Approfondimenti politiciCobasLazioPubblico Impiego

[PUBBLICOIMPIEGO] Inps: il S.I. Cobas continuerà a sostenere Mauro con ulteriori iniziative di mobilitazione e di lotta

IL S.I. COBAS CONTINUERA’ A SOSTENERE MAURO CON ULTERIORI INIZIATIVE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA!

Il Presidente dell’INPS, in un recente discorso pubblicato sulla intranet dell’Istituto, continua a ribadire la propria vicinanza nei confronti delle/i lavoratrici/tori dell’INPS e la volontà di dialogare con loro, ma inspiegabilmente non mostra alcuna volontà di fare chiarezza in merito alla vicenda di Mauro, un lavoratore della sede INPS di Roma Monteverde licenziato per presunti errori in alcune pratiche di rendita vitalizia.

Ricordiamo, ancora una volta, che le pratiche in questione sono risultate regolarmente controllate, firmate e accolte dai responsabili di ufficio/dirigenti che inspiegabilmente non sono stati sanzionati né, fatto ancora più grave, minimamente coinvolti nella richiesta di risarcimento danni avanzata dalla Corte dei Conti nei soli confronti di Mauro, creando un pericoloso precedente nei confronti di tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto.

Ma perché il Presidente dell’INPS non risponde a Mauro, alle lavoratrici, ai lavoratori, ai cittadini, alla RSU che il 15 novembre scorso hanno partecipato al presidio davanti alla sede INPS di Roma Monteverde manifestando solidarietà e sostegno a Mauro?

Il S.I. COBAS, promotore di tale presidio, ha chiesto più volte al Presidente dell’INPS un incontro per discutere in merito a questa vicenda ma il Presidente, alla faccia della tanto sbandierata trasparenza, si rifiuta di rispondere, così come si rifiuta di fare chiarezza sullo scandalo, denunciato in alcuni articoli di stampa, che coinvolgerebbe la direttrice generale.

Alla vigilia, dunque, dell’ennesima riorganizzazione, che non sembra prospettare adeguate soluzioni alle problematiche che nella stragrande maggioranza delle sedi da tempo determinano un progressivo peggioramento delle condizioni lavorative, nonché dei servizi all’utenza, l’unica vera certezza sembra rimanere proprio la mancanza di trasparenza, non solo nei confronti dei dipendenti ma anche dei cittadini, come ad esempio, quelli che si sono visti respingere la domanda di reddito di cittadinanza con un sms sul cellulare senza specificarne la motivazione!

MOBILITIAMOCI E LOTTIAMO PER OTTENERE LA REVOCA DEL LICENZIAMENTO DI MAURO!

MOBILITIAMOCI E LOTTIAMO PER UN INPS COME VERO BALUARDO IN DIFESA DI QUELLO CHE E’ RIMASTO DELLO STATO SOCIALE!

Si allega la decima lettera aperta di Mauro, indirizzata al Presidente dell’INPS.

Le precedenti lettere aperte di Mauro sono tutte pubblicate sul sito del S.I. COBAS www.sicobas.org.

14 dicembre 2019

S.I. Cobas Pubblico Impiego


Mauro Gennari un lavoratore della sede INPS Roma Monteverde, vittima di licenziamento disciplinare, si rivolge al Presidente dell’INPS attraverso alcune lettere aperte (inviate all’organizzazione sindacale S.I. Cobas).

DECIMA LETTERA APERTA

Al Presidente dell’INPS Prof. Pasquale Tridico (tramite il S.I. COBAS)

Oggetto: Sequestro dei beni da parte della Corte dei Conti. Documenti nel fascicolo del sequestro rilevanti per il procedimento disciplinare e ignorati dall’Inps e dai giudici del Lavoro e della Corte dei Conti.

Egregio Presidente, La informo che, come se non bastasse, in data 3 ottobre 2019 ho ricevuto dalla Corte dei Conti anche la notifica del sequestro di tutti i miei beni a garanzia del presunto danno erariale che per la Procura Regionale della Corte dei Conti “ammonta complessivamente a euro 2.620.183,90”.

Tale sequestro è stato poi eseguito a far data dal 23/10/2019, anche se sul mio conto corrente è stato invece richiesto per euro 3.929.958,22.

Come vede, sig. Presidente, a seconda di chi scrive la cifra cambia continuamente (per il Direttore regionale Lazio dell’Inps erano addirittura più di sei milioni di euro!), a riprova della grande confusione in cui versano gli attori protagonisti di questa spiacevole vicenda che sta danneggiando ingiustamente in modo grave e irreparabile il sottoscritto e la sua famiglia.

In data 5 novembre si è svolta l’udienza davanti al giudice della Corte dei Conti al quale il mio avvocato pochi giorni prima aveva inviato una dettagliata e puntuale memoria difensiva.

Alcuni giorni dopo il giudice, senza tener conto di nessuna delle argomentazioni in mia difesa, ha confermato il sequestro limitandosi ad affermare che “reputa che i fatti delineati dal Procuratore regionale, desunti dalla documentazione versata in atti e dal contestuale invito a dedurre, con le ragioni ivi addotte, appaiano sufficientemente provati e costituiscono un quadro di verosimile fondatezza dell’ipotesi di danno erariale, che il requirente ha posto a carico del presunto responsabile, con salvezza delle valutazioni sulla fondatezza dell’azione risarcitoria e sulla individuazione anche di altri responsabili, che competono al Giudice di merito”.

Il giudice pertanto conferma il sequestro dei miei beni (chiamandolo “sequestro parziale” ma di fatto liberando solo il mio conto corrente contenente 70 euro) 2 affermando la mia responsabilità senza nessuna sua valutazione nel merito e, riguardo ai Responsabili dell’Unità Organizzativa competente e ai Direttori di Sede che hanno controllato e sottoscritto i provvedimenti di accoglimento delle rendite vitalizie, parla di eventuali azioni risarcitorie nei loro confronti (la cui fondatezza deve essere ancora valutata!) ben sapendo che queste comunque non potranno mai essere esercitate per l’intervenuta prescrizione quinquennale. Non è però di questo che Le voglio parlare.

Ne parlerò in modo più approfondito in una successiva lettera aperta pubblicando i contenuti degli atti del procedimento davanti alla Corte dei Conti.

In questa lettera aperta vorrei informarLa sui contenuti di alcuni atti, che non conoscevo e che allego, presenti nel fascicolo del procedimento alla Corte dei Conti relativo al sequestro ma che riguardano anche e soprattutto il procedimento disciplinare e che sono stati completamente ignorati dall’Inps, in particolare dalla dirigente dell’Ufficio dei procedimenti disciplinari e dal Direttore Regionale Lazio, oltre che dalla Corte dei Conti.

Questo non fa altro che avvalorare quanto da me pubblicamente denunciato, e cioè che sto subendo un danno ingiusto derivante da un comportamento persecutorio e discriminatorio messo in atto dall’Inps e che finora ha avuto il sostegno dei giudici del lavoro e contabile (ma non quello della Procura della Repubblica che, come riporterò alla fine, ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale aperto nei miei confronti sulla base di motivazioni reali risultanti dagli atti ufficiali che mi scagionano completamente da dolo e colpa grave ma che vengono da tutti gli altri puntualmente ignorati).

Il documento n. 1 contiene l’esposto che in data 13/5/2016 il Direttore di Filiale Roma Eur F.Q. ha presentato alla Procura della Repubblica di Roma relativamente alla prima contestazione disciplinare che ho ricevuto a giugno 2016 per la presunta erronea lavorazione di 19 pratiche di rendita vitalizia e nella quale si proponeva addirittura la sanzione del licenziamento senza preavviso (la seconda contestazione disciplinare con la stessa sanzione proposta la riceverò a luglio 2016 per ulteriori 33 pratiche e, come ampiamente dichiarato e denunciato nelle mie lettere aperte, entrambe determineranno una sanzione unica di 3 mesi di sospensione per aver lavorato erroneamente 66 pratiche nonostante me ne fossero state contestate in totale 52!).

In tale esposto il Direttore di Filiale afferma falsamente che ero “impiegato addetto alla definizione di trattamenti pensionistici”, che ho “provveduto a definire trattamenti …..”, che 7 domande di rendita vitalizia “sono state definite … in mancanza dell’esibizione del libretto di lavoro”.

Perché mancarmi di rispetto e dichiarare il falso sul mio conto?

Io non definivo trattamenti pensionistici.

Questo è clamorosamente falso! Io non definivo ma provvedevo, in qualità di operatore, all’istruttoria delle domande di é vitalizia.

La definizione, cioè l’eventuale accoglimento era compito del Responsabile dell’ufficio competente (Unità di processo/Unità Organizzativa/Linea Prodotto e Servizio).

Quanto da me affermato è contenuto anche nelle relazioni 3 ispettive Inps e verrà ribadito sia dal Procuratore della Repubblica (Pubblico Ministero) che propone l’archiviazione del procedimento penale sia dal Direttore Generale Inps nella premessa della circolare n. 78 del 29/5/2019 (vedasi la mia nona lettera aperta dell’11 ottobre 2019).

In tutte le 19 pratiche è presente copia autenticata del libretto di lavoro ritenuta idonea dai Responsabili dell’Assicurato/pensionato a riconoscere il diritto al riscatto.

Perché dichiarare che per 7 non è stato esibito?

Vera invece l’affermazione del Direttore di Filiale Roma Eur che “Per una sola delle predette istanze la documentazione agli atti del fascicolo era sufficiente e idonea ai fini del riconoscimento del suddetto beneficio”, cioè del diritto al riscatto.

Si tratta della pratica E.O. per la quale anche le relazioni ispettive avallate dal Direttore regionale Lazio M.S.P. affermano il riconoscimento del diritto alla rendita vitalizia.

Allora perché il Direttore di Filiale non spiega il motivo per il quale anche questa pratica è stata annullata e all’utente non è stata erogata la pensione?

Le segnalo signor Presidente che nessuno di questi 19 utenti ha ricevuto il trattamento pensionistico, quindi sono pratiche senza danno come ha più volte dichiarato l’Inps.

Allora Le chiedo: perché per queste pratiche ho ricevuto la contestazione disciplinare con la proposta della massima sanzione disciplinare e sono stato anche denunciato penalmente, visto che la mancanza del danno per non aver erogato trattamenti pensionistici è stato il motivo per non procedere disciplinarmente nei confronti di alcuni Responsabili nonostante l’Inps abbia dichiarato l’irregolarità di pratiche che avevano controllato, sottoscritto e accolto e di conseguenza la loro responsabilità?

Perché questo atteggiamento persecutorio e discriminatorio nei miei confronti?

A tal fine la invito anche a rileggere pagina 6 e seguenti della mia sesta lettera aperta del 29/8/2019. Per ora non entro nel merito delle presunte irregolarità accennate nella denuncia contenuta del documento n. 1., tutte prive di fondamento e da me dettagliatamente contestate (basti pensare alla presunta violazione per alcune pratiche della competenza territoriale, che l’Inps dal 2016 non è mai riuscita a dimostrare nonostante io abbia ripetutamente richiesto non solo di indicare la norma violata ma anche il perché tale presunta irregolarità valga solo per il sottoscritto e non sia stata contestata anche agli altri dipendenti e Responsabili per le pratiche di cui ho consegnato la documentazione all’Inps fin dal 3/10/2018 in sede di audizione davanti l’Ufficio dei Procedimenti Disciplinari) e che prenderò in considerazione in una prossima lettera aperta.

I successivi documenti allegati n. 2, 3 e 4, riguardano le ulteriori 33 pratiche di rendita vitalizia per le quali a luglio 2016 ho ricevuto, come detto, ulteriore contestazione disciplinare con proposta di licenziamento senza preavviso e per le quali non era mai stato quantificato il danno.

Il documento n. 2 datato 7/1/2019 contiene una relazione ispettiva sottoscritta dagli ispettori centrali S.D.P e F.Q. (quest’ultimo è lo stesso dirigente citato in precedenza come Direttore di Filiale Roma Eur nel 2016).

Tale relazione da conto di 4 un ulteriore controllo effettuato su 24 delle 33 pratiche contestatemi, cioè solo su quelle attraverso l’accoglimento delle quali i richiedenti hanno ricevuto la prestazione pensionistica.

Pertanto 9 sono risultate senza danno.

Questo ulteriore accertamento “era stato affidato dalla predetta DCM di Roma a un gruppo di lavoro composto da funzionari esperti in materia a livello nazionale indicati dalla DC Audit” che ha redatto una relazione in cui viene evidenziata “l’irregolarità di 21 delle 24 posizioni complessivamente esaminate”.

Una prima evidente considerazione è che delle 33 pratiche contestatemi a luglio 2016 almeno 9 non andavano contestate perché non avevano determinato un danno (stesso motivo valido per i Responsabili), 3 sono state riconosciute regolari e quindi il numero di pratiche su cui l’Inps doveva eventualmente comminarmi una sanzione non era 66 bensì 21, cioè alle 66 andavano sottratte le 19+9 senza danno, le 3 regolari e le 14 mai contestatemi.

Chi deve ammettere questo clamoroso errore?

A chi imputarlo?

Poiché la vicenda è in appello davanti al Tribunale del lavoro di Roma mi auguro che questa volta il nuovi giudici prendano in considerazione anche tale elemento e non lo ignorino come invece ha fatto il loro predecessore.

Va evidenziato poi che nel “gruppo di lavoro composto da funzionari esperti in materia” è presente anche la dipendente R.M. della DCM di Roma, uno dei 3 funzionari che, su incarico del Direttore regionale Lazio M.S.P., nel 2016 hanno controllato le 52 pratiche di rendita vitalizia contestatemi redigendo 2 relazioni ispettive nelle quali si “dimenticano” di indicare che in tutti i fascicoli erano presenti i prospetti di riepilogo del calcolo dell’onere (mod. RISC.08 ad uso ufficio) regolarmente sottoscritti dai Responsabili di ufficio e, per una pratica (M.S.), dal Direttore di sede.

In tale documento i 2 ispettori correttamente prendono in esame i prospetti di riepilogo di calcolo, i mod. RISC.08, sottoscritti dai Responsabili dell’Assicurato Pensionato.

Faccio presente che su tali documenti non era necessaria la firma dell’operatore, cioè del sottoscritto, visto che questi viene ovviamente identificato dalla matricola che ha inserito in procedura riscatti la domanda e, curandone l’istruttoria, stampato il prospetto citato.

Fondamentale invece è la firma del Responsabile che attesta l’avvenuto controllo e garantisce la regolarità della lavorazione assumendosi la responsabilità del provvedimento amministrativo di accoglimento.

Curiosa è l’indicazione a pag. 2 che per la pratica n. 7, M.S., la firma del Responsabile di Unità Organizzativa non è leggibile.

Gli ispettori non possono non sapere (l’ho indicato ripetutamente in tutti i miei atti anche con il confronto della firma su altri documenti) che è la firma del Direttore di sede A.I.

Per tale pratica la Corte dei Conti quantifica un danno di euro 104.431,31 ma il Direttore della sede Roma Monteverde viene “sanzionato” ricevendo l’incarico di Direttore presso altra sede dell’area romana!

Faccio anche presente che nel mese di gennaio 2014 il Direttore di sede sottoscrive 10 pratiche di riscatto tra cui la pratica D.B.L. inserita tra le 44 su cui nel 2018 si fonda il mio licenziamento.

Potrò legittimamente denunciare un comportamento discriminatorio nei miei confronti?

In tale relazione ispettiva i due ispettori S.D.P. e F.Q. (vorrei sottolineare soprattutto il secondo per i motivi che tra poco esporrò) scrivono che “Quanto ai profili soggettivi di responsabilità, va rilevata la circostanza che l’istruttoria di tutte le pratiche in questione è stata condotta dall’operatore Gennari Mauro …..” e che il sottoscritto “va considerato responsabile per tutte le irregolarità riscontrate, attesa la sua qualità di operatore che ha curato l’istruttoria delle predette pratiche”.

Ma gli ispettori, a differenza dei 3 “esperti in materia” e del Direttore regionale Lazio che nel 2016 redigono e sottoscrivono le relazioni ispettive, aggiungono che le signore D.C., G.M.S e V.L.D., titolari della LPS Assicurato/pensionato presso l’Agenzia complessa di Roma Monteverde, vanno ritenute responsabili delle stesse irregolarità.

Dai contenuti di questa relazione ispettiva, documento n. 2, e dagli altri 2 documenti allegati alla presente, i numeri 3 e 4, è possibile evidenziare:

A) Nel “gruppo di lavoro composto da funzionari esperti in materia” che effettuano gli accertamenti sulle 21 pratiche di cui trattasi è presente, come detto, anche la dipendente R.M. della DCM di Roma, uno dei 3 funzionari che, su incarico del Direttore regionale Lazio M.S.P., nel 2016 hanno controllato le 52 pratiche di rendita vitalizia contestatemi redigendo 2 relazioni ispettive nelle quali si “dimenticano” di indicare che in tutti i fascicoli erano presenti i prospetti di riepilogo del calcolo dell’onere (mod. RISC.08 ad uso ufficio) regolarmente sottoscritti dai Responsabili di ufficio e, per una pratica (M.S.), dal Direttore di sede, e dichiarano erroneamente che ero io a definire le pratiche.

Chi deve intervenire per porre rimedio a tale scorrettezza commessa dai funzionari R.M., G.P e S.G. e dal Direttore regionale Lazio del 2016 M.S.P. visto che gli ispettori centrali S.D.P., F.Q. e A.Z. (quest’ultimo nelle tre relazioni ispettive redatte nel 2017 e nel 2018) evidenziano correttamente che in ogni fascicolo è presente il prospetto di riepilogo del calcolo dell’onere, cioè il mod. RISC.08, regolarmente sottoscritto dai Responsabili che garantiscono la regolarità della mia istruttoria e accolgono le domande?

B) l’ispettore centrale F.Q. è lo stesso dirigente che nel 2016 nella sua qualità di Direttore di Filiale Roma Eur mi denuncia alla Procura della Repubblica.

Perchè nel 2016 omette di denunciare anche i Responsabili di ufficio e il Direttore di sede visto che ora correttamente e chiaramente individua chi era responsabile delle presunte irregolarità?

Anche in questo caso chi deve intervenire in Inps per porre rimedio a tale grave scorrettezza?

C) nel documento n. 3 è contenuto un messaggio dell’Ufficio dei Procedimenti Disciplinari (UPD) indirizzato alla Direzione regionale Lazio, alla Direzione Centrale Risorse Umane e alla Corte dei Conti nel quale viene dichiarato che per due Responsabili U.O. “nessuna iniziativa disciplinare si è potuta instaurare nei loro confronti” perché le stesse erano andate in pensione nel 2014 e 2015. Quindi la dirigente dell’UPD ammette la loro responsabilità e che avrebbe proceduto 6 disciplinarmente se fossero state in servizio.

E allora: perché il Direttore di Filiale Roma Eur F.Q., ora ispettore centrale, nel 2016 non le ha denunciate alla Procura della Repubblica ipotizzando, come per il sottoscritto, un reato penale?

Perché non sono state sanzionate disciplinarmente e denunciate penalmente le Responsabili oggi ancora in servizio, in particolare A.C. e M.L.T., e i due Direttori di sede A.I e R.D.P., che hanno sottoscritto molte delle 44 pratiche su cui nel 2018 l’UPD ha fondato il mio licenziamento?

D) nel documento 4 è contenuta l’ulteriore denuncia nei miei confronti alla Corte dei Conti per un importo di euro 2.203.075,87 effettuata dal Direttore regionale Lazio F.V.. Signor Presidente, le domando: perché il Direttore Regionale Lazio non denuncia alla Corte dei Conti anche tutti i Responsabili che hanno sottoscritto e accolto le rendite vitalizie da cui è scaturito un danno visto che dai documenti finora descritti e in suo possesso, che non poteva non conoscere, emergono chiaramente le loro precise responsabilità?

Perché tale palese discriminazione nei miei confronti? Come è possibile cavarsela scrivendo che per alcune Responsabili “nessuna iniziativa disciplinare si è potuta instaurare” nei loro confronti “in quanto dimissionarie” e che per altre “i profili di responsabilità ipotizzati dalla Funzione Ispettiva ……… sono stati smentiti dalla circostanza che i conseguenti procedimenti disciplinari si sono conclusi con l’archiviazione”?

Perché vengono ignorate le relazioni ispettive degli ispettori centrali Inps A.Z., S.D.P. e F.Q. nella parti che inchiodano alle loro responsabilità i titolari di posizione Organizzativa e i Direttori di Sede?

Signor Presidente, Le riporto infine alcuni passaggi della richiesta di archiviazione del procedimento penale a mio carico che il Pubblico Ministero C.F. presenta al Giudice delle Indagini Preliminari della Procura di Roma e che trasmette anche alla Procura Regionale Lazio della Corte dei Conti che invece, puntualmente, ignora:

– “Il procedimento penale trae origine da una segnalazione pervenuta dall’Inps a carico di un proprio dipendente, l’odierno indagato, in relazione all’espletamento da parte del medesimo di talune pratiche …………… istruite dall’indagato ……….”;

– “La notizia di reato risulta infondata.”;

– “Le pratiche di rendite vitalizie istruite dall’indagato risultano incomplete ma non viziate da atti falsi. Ciò che può far ricondurre anche a trascuratezza e imperizia gli esiti delle medesime.”;

– “Le irregolarità più diffuse riguardavano la mancata prova in merito all’esistenza, continuità e durata dei rapporti di lavoro che avrebbero dovuto indurre gli operatori interessati, come pure i responsabili del procedimento e del provvedimento, a non concedere il trattamento pensionistico richiesto.” (in realtà accoglimento della domanda di riscatto);

– “La diffusione …….. la ragione …….. la circostanza………… il fatto che ………, sono tutti elementi che avvalorano le conclusioni alle quali si era già pervenuti ……., ossia l’assenza del dolo ………”;

– “Si aggiunga altresì che l’indagato svolgeva il ruolo di operatore ma l’ispezione INPS censurava altresì la condotta di quanti responsabili del 7 procedimento o del provvedimento non avevano ottemperato ai loro obblighi, ciò che fa ritenere ancora più remota, atteso il lungo elenco di costoro, la consumazione dell’ipotesi delittuosa.”.

E’ evidente che solo il Pubblico Ministero ha letto attentamente gli atti ufficiali relativi al mio licenziamento e ne ha tratto le debite conclusioni.

Questo, se mai ce ne fosse stato bisogno, non fa altro che confermare l’intento persecutorio e discriminatorio attuato dalla dirigenza Inps nei miei confronti.

Signor Presidente, Le chiedo per l’ennesima volta di intervenire e porre rimedio in qualche modo alla palese ingiustizia che si sta perpetrando nei confronti miei e della mia famiglia.

La informo che di fronte al persistente disinteresse Suo e delle altre Istituzioni preposte, al fine di tutelare me e la mia famiglia, mi vedrò costretto sin da ora a prendere in considerazione altre iniziative e a rivolgermi ad altri interlocutori.

Distinti saluti.

Roma, 12 dicembre 2019

Mauro Gennari