Presso tutti i reparti e gli ambulatori degli Ospedali di Genova, i medici, gli infermieri, i tecnici stanno continuando a lavorare come sempre.
Si eseguono visite, esami, prelievi, terapie che sicuramente non possono essere effettuate mantenendo distanze fisiche di sicurezza.
Il personale NON è dotato di mascherine apposite.
Non c’è nessun gel disinfettante.
Stesso scenario dappertutto.
A conferma che non c’è frottola più grande di quella che parla della sanità più avanzata del mondo, la Regione Liguria ha pensato bene di rendere la vita ancora più dura a tutto il personale sanitario, avvertendo che il personale in turnazione non potrà più avvalersi della mensa aziendale: chi smonta dopo un turno massacrante non avrà più possibilità di mangiare in mensa.
Chi esprime commenti e riserve sulle scelte delle aziende rischia sanzioni disciplinari e l’osservanza del codice etico opera come una camicia di forza alla denuncia delle criticità.
Ci mandano a combattere le infezioni senza dispositivi di sicurezza come tanti fantaccini mandati al fronte senza scarponi ma quante risorse a fini sociali sono state dirottate per le spese militari?
Come in tutte le guerre, anche in questa, contro il corona virus, ad essere schierati in prima fila sono sempre i lavoratori.
Nonostante l’emergenza epidemiologica abbia messo in luce di quale fragilità sia la rete assistenziale, anziché far scorrere le graduatorie degli idonei, in molte Regioni si preferisce alimentare la precarietà e dare spazio a cooperative e agenzie interinali.
Da una parte si tessono le lodi per il pericolo a cui sono esposti medici, infermieri ed OSS e dall’altra viene negata la possibilità di manifestare contro il degrado del SSN, contro le violenze e le guerre che molto hanno a che vedere con
le epidemie.
E’ dai tempi della peste descritta dal Manzoni che non c’è malattia che non trovi un moltiplicatore nelle condizioni d’igiene, nel degrado sociale, nelle guerre, nelle diaspore prodotte dalla guerra.
Davanti ai lanzichenecchi di oggi e di ieri la povera gente impaurita non può che fuggire.
Come si fa a combattere l’epidemia se migliaia di profughi siriani a cui hanno bombardato la casa non possono che fuggire per provare a sopravvivere?
Questi chiedono asilo e riparo umanitario, ma trovano a sbarrarne la strada polizie in assetto antisommossa.
Da queste condizioni di fame e di stenti non potrà che originarsi degrado e morte.
La difesa dei confini europei appaltata alla polizia greca è la confessione che gli interessi economici e di potenza (connaturati al capitalismo) vengono prima della vita di uomini donne e bambini inermi.
La politica reazionaria del dittatore Erdogan, che usa la carta dei profughi per contrattare con la UE, ha come contraltare l’ipocrisia dei finti “democratici” europei che un po’ piangono per la durezza dei respingimenti, ma molto magnificano l’azione della polizia: “Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo”.
Queste le parole di Ursula von der Leyen (Presidente della Commissione Europea), che involontariamente ammette che l’Europa è la vera mandante della guerra contro gli immigrati e i profughi.
Come se tutto questo non bastasse si vorrebbe vietare la denuncia di queste infamie.
Viene creato ad arte un clima di guerra per combattere il virus, ma nel contempo si dichiara guerra a un popolo senza casa, senza terra, senza futuro e si vorrebbe anche senza passato.
Su queste e altre sofferenze si vuole calare una cortina di silenzio.
Le fabbriche, i magazzini, gli uffici, gli ospedali continuano ad essere operativi come prima, più di prima!
Perché, nonostante l’epidemia in atto, si è abilitati a lavorare, come prima, più di prima?
Perché siamo sempre noi ad accollarci pericoli e fatica, come prima, più di prima?
Perché non è possibile scioperare e manifestare?
Perché si vuole chiudere le piazze alla denuncia?
Contro le guerre e contro la barbarie del capitale, solidarietà internazionalista ai profughi siriani!
Presidio
Sabato 7 marzo 2020 alle 17.00
Genova, in largo Pertini di fronte al Consolato turco.
S.I. Cobas Genova