Piacenza,
01/02/2019
Comunicato stampa
Il S.I.Cobas piacentino vuole controbattere con decisione alle parole del’Onorevole Foti apparse sul quotidiano “Libertà” di venerdì 1 febbraio.
Nel suo intervento, Foti richiama l’attenzione sulle “contrapposizioni fra sindacato USB e S.I. Cobas” cui sarebbe a suo dire da imputare il rischio di un abbandono da parte della multinazionale GLS del territorio piacentino.
Mettiamo formalmente in guardia l’Onorevole dal ripetere detta formula generica che, così come è stata riportata dal giornale, può lasciare intendere che sia possibile equiparare le posizioni degli appartenenti ai due sindacati all’interno delle tumultuose vicende avvenute dentro e all’esterno del magazzino GLS.
Come andiamo ripetendo da mesi, infatti, ciò a cui abbiamo assistito è stata un’aggressione violenta e ripetuta da parte degli aderenti alla USB nei confronti degli iscritti S.I. Cobas, non fondata su alcuna divergenza sindacale ma solamente su un’aggressiva volontà di espansione in termini di iscritti.
Ora anche l’azienda, dopo mesi di equilibrismo complice, ha dovuto prendere atto dell’incontrovertibile veridicità della nostra versione dei fatti e di conseguenza procedere a dei licenziamenti.
Licenziamenti di cui, si badi bene, non ci felicitiamo perché scaricano sulle spalle di lavoratori pur in errore le responsabilità dei
loro dirigenti.
A fronte di questa appurata unidrezionalità degli episodi di violenza (in alcuni casi di vero e proprio squadrismo), non possiamo in alcun modo accettare di sentire ancora utilizzare formule retoriche che possano anche solo lasciare intuire un’equiparazione delle responsabilità.
Lo stabilimento di Montale è effettivamente a rischio, ma il S.I. Cobas (cui aderiscono 88 su 92 operai rimasti in servizio nel magazzino) si è già attivato per la difesa dell’occupazione ed è deciso a portare sino in fondo questa battaglia.
Se possibile, con la diplomazia.
In caso contrario, adottando tutti gli strumenti di lotta sindacale consoni a far cambiare intendimenti alla multinazionale, anche con iniziative fuori Piacenza rese possibili dal fatto di essere l’unico sindacato radicato in tutti i suoi magazzini a livello nazionale.
Molti dei facchini operanti in GLS provengono da paesi ridotti alla miseria dal colonialismo italiano che Foti rivendica quale parte integrante dell’ideologia nostalgica a cui si richiama.
Un colonialismo fra i più aggressivi e violenti della storia che ha privato i paesi di origine di ogni mezzo per innescare uno sviluppo e che ha visto episodi efferati di genocidio e stupro da parte delle truppe coloniali italiane.
Quando si dice “aiutiamoli a casa loro” bisognerebbe ricordare come l’Italia abbia ridotto nel corso del novecento “casa loro”, fattore ben presente nelle coscienze degli operai coinvolti che non sono quindi in cerca di tutela alcuna che non venga dal Sindacato S.I. Cobas, già fautore della loro fuoriuscita da condizioni di lavoro semi-schiaviste grazie alla gloriosa lotta del 2.012 proprio di fronte al magazzino di Montale.
Ciò a cui Foti rimanda con il suo intervento è la necessità di ulteriori capannoni destnati a logistica nel terriotrio piacentino.
Una scelta a nostro avviso miope di cui l’attuale e la precedente giunta comunale si sono rese artefici con il folle piano di edificazione a Roncaglia.
Oltre all’evidente rischio alluvioni, che non ha bisogno di essere comprovato, questa scelta comporterebbe un ulteriore peggioramento della già mortifera qualità dell’aria nel piacentino e rinuncerebbe a indirizzare lo sviluppo locale su settori a maggiore valore aggiunto.
Noi sosteniamo invece che le ragioni del lavoro, dello sviluppo sociale e della salute debbano andare di pari passo, prevenendo quindi ulteriore impermeabilizzazione del suolo e attrazione di veicoli.
Al contempo, si deve migliorare la qualità del lavoro all’interno dei magazzini esistenti.
Speriamo pertanto che, ora che la nefasta e controproducente parentesi di USB logistica sembra essere franata sulle sue contraddizioni costitutive, si possa riprendere la marcia trionfale di vittorie e miglioramenti che nell’ultima decade il S.I. Cobas ha intrapreso nel piacentino.
Si parli di risistemazione ed efficentazione ecologica dei magazzini, di riduzione dei carichi di lavoro a parità di salario, di avanzamenti contrattuali.
Ma non di ulteriore consumo di campagna e soprattutto mai più di violenza fra operai e di guerra fra poveri, elementi di cui benficiano solo coloro che non hanno il problema di mettere insieme il pranzo con la cena.
S.I. COBAS Piacenza
Qui sotto, il video “Piacenza: chi è USB? Perché attacca il S.I. Cobas?”
Nella logistica di Piacenza non c’é nessuna “guerra tra sindacati”!
Gli scontri – e i feriti, anche gravi – che sempre più frequentemente si verificano nei magazzini Gls, Tnt, Leroy Merlin, ecc. non sono una “guerra tra lavoratori” ma vere e proprie aggressioni, da parte di delinquenti ormai scientificamente assoldati da un sindacato – la USB – che sta così dimostrando di aver pericolosamente scelto la strada della provocazione e dello squadrismo, contro gli interessi della classe lavoratrice.
Delinquenti: non operai, delegati o sindacalisti che organizzano la lotta dei lavoratori contro il padrone; bensì delinquenti, i quali servilemente – e impunemente – fanno solo ed esclusivamente l’interesse del padrone…
Per fare la lotta di classe, gli operai non hanno bisogno di persone che delinquano contro i lavoratori ma di persone che organizzino scientificamente la lotta con i lavoratori!
Perciò, alla provocazione e allo squadrismo di simili delinquenti e all’opportunismo della suddetta organizzazione sindacale, gli operai organizzati con il S.I. Cobas rispondono con la lotta di classe usando le armi della solidarietà internazionalista e dello sciopero con il picchetto dai cancelli…
A Piacenza come ovunque, sempre e comunque: fuori i provocatori dal movimento operaio!
23/12/2018,
S.I. COBAS PIacenza