cui due delegati SI Cobas come ritorsione contro lo sciopero.
È evidente come anche a Novara – come già verificato a Modena e Fidenza – esiste un blocco di interessi collegato agli affari della logistica, sostenuto anche dalle cosiddette “Forze dell’Ordine”, che anziché preoccuparsi di perseguire l’affarismo che fa profitti truffando Stato e INPS oltre che i lavoratori, spalleggiano questi profittatori senza scrupoli reprimendo i lavoratori che lottano.
Il SI Cobas non si lascia intimidire da queste azioni repressive, e anche a Novara risponderà con la più ampia solidarietà dei lavoratori oltre che facendo ricorso a tutti gli strumenti legali a disposizione.