La Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta è nata nel 2013 dopo una prima riunione internazionale di Saint-Denis (Francia), su iniziativa di alcune forze sindacali europee e americane, trovando subito un’ampia adesione e collaborazione da parte di organizzazioni sindacali in lotta in in ogni continente del mondo: Europa, America, Africa e Asia.
Obiettivo: costituire una rete di coordinamento su scala internazionale del sindacalismo di lotta, per tutte le nostre organizzazioni internazionaliste e molte altre nel mondo, al fine di organizzare le necessarie lotte sindacali; perché queste a loro volta siano radicate nelle realtà locali, il più possibile alla base e internazionaliste.
Oggi, più d’una sessantina di organizzazioni costituiscono la Rete: si tratta di confederazioni o unioni sindacali nazionali, federazioni professionali o sindacati locali, correnti sindacali o tendenze sindacali: rappresentanti dei settori di avanguardia del proletariato internazionale, le cui lotte – nonostante difficoltà oggettive e soggettive – risultano ovunque in costante crescita.
Fin dall’inizio, il SiCobas ha partecipato convintamente e con entusiasmo ai lavori preparatori e fondativi della Rete, per la ripresa dell’internazionalismo proletario – non solo in campo sindacale – su scala mondiale.
Perciò, la Rete va sostenuta da tutte quelle sigle sindacali e politiche che organizzano i lavoratori non solo per migliorare con la lotta le loro condizioni lavorative ed economiche, ma nella prospettiva di superare per via rivoluzionaria il lavoro salariato e il capitalismo.
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MANIFESTO DELLA RETE
adottato dal 3° incontro, gennaio 2018
La rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta, costituita a marzo 2013, durante la riunione di Saint-Denis (Francia) è il prodotto di anni di scambi e di lavoro in comune tra varie organizzazioni fondatrici.
È così, e sulla base degli orientamenti e delle pratiche sindacali comuni, che si sono potute riunire organizzazioni sindacali, correnti sindacali e tendenze sindacali di numerosi paesi dell’America, d’Europa, dell’Africa e dell’Asia.
Due anni dopo, nel giugno 2015, abbiamo organizzato un nuovo incontro internazionale, a Campinas (Brasile).
In questa occasione, abbiamo apprezzato collettivamente l’evoluzione positiva nella costruzione della nostra Rete, fondamentalmente la sua espansione, ma anche la strada che ancora dobbiamo percorrere per dotarci degli strumenti internazionali in comune e necessari a tutte le forze sindacali che rivendicano e praticano un sindacalismo di lotta anticapitalista, autogestito, democratico, ecologista, indipendente dai padroni e dai governi, internazionalista e contro tutte le forme di oppressione (maschilismo, razzismo, omofobia, xenofobia).
La democrazia operaia, l’autorganizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici sono anch’esse nei nostri riferimenti comuni.
Il terzo incontro internazionale si è tenuto a Madrid (Spagna).
C’è stata l’occasione di approfondire il lavoro comune sui temi precedentemente citati; ci siamo anche dati il tempo necessario per il consolidamento delle nostre reti settoriali, perché è a partire dalle realtà concrete nelle aziende e nei servizi che progettiamo il sindacalismo.
Dato che l’oppressione patriarcale pesa su tutta l’umanità ed è necessario combatterla, questo tema ha costituito la priorità del nostro terzo incontro.
In generale, abbiamo aggiornato le nostre analisi, le nostre proposte, le nostre strategie di azione, partendo dalla realtà, quella dei lavoratori e delle lavoratrici di tutti i paesi.
Tutto ciò, con la prospettiva di raggiungere la soddisfazione delle rivendicazioni di oggi e anche della costruzione della società che vorremmo un domani.
La borghesia e i suoi governi conducono una guerra sociale contro i lavoratori e le lavoratrici
Le crisi economica, finanziaria, ecologica e sociale si intrecciano e si autoalimentano.
Questa crisi globale del capitalismo mostra lo stallo dello sviluppo basato sulla ripartizione sempre più ineguale della ricchezza prodotta dallo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, dalla deregolamentazione finanziaria, dal libero scambio generalizzato e dalla mancanza di rispetto degli imperativi ecologici.
Per salvare i profitti degli azionisti e dei padroni, per assicurare il futuro delle banche e delle istituzioni mondiali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione mondiale del Commercio, ecc.).
I governi e il padronato attaccano sempre più con maggior forza i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
I lavorati e le lavoratrici continuano a subire le conseguenze di una delle crisi più gravi del capitalismo, che è iniziata nel 2007.
La situazione è sempre caratterizzata da un attacco senza precedenti alla qualità di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, per garantire i profitti dei banchieri e delle grandi imprese.
L’imperialismo e la borghesia conducono una guerra sociale, riducendo i salari, le pensioni, i diritti, aumentando la povertà e le disuguaglianze.
Il sistema economico e politico attuale organizza il saccheggio di numerosi paesi, obbliga milioni di persone a lasciare il luogo d’origine per sopravvivere… E nega subito dopo tutti i loro diritti con il pretesto che sono immigrati.
Distruzione dei servizi pubblici, messa in discussione di tutti i diritti sociali, attacchi ai diritti sindacali, libertà sindacali prese in giro, sviluppo della precarietà e della disoccupazione per fare pressione sui popoli… sono gli stessi metodi che si utilizzano in tutti i paesi!
Per raggiungere i loro scopi, utilizzano tutti i mezzi: criminalizzazione, processo, arresti, interventi della polizia, occupazioni militari, ostacoli di ogni tipo ai diritti collettivi e individuali.
La repressione è una delle loro armi contro coloro che resistono, si oppongono, e costruiscono alternative.
La nostra solidarietà, oltre le frontiere, è una delle nostre risposte.
Le riforme del lavoro e delle pensioni, gli attacchi ai salari, alle condizioni di lavoro, alle assicurazioni sociali, ai servizi pubblici e alle libertà democratiche formano parte di un piano strategico del capitalismo destinato a cambiare in modo duraturo e fondamentale i rapporti di forza tra la classe dominante da un lato, i lavoratori-lavoratrici e le classi popolari dall’altro.
Questo progetto si inserisce nel quadro di un capitalismo globalizzato, di un’economia che mette in concorrenza regolamentazioni sociali, legislazioni, condizioni e ambienti di lavoro.
Tutto questo provoca una precarizzazione crescente nel mondo del lavoro.
La questione della salute e della sicurezza sul lavoro, le condizioni generali della qualità di vita per i lavoratori e le lavoratrici negli ambiti popolari, acquisiscono un’importanza decisiva nella lotta e nelle rivendicazioni.
Nei paesi mantenuti in condizioni di sottosviluppo, evidentemente attraverso il colonialismo e l’imperialismo sempre vivi, queste situazioni condannano in massa le persone a morire di fame o a emigrare, spesso mettendo in pericolo la propria vita, verso paesi dove sono vittime di forti discriminazioni.
Il colonialismo e l’imperialismo opprimono ancora numerose popolazioni in tutto il mondo; il sindacalismo ha l’impegno di combattere queste forme di dominazione.
Il meccanismo di indebitamento soffoca i paesi e ci impoverisce: il loro debito non è il nostro; non dobbiamo pagarlo!
Le politiche economiche e finanziarie presentate incitando a riprendere la domanda sembrano poco propense ad assicurare una riattivazione economica forte e di lunga durata.
Le ipotesi politiche di governo che rappresentano la conquista delle posizioni istituzionali a livello nazionale che potrebbe permettere, con gli strumenti classici di potere pubblico e nel quadro istituzionale creato per servire il capitalismo, di forzare un nuovo orientamento delle politiche, con un nuovo compromesso sociale di rilievo, che coinvolga tutte le classi, sono illusorie.
L’evoluzione dei blocchi economici e politici portano a una radicalizzazione delle lotte sociali ed ecologiche in generale e della lotta tra i lavoratori e il sistema di dominio in particolare.
Il diritto alla terra è particolarmente importante in numerosi paesi, in particolare quelli vittime del colonialismo e imperialismo; dobbiamo agire su questo tema, lottare per vere riforme agrarie, in collegamento coi molti movimenti sociali che già operano per questi diritti.
Nel 2017 si sono affermate lotte contro la repressione.
L’anno si è aperto con una gigantesca mobilitazione delle donne contro Trump, negli Stati Uniti e il giorno di lotta della donna, l’8 marzo è entrato nella storia come una delle maggiori mobilitazioni globali.
Anche negli Stati Uniti, il movimento Black Lives Matter, così come le Peripheral Marches in Brasile, e altri movimenti in America Latina e Africa hanno espresso la lotta contro il razzismo.
Nella resistenza all’omofobia e alla violenza ci sono state importanti mobilitazioni LGBT.
Anche la lotta degli immigrati negli Stati Uniti e in Europa è di enorme importanza.
Siamo contrari a tutte le forme di esproprio e oppressione coloniale, è per questo che ripudiamo il governo sionista di Israele e difendiamo la libertà della Palestina; per l’autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.
Per questo motivo, continuiamo con l’impegno di costruire e rafforzare l’unità internazionale dei lavoratori per combattere la criminalizzazione dei movimenti sociali, piani di aggiustamento, riforme e privatizzazioni, contro tutte le forme di oppressione e di esplorazione.
Qualche anno dopo le “primavere arabe”, continuano grandi mobilitazioni contro i regimi oppressivi.
La nostra Rete si impegna a sostenere tutte le lotte per la difesa dei diritti di lavoratrici e lavoratori e le libertà democratiche di questi paesi.
Rafforzare il sindacalismo per farla finita con il capitalismo
Il sindacalismo che rivendichiamo non si presta a siglare patti con i poteri in carica per convalidare misure antisociali.
Il sindacalismo ha la responsabilità di organizzare la resistenza su scala internazionale, per costruire attraverso le lotte la necessaria trasformazione sociale. Vogliamo costruire un sistema fondato sui beni comuni, sulla ridistribuzione ugualitaria della ricchezza tra coloro che la creano, cioè i lavoratori e le lavoratrici, fondato sui diritti dei lavoratori e le lavoratrici e sullo sviluppo ecologicamente sostenibile.
L’indipendenza del movimento sindacale che si mobilita e lotta costituisce effettivamente la questione chiave di questo periodo.
In effetti, la scommessa è sconfiggere la strategia del sistema di dominazione del capitalismo globalizzato che cerca di imporre al lavoratore un regresso storico, con la distruzione pura e semplice della sua capacità autonoma di organizzazione, di azione e di posizione a favore del sindacalismo di gerarchia, persino della pura e semplice sparizione del movimento operaio; ed è qui che, una parte sempre più importante della popolazione mondiale, diventa proletaria e, di conseguenza, rimane in condizioni sociali sempre più complicate.
Confermiamo ancora una volta la nostra opposizione al sindacalismo ufficiale e la nostra volontà di pluralismo e democrazia sindacale.
Questo non è in assoluto contraddittorio con la ricerca di unità di azione sindacale, di unità operaia, di unità di tutte le persone sfruttate e/o oppresse. Al contrario, rifuggiamo dal relazionarci con coloro che si dicono sindacalisti e, allo stesso tempo, gestiscono fondi pensione e si lasciano corrompere dalla classe dirigente… classe dirigente, che tra l’altro, ha fatto della corruzione il funzionamento abituale di una parte importante dei responsabili politici.
Il nostro sindacalismo unisce la difesa degli interessi immediati dei lavoratori e delle lavoratrici, e la volontà di un cambio sociale profondo.
Non si limita alla rivendicazione in campo economico, include temi come il diritto alla casa, alla terra, all’uguaglianza tra gli uomini e le donne, all’antirazzismo, al combattere l’omofobia e la xenofobia; l’ecologia, l’anticolonialismo, ecc.
Gli interessi che difendiamo sono quelli della classe operaia (lavoratori e lavoratrici in attività o pensionati, disoccupati e disoccupate, giovani che studiano).
Si articolano tra i popoli di tutte le regioni del mondo.
In questo tema ci opponiamo frontalmente ai padroni, ai governi e alle istituzioni che sono al suo servizio, e rivendichiamo la nostra autonomia rispetto a tutte le organizzazioni politiche.
Sono state create diverse organizzazioni sindacali; le reti sindacali sono state create su campi professionali o geografici.
Da una regione del mondo all’altra, le nostre storie sindacali, le nostre iscrizioni sindacali, sono differenti.
Tuttavia, condividiamo ciò che è essenziale: siamo decisi ad avanzare nel coordinamento del sindacalismo di lotta, su scala internazionale.
Vogliamo condividere le nostre esperienze, arricchirci delle resistenze e dei risultati di tutti, costruire l’unità attraversando le frontiere, costruire la solidarietà internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici.
Di fronte alla crisi che colpisce i popoli di tutti i paesi, e della quale il capitalismo è responsabile è necessario coordinare e unire le nostre lotte.
Facciamo un appello ai collettivi sindacali ad unirsi a noi per costruire questa unità di azione sindacale, necessaria per combattere le regressioni sociali, conquistare nuovi diritti e costruire una società differente.
La costruzione e affermazione della RSISL è molto importante, in un mondo dove l’economia è sempre più globalizzata, sulla necessità di affrontare uniti le imprese e una borghesia che ha i suoi negozi “internazionalizzati”, che richiede lo sviluppo di azioni di solidarietà attiva, azioni di campagne coordinate a livello mondiale, sia per categoria, settori, paesi, continenti.
A ciascuna di queste lotte oggettive è nostro dovere dare un senso strategico di lotta contro il capitalismo
Decidiamo di rafforzare, ampliare, aumentare l’efficacia, una rete di sindacalismo offensivo, di lotte, anticapitalista, democratico, autonomo, indipendente dai padroni e dai governi, e che costruiscono il cambiamento grazie a delle lotte collettive contro ogni forma di oppressione (maschilismo, razzismo, omofobia, xenofobia), ecologista e internazionalista
Insieme lo definiamo e insieme lo porteremo a buon fine:
– Lavoriamo nel tempo per la solidarietà internazionale, e soprattutto contro ogni repressione antisindacale. La nostra battaglia avviene contro tutte le oppressioni, specie quelle contro le donne, i neri, i migranti e gli LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans).
– Agiremo in maniera unitaria e coordinata per appoggiare le lotte e le campagne internazionali, riaffermando il diritto all’autodeterminazione dei popoli.
– Rafforziamo e estendiamo il lavoro internazionale realizzato nei settori professionali (trasporti, educazione, call center, industria, commercio, salute, ecc.) e sui temi interprofessionali (diritti delle donne, i neri, gli LGBT, emigrazione, alloggio, ecologia, salute e lavoro…).
– Perseguiamo il lavoro di riflessione e di elaborazione sulle questioni critiche del sistema capitalista e delle alternative ad esso.
– Mettiamo insieme, i mezzi materiali necessari per il successo dei nostri progetti comuni: siti web, liste di scambio via e-mail, coordinamento per settori professionali, ecc. Le organizzazioni che formano parte della Rete si faranno conoscere attraverso i propri strumenti (siti web, articoli di giornale, volantini, diffusione di testi comuni in ciascuna organizzazione, ecc.).
– Per essere più efficaci, organizziamo il coordinamento delle organizzazioni della Rete su scala mondiale: America, Europa, Africa…
– La giornata internazionale della donna, l’8 marzo è un momento importante per tutte le battaglie femministe, e quindi per il sindacalismo: la Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta sostiene gli scioperi delle donne che avranno luogo quel giorno in tutto il mondo.
– Il 24 aprile 2013, sono morte sul lavoro 1135 persone a Dacca, in Bangladesh nell’incendio del Rana Plaza. Sono state assassinate per i capitalisti che li facevano lavorare senza rispettare le regole minime di sicurezza. La Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta parteciperà alle manifestazioni organizzate il 24 aprile, per denunciare questo sistema economico e politico che uccide coloro che sfrutta.
– Le organizzazioni della Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta organizzeranno le iniziative necessarie affinché il 1º maggio sia una giornata di lotta sindacale internazionale.
– La lotta del popolo palestinese è il simbolo delle molteplici resistenze. La rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta parteciperà attivamente alle iniziative che si faranno il 15 maggio 2018, per il 70esimo anniversario della Nakba.
– L’azione sindacale contro le multinazionali è fondamentale. I nostri coordinamenti settoriali sono un mezzo a questo fine. Ma dobbiamo anche creare dei legami con i movimenti sociali che agiscono su questo piano. La rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta partecipa alle campagne comuni che rientrano nella nostra concezione di sindacalismo.
– Abbiamo bisogno di momenti di convergenza internazionale. Ogni anno, coloro che orchestrano il capitalismo in tutti i nostri paesi si riuniscono a Davos (Svizzera) per organizzare il nostro sfruttamento e la razzia del mondo. La Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta propone di organizzare una manifestazione, nelle forme appropriate in ogni paese, durante la prossima edizione, nel 2019, di questo incontro a Davos. Questa proposta è una forma di manifestazione internazionale in direzione del Forum economico mondiale. Con queste azioni, sottolineeremo la nostra opposizione diretta ai capitalisti e ai governi che li servono.
– Davanti all’usurpazione e al saccheggio da parte del capitalismo dei beni pubblici essenziali per la vita, la RSISL realizzerà una campagna per la riappropriazione degli stessi, promuovendo che questi vengano autogestiti dai lavoratori/dalle lavoratrici utenti.