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[GENOVA] Autotrasporto e logistica Liguria: caroselli padronali e sciopericchi di mezza estate

AUTOTRASPORTO E LOGISTICA LIGURIA: CAROSELLI PADRONALI E SCIOPERICCHI DI MEZZA ESTATE!

VA COSTRUITA UNA MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI A PARTIRE DALLA DIFESA DI SALUTE, SALARIO E RITMI DI LAVORO!

Martedì 21 Luglio 2020, a Genova – una città da mesi sotto lo scacco della gestione folle della cantieristica stradale e autostradale, in cui il prezzo più alto é pagato dalle classi proletarie – é andato in scena lo “sciopero” e il “corteo di tir” dei proprietari delle principali aziende di autotrasporto, che nella giornata in cui era previsto l’incontro tra le loro associazioni e la Ministra dei Trasporti De Micheli, hanno voluto denunciare la situazione drammatica sulle strade che, a dire loro, starebbe mettendo alla gogna parecchie aziende del settore, con una forte contrazione di fatturato e profitti.

I padroni del trasporto – attraverso le proprie associazioni di categoria – stanno iniziando a battere cassa, minacciando chiusure, delocalizzazioni, abbandono del territorio e licenziamenti, nonostante molte di queste stesse aziende abbiano lavorato ininterrottamente durante il lockdown con un aumento sproporzionato del volume di lavoro, soprattutto per quanto riguarda GDO ed e-commerce.

A fare da contraltare al pianto di coccodrillo dei padroni, dovrebbe essere, invece, lo sciopero regionale dei trasporti, proclamato da Cgil e Uil per il 24 Luglio. Ma per rivendicare cosa?

Scorrendo i diversi comunicati, leggiamo di sciopero “contro la grave crisi infrastrutturale”, in difesa dei “nostri porti” e del “nostro turismo”, rivendicando una “cabina di regia” sulla gestione dei lavori autostradali, ma non trovando una parola sui lavoratori e sulle condizioni che nella fantomatica fase post – lockdown stanno subendo in centinaia di aziende del settore.

Se la manifestazione padronale di qualche giorno fa aveva almeno il pregio di essere chiara nel rivendicare ossessivamente risorse per le aziende e politiche a diretto sostegno del profitto, lo sciopero del 24, chiama alla mobilitazione su obiettivi generici, senza mettere realmente al centro della mobilitazioni gli interessi di migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore, le loro necessità e i loro bisogni, certo ben lontani dalle operazioni politiciste delle burocrazie confederali e gli interessi di bottega da campagna elettorale.

Eppure nella fase attuale – stretti tra condizioni bestiali sulle autostrade liguri e la necessità di determinare chi pagherà i costi della crisi globale – non mancherebbero i motivi per chiamare a uno sciopero, anche solo di settore, incentrato su una piattaforma di rivendicazioni immediate contro l’offensiva padronale a salario, orario e condizioni generali di lavoro per migliaia di lavoratori e lavoratrici dell’autotrasporto e della logistica.

Infatti, mentre si chiamano mobilitazioni rivendicando “cabine di regia” (?!), nel totale caos autostradale ligure, a pagare lo scotto più alto continuano a essere i lavoratori che si vedono allungare a dismisura gli orari d’impegno a causa del traffico, costretti a effettuare lo stesso volume di lavoro e/o consegne in strade e autostrade completamente congestionate, presi alla gola dai continui “accordi” di forfetizzazione degli straordinari e trasferte per tagliare stipendi e salari, attaccati (vedi la vertenza nazionale TNT/FEDEX) nel tentativo di far saltare le conquiste sindacali degli ultimi dieci anni, trattati come “pacchi postali” da parte di quelle stesse aziende che, mentre piangono miseria, costringono i propri dipendenti a lunghe attese su piazzali soleggiati per poi essere rispedirli a casa senza salario e con la perdita totale della giornata, perché la merce non arriva.

Ancor più grave é poi il silenzio rispetto le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro di un settore che, non ci stancheremo mai di ricordarlo, ha lavorato senza soluzione di continuità durante tutto il lockdown, spesso in condizioni fatiscenti e non a norma.
Sono, infatti, proprio di questi giorni le notizie di nuovi focolai in diversi magazzini della logistica a livello nazionale, con centinaia di lavoratori (facchini, drivers, autisti, ecc..) positivi ai tamponi, con il primo caso anche alla BRT di Genova.

Ma a fronte di tale scenario, la sete di profitto da parte di committenti e fornitori del servizio é talmente feroce che in questi stessi stabilimenti si lavora come prima e più di prima, senza alcuna attenzione alla salute dei lavoratori e senza alcuna pianificazione di misure preventive di salute pubblica, volte al limitare l’espandersi del contagio fuori e dentro i magazzini.

Ma ancora più sconcertante é il silenzio confederale attuale, che fa il paio con quello di marzo, quando in pieno lockdown – mentre le aziende di logistica e autotrasporto rivendicavano il proprio diritto a continuare l’attività senza alcun tipo di limitazione e si moltiplicavano gli scioperi e le astensioni spontanee dei lavoratori che si rifiutavano di essere mandati al macello senza alcuna garanzia e sicurezza, non una parola, non un’indicazione, nessuna copertura sindacale é stata fornita da chi oggi chiama alla mobilitazione su obiettivi confusi e generici.

Speravamo che questi giorni, anche e soprattutto con lo sciopero regionale del 24 luglio, potessero essere l’occasione per costruire mobilitazione sui posti di lavoro e chiamare i lavoratori del settore allo sciopero rivendicando:

1) piano generale di screening preventivo per tutti i lavoratori dei settori che hanno continuato a lavorare in lockdown;

2) fermo temporaneo della produzione in caso di tampone positivo, quarantena preventiva a tutto il personale coinvolto e garanzia di salario per personale diretto e indiretto;

3) sblocco da parte dell’INPS dei pagamenti di cassa integrazione relativi ai mesi di Maggio e Giugno per chi é ancora vergognosamente in attesa di pagamento;

4) pagamento agli autisti di tutte le ore d’impegno extra e di attesa dovute all’emergenza traffico;

5) rimodulazione per corrieri/drivers del carico e volume di lavoro in relazione all’emergenza autostradale, con orari certi di uscita in consegna, indipendentemente dall’arrivo del carico completo della giornata;

6) pagamento per i facchini delle ore di attesa dei bilici e riconoscimento indennità di disagio per flessibilità, modulazione orario, turno spezzato, ecc..

7) esenzione dal pagamento del biglietto autostradale su tutta la Liguria fino a fine emergenza;

8) riduzione generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario;

Ancora una volta constatiamo come si sia persa un’occasione, sacrificando gli interessi della mobilitazione operaia alla voglia di tavoli a tutti i costi e alla polemica pre – elettorale.

Ancora una volta la ripresa dell’autorganizzazione dei lavoratori e del rilancio di una piattaforma di classe, anche nel settore dell’autotrasporto e della logistica, passa lontano dai riflettori concertativi, ma vive attraverso la costruzione di un percorso di lotta vero e radicato sui posti di lavoro e nei territori, nella prospettiva di un fronte unico di classe!

Coordinamento provinciale S.I. Cobas Genova