Approfondimenti politiciCobasdisoccupatiImmigrazioneInternazionaleLogisticaPostePubblico Impiego

[POSTE] La Fase 2 è arrivata, monta l’onda securitaria… Sciopero!

La Fase 2 è arrivata, monta l’onda securitaria… Sciopero!

(nella foto: i lavoratori FedEx-Tnt in sciopero nel magazzino di Piacenza)

La tanto invocata fase2 è qui, è in atto, milioni di lavoratori sono tornati a produrre; i decessi sono in lieve calo (un paio di centinaia); ai già contagiati se ne sono aggiunti solo un migliaio (6 maggio); gli italiani sono tornati nei parchi, i fidanzati sono tornati a frequentarsi.

Bene, la convivenza col virus è oramai un dato di fatto.

Il sistema economico è pronto a ripartire, è ripartito, lungo le stesse strade che hanno portato allo shock della pandemia; è inevitabile, necessario, così deve essere, tutti lo vogliono, soprattutto i padroni (pardon, gli imprenditori), che dicono di avere le tasche vuote.

I lavoratori qualche dubbio ancora lo avanzano avendo sperimentato sulla loro pelle le vere condizioni in cui hanno dovuto lavorare durante la fase acuta della pandemia e lo scarso peso che la loro salute, la loro vita, ha complessivamente nei pensieri dei padroni.

Monta con la fase2, l’onda securitaria.

Gli italiani sono stati liberati dal lockdown, tutte o quasi le libertà e i diritti sono stati riattivati, manca solo giusto qualche dettaglio, ma si è sulla buona strada.

Del resto non ci può essere paragone tra il poter fare jogging al parco e poter organizzare uno sciopero, una manifestazione politica o sindacale, un presidio, una assemblea in un luogo di lavoro; lo jogging di certo è più importante, serve a garantire l’equilibrio psico-fisico di milioni di persone; il resto, i diritti politici e
sindacali, sono una fissazione solo di una ristretta parte di facinorosi, mestatori, diffamatori dello splendido sistema economico e sociale in cui hanno la fortuna di vivere, non interessano agli Italiani (quelli veri, con la I maiuscola).

Che importa dunque se un ente amministrativo come la Commissione di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali, ripetiamo amministrativo, stia assumendo in modo sempre più marcato aspetti da “organo di polizia”, con provvedimenti che vietano a priori, oramai da due mesi, ogni forma di sciopero?

Nel comunicato del 30 aprile la commissione dichiara la propria soddisfazione per la totale assenza di iniziative nei mesi trascorsi; contemporaneamente riferendosi al futuro prossimo, con la forma del “fermo invito” suggerisce di mantenere la stessa linea a forze sociali e lavoratori, mentre contemporaneamente pone in contrasto i prossimi “drammatici effetti della crisi da coronavirus” su aziende e lavoratori, con la “tutela della sicurezza e salute dei cittadini”; di fatto, separa e rende antagoniste le due categorie, come se i lavoratori non fossero cittadini e i cittadini non fossero (in gran parte almeno) lavoratori.

Significativo è osservare come un organo amministrativo, si sbilanci a fare una considerazione sugli effetti della crisi da virus sul mondo del lavoro, quindi dal punto di vista economico e sociale, prefigurando in sostanza il rischio di agitazioni, proteste, manifestazioni, scioperi che turberanno la quiete sociale.

Insomma sanno che la crisi porterà a disoccupazione e miseria e si stanno attrezzando per garantire l’ordine costituito.

Controllano solo i servizi pubblici essenziali?

Dovrebbero, ma il segnale è esplicito e inequivocabile per tutte le categorie.

Dato questo quadro, non può esserci stupore nel prendere nota della sanzione emessa nei confronti degli organizzatori dello sciopero delle donne del 9 marzo scorso (Slai Cobas S.C.) che non hanno ritirato la proclamazione; una sanzione economica quale deterrente per ogni disobbedienza futura.

A costoro va tutta la nostra solidarietà.

Basta quanto sopra descritto a sostenere la tesi dell’onda securitaria?

Stiamo millantando?

Non crediamo, perché altri interventi simili sono in corso, ad un livello e con modalità diversi, ma dello stesso segno.

Ci riferiamo all’ultimo intervento delle forze dell’ordine nei confronti degli operai aderenti al S.I. Cobas in sciopero contro i licenziamenti alla TNT Internazionale di Peschiera Borromeo (MI); decine di mezzi e un numero imprecisato di uomini per sgombrare il presidio.

La TNT, oggi consociata con il gigante americano FedEx, ha motivato i licenziamenti con la crisi da coronavirus ed il calo delle merci, sembra proprio che in realtà l’obiettivo sia di piegare la resistenza degli operai organizzati nel SICobas per compiere a breve termine la loro sostituzione con “carne” fresca.

Ad oggi tutta la rete TNT in Italia vede gli operai in sciopero contro i licenziamenti ed il mancato rispetto degli accordi sottoscritti, non si piegheranno.

Questo esempio, eclatante in sé per spiegamento di mezzi e uomini, dovrebbe suscitare clamore, essere oggetto di attenzione da parte dei media, ma passa oramai come normale, insignificante, relegato nella marginalità della routine delle agitazioni strumentali delle solite frange dei facinorosi di cui dicevamo
prima, ignoto alla maggioranza della pubblica opinione che percepisce questa realtà solo in funzione del soddisfacimento dei loro desideri da acquisto compulsivo.

Evidentemente però lo sciopero di decine di lavoratori organizzati che presidiano il magazzino suscita nelle “autorità” un immediato, sentito allarme, se ritengono di mobilitare un contingente così imponente di mezzi.

Cosa hanno di così speciale questi lavoratori della logistica, la loro azione sindacale e politica, per suscitare questo allarme?

Questo scritto non vuole essere un panegirico, quindi non ci dilunghiamo, vogliamo sottolineare solo, per restare in tema con l’obiettivo di partenza, che i decreti sicurezza del fu ministro Salvini hanno previsto, tra le altre porcherie, un intervento specifico contro gli scioperi della logistica introducendo il reato di blocco stradale in caso di presidi, scioperi e picchetti, cioè in sostanza nelle iniziative del SICobas e ADL nella logistica.

Si è trattato di un intervento su commissione delle associazioni padronali di categoria e delle cooperative, che ha trovato nel sentire del leghista Salvini il migliore interlocutore possibile.

Deve essere stata una gioia per lui poter, in un colpo solo, intervenire per normalizzare decine di migliaia di immigrati e nello stesso tempo garantire “l’ordine e la sicurezza” tanto cari al suo elettorato.

Oggi lo spirito di quei decreti trova un catalizzatore eccellente nei provvedimenti governativi legati al coronavirus; il divieto di assembramento, di prossimità sociale da una parte, insieme col divieto di “blocco stradale”, hanno prodotto in sostanza una modifica della norma costituzionale sul diritto di sciopero, introducendone il ben più semplice ed efficace “divieto di sciopero”.

Inserendo quindi le varie tessere nello stesso quadro è lecito dire che siamo in presenza di un’ondata che ci sommergerà al grido di più sicurezza (qualunque cosa significhi), pace sociale, basta scioperi, meno diritti per chi lavora, meno pretese economiche, mani libere agli imprenditori (pardon, padroni), siamo tutti sulla stessa barca?

E’ altrettanto sensato dire che se questo si dovesse realizzare sarebbe una regressione della storia per quanto riguarda la condizione dei proletari di questo paese?

Infine, è forse illusorio dire che questa ondata va dunque contrastata in tutti i modi possibili, sul piano sindacale, politico e culturale, ma soprattutto che, oltre che necessario, è possibile farlo?

No, non è illusorio, potrà essere difficile per mille ragioni, nessun esito è già scontato in partenza, ma è crto che non esiste in questo momento alternativa alla lotta contro questo sistema economico e sociale, ai suoi devastanti effetti, alla sua intollerabile voglia di controllo sociale, legge e ordine, repressione, ai danni delle classi subalterne.

Il mondo postale può avere parte attiva in questa opposizione, resistenza, lotta?

I postali vivono esattamente come tutti i lavoratori salariati loro pari le medesime contraddizioni, subiscono gli stessi effetti della crisi economico-sociale ma pensano, nella stragrande maggioranza, di essere estranei a questi problemi.

Si ritengono garantiti, tutelati, con una visione aliena da ogni relazione con la realtà.

Sono inconsapevoli della loro effettiva condizione di classe, a causa di uno stipendio misero, ma garantito, o almeno considerato tale, che li porrebbe al riparo da ogni rischio.

Questa visione distorta comporta sul piano politico e culturale una collocazione, che definire conservatrice sarebbe troppo benigna, la quale si manifesta sovente con modalità proprie della destra più estrema e razzista.

Sono democristiani orfani della democrazia cristiana, quindi dispersi tra lega,
5stelle, forza Italia, fratelli d’Italia, pd; dal punto di vista culturale meglio stendere un velo pietoso.

Ma i postali sono così diversi dalla stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti di questo paese?

Assolutamente no, ne sono l’esatta esemplificazione.

Quindi, per rispondere alla domanda che fanno/faranno i postali rispetto alla lotta di cui parlavamo?

Possiamo rispondere solo a nome della piccolissima minoranza con la quale condividiamo comportamenti e obiettivi in ambito sindacale, politico, culturale; per tutti costoro diciamo che faranno la loro parte a partire dal luogo di lavoro.

Con loro abbiamo deciso la proclamazione dello sciopero dello straordinario per tutto il mese di maggio e una giornata di sciopero per il giorno 4 giugno prossimo per tutta la categoria.

E’ troppo poco?

Forse, ma è ciò che le nostre forze possono realizzare in questo momento.

Coordinamento Poste – S.I. Cobas

Per info, clicca su https://poste-sicobas.org/