Pubblichiamo questo contributo “Che bel 25 aprile!, redatto dai compagni della redazione de Il Pungolo Rosso e già pubblicato sul loro sito.
Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.
Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.
Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.
Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.
Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.
L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.
S.I. Cobas
Napoli, 25 aprile, al mattino: fermati Eddy Sorge del SI Cobas e 3 disoccupati del Movimento 7 novembre, “colpevoli” di avere esposto striscioni in varie zone della città a nome della campagna “Vogliamo tutto” (rivendicando tamponi per tutti, stop ad affitti e bollette, reddito universale esteso a tutti i disoccupati e precari), in concomitanza con il 25 aprile. In zona flegrea, decine di abitanti sono scesi in strada protestando contro i fermi della polizia e solidarizzando con i manifestanti. Al momento due compagni sono in questura centrale, e due al commissariato di p.s. di Bagnoli. Liberi subito!
Abbiamo ricevuto questo messaggio Whatsapp alle 14 di ieri. Poco dopo abbiamo appreso la notizia di una ventina di identificazioni da parte della polizia e altrettante multe.
Episodi analoghi si sono registrati anche a Milano e Roma, e nei giorni scorsi a Torino contro compagni anarchici o giovani dei centri sociali. Il 24, in un magazzino Tnt di Peschiera Borromeo, un funzionario di polizia ammoniva i facchini in sciopero: non potete scioperare! E qui a Marghera, nello stesso giorno in cui Zaia annunciava il via alla fase-3, si torna tutti al lavoro, “In Veneto il lockdown non esiste più”, la questura ci comunicava: il 1° maggio non si potrà manifestare, né a Mestre né a Marghera. Non si può fare neppure un presidio. Niente di niente.
Ecco qui, per mano dei questori, l’interpretazione autentica del pistolotto di Mattarella per il 25 aprile. “La lotta al coronavirus è la nuova Resistenza”, così l’ha sintetizzato, correttamente, Il giornale dei Berlusconi, lasciando perdere le parole di rito sul passato come cose senza alcuna importanza, dette tanto per dire. Importa assai di più il presente, e il futuro. Bisogna “ricostruire il paese”, il capitalismo nazionale, e non si deve “incrinare l’esigenza dell’unità”. Guai dunque a porre problemi a chi ha distrutto migliaia di vite e un sistema sanitario anche solo minimamente decente. Guai ad avanzare istanze di parte, se si tratta della parte ultra-maggioritaria della società che produce tutta la ricchezza sociale, ma soffre perché la sua salute non è tutelata, i mezzi di sussistenza in tanti casi scarseggiano, i debiti accumulati pesano, la povertà incombe.
L’altra parte della società, quella ultra-minoritaria, la parte responsabile in toto della “distruzione del paese”, ha viceversa la pienezza dei diritti e ogni tutela mentre progetta di scaricare su di noi il proprio doppio disastro. Nessun questurino interromperà le sue riunioni. Anzi, per fargli festeggiare a casa il 25 aprile, si è pensato bene di concedere i domiciliari a un paio di boss mafiosi, non si sa mai, le loro smisurate ricchezze possono tornar utili alla patria. Non si deve incrinare l’unità della classe del denaro. Bisogna “ricostruire il paese”, e anche i boss mafiosi sono ammessi alla “nuova resistenza”. Nel contempo l’ultimo rampollo della dinastia Agnelli dava una pedata nel culo al direttore di Repubblica Verdelli, reo di aver troppo sfrucugliato i gruppuscoli neo-fascisti. Non si deve incrinare l’esigenza di un buon rapporto tra la classe del denaro (quella del Covid-19 oggi, del fascismo ieri) e dei volonterosi intorbidatori di acque e mazzieri in erba. Bisogna “ricostruire il paese”, si sa mai che possano tornare utili, come un po’ di tempo fa … Ecco anche perché la notte del 24 costoro sono stati liberi di imbrattare monumenti partigiani di qua e di là, essendo le questure troppo indaffarate a preparare il fermo di compagni e giovani anti-fascisti.
Del resto, cosa accadde dopo il famoso 25 aprile 1945? Accadde che la stessa classe che aveva finanziato, preparato, voluto, protetto l’ascesa e la stabilizzazione del fascismo contro la classe operaia, riuscì a restare in sella alla caduta del fascismo – a cominciare dai padroni della Fiat – pur essendo stata la primissima responsabile di quella che il quirinale chiama “la scellerata avventura nazifascista”, nata anch’essa, come il Covid-19, dal nulla…
Ma non è detto che la storia si ripeta.