VERSO LA MANIFESTAZIONE DI PRATO PER LA LIBERTÀ DI SCIOPERO.
LOTTIAMO UNITI E ORGANIZZATI PER ABOLIRE I DECRETI-SICUREZZA.
In queste ore stanno crescendo in maniera esponenziale le adesioni alla manifestazione del 18 gennaio a Prato contro i provvedimenti amministrativi emessi dalla questura locale a carico dei lavoratori della tintoria Superlativa e delle due studentesse solidali con gli scioperi.
Si tratta di un segnale incoraggiante nell’ottica della costruzione di un fronte largo di opposizione ai Decreti Sicurezza capace di tradursi in una reale forza d’impatto contro l’offensiva repressiva in corso.
Nelle ultime settimane stiamo assistendo a un improvviso “risveglio” del dibattito sui Decreti-sicurezza anche nei piani alti della politica istituzionale e parlamentare: da una parte settori del PD e dell’attuale maggioranza di governo che si (ri)dichiarano propensi a mettere (parzialmente) in discussione questi provvedimenti; dall’altra l’orda reazionaria guidata da Lega e FdI che minacciano il ricorso alla piazza in difesa delle leggi-Salvini:
La verità è che i Decreti-sicurezza tornano al centro dell’attenzione dell’agenda politica nazionale solo e soltanto perché migliaia di lavoratori autorganizzati e di attivisti sociali (dai No-Tav ai movimenti per il diritto all’abitare, dale reti antirazziste ai comitati di disoccupati organizzati) in questi anni hanno osato, con la lotta, mettere a nudo le conseguenze immediate dei nuovi dispositivi repressivi: non solo quelli versati da Salvini, ma anche e soprattutto quelle leggi (le “Minniti-Orlando” e la “Renzi-Lupi” su tutte) che hanno fatto da modello per Salvini, e che continuano ancora oggi a produrre quotidianamente decine di procedimenti penali e amministrativi (Daspo, fogli di via, multe, ostacoli per chiedere il riconoscimento della residenza anagrafica) a carico di chi sciopera e di chi lotta.
Solo nella giornata di ieri ci sono piovuti addosso altri due segnali di guerra da parte delle Procure e dei commissariati: a Genova sono stati rifilati ben 100 Mila euro di multa a lavoratori e sindacalisti del SI Cobas per gli scioperi alla New Gel, mentre a Brescia il Tribunale ha respinto la richiesta di cancellare i fogli di via per la vertenza in Penny Market, commutandoli in obblighi di firma settimanali.
Unica nota positiva, la decisione del Tar di Modena, resa nota in queste ore, di cancellare i fogli di via in risposta alle lotte dello scorso anno in Italpizza.
È proprio la nostra esperienza quotidiana condotta fuori ai cancelli e nelle piazze, fatta di “ordinaria repressione”, ad averci insegnato che i DL Salvini sono solo la punta di un iceberg consolidatosi nel corso degli anni attraverso una miriade di provvedimenti che, (in maniera organica, sistematica e senza soluzione di continuità tra un governo e l’altro) hanno trasformato il conflitto sociale in una questione esclusivamente penale.
Se davvero una parte di quei partiti (in primis PD e 5 Stelle) intendono fare marcia indietro e cancellare le norme repressive, razziste e antisciopero che anche grazie a loro hanno spianato la strada a Salvini, sarebbe una buona notizia per l’intero movimento e per tutti gli sfruttati: tuttavia la coincidenza tra le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’area di governo e l’avvicinarsi della nuova tornata elettorale per le prossime regionali ci fa dubitare non poco sulla sincerità e sulla buona fede di queste “conversioni” last-minute.
La storia recente e passata ci insegna che i temi sociali e dei diritti sono usati da partiti e partitini unicamente come strumento di propaganda elettorale, per poi finire puntualmente nel dimenticatoio una volta chiuse le urne, allorquando le sacre leggi dello Stato borghese impongono ai governi di ogni colore la necessità di abbandonare ogni forma di retorica e di propaganda per lasciare il posto alle “vere priorità”: garantire il normale andamento di un sistema fondato sullo sfruttamento, sulla rapina di ricchezza, sulla devastazione sociale e ambientale.
L’unica arma per scardinare l’impianto delle misure securitarie ed ottenere miglioramenti nelle nostre condizioni salariali e di vita è e resta il rafforzamento delle lotte e la riorganizzazione di un ampio e combattivo fronte di classe: le migliaia di lavoratori del SI Cobas che in questi anni sono stati oggetto di provvedimenti repressivi lo hanno sperimentato sulla propria pelle, ed è sulla base di questa esperienza che intendiamo rilanciare un patto d’azione a partire dalla lotta per abolire i decreti-sicurezza aperto a tutte le forze disponibili su questo terreno, senza distinzione di sigle o di bandiera.
Al contrario, non consentiremo a nessuno di speculare sulla pelle dei proletari e di usare il tema della repressione per il tornaconto elettorale di chicchessia, men che meno ad uso e consumo di regolamenti di conti interni a questo o quel partito istituzionale.
È oramai evidente che ci troviamo di fronte a un piano persecutorio pianificato su scala nazionale per arrestare (nel senso stretto del termine!) le lotte del SI Cobas, prevenire l’estendersi di quell'”anomalia” che in questi anni ha prodotto importanti conquiste per decine di migliaia di lavoratori in gran parte immigrati e, di converso, imposto brucianti sconfitte al fronte padronale e alle sue logiche di supersfruttamento.
Ma l’attacco politico-giudiziario nei nostri confronti non è altro che la punta di lancia di un offensiva ultradecennale, tesa a rendere illegale l’esercizio del diritto di sciopero e la manifestazione del dissenso sociale nel nostro paese.
Per questi motivi, la manifestazione a Prato di sabato prossimo rappresenta un tassello fondamentale per riaprire un vero dibattito teso a rilanciare un’ampia campagna di mobilitazione nazionale per l’abolizione totale dei Decreti Sicurezza, e per ribadire con forza che le lotte sociali e sindacali non si processano.
Appuntamento ore 16,00 fuori alla stazione FS di Prato Centrale.
SI COBAS NAZIONALE