Dalla repressione sui luoghi di lavoro alle carceri!
Durante la manifestazione di #Modena, una giornata di grande partecipazione operaia, è stato molto importante per noi il contributo sul palco dei compagni e compagne che ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione delle carceri italiane.
Un contributo che è importante ricordare proprio per il legame che lega la repressione agli operai in sciopero con quella dei detenuti.
Soprattutto a Modena sappiamo bene cosa è successo: 9 morti nel carcere, omicidi di stato.
Vorremmo che pensaste un poco: in tutta Italia avevamo assistito a rivolte nei carceri che ci venivano presentate come un “impazzimento”.
Secondo voi a chi si devono addebitare le cause dell’impazzimento in luoghi in cui tutti i giorni i detenuti stanno ammonticchiati gli uni sugli altri nel mentre ascoltano, come le persone libere, tutte le litanie televisive sul coronavirus Covid19?
E tutto questo bombardamento informativo senza possibilità fisica di stare ad un metro di distanza gli uni dagli altri e senza nessuna prospettiva di cambiamento della loro condizione?
O in cui l’unico cambiamento è il divieto delle visite dei parenti proprio per prevenire il Covid19?
Noi non abbiamo dubbi: la responsabilità di questo impazzimento, che tale non è, risiede in chi è responsabile della gestione di tutti i luoghi di reclusione, centri di detenzione più o meno temporanei che ci siano.
Saldare la lotta contro la repressione nei luoghi di lavoro con quella che avviene nelle carceri dove milioni di proletari vedono sottratti i propri diritti è per noi importante.
Ancora di più nella città in cui le indagini delle forze dell’ordine hanno prodotto artificiosamente l’incarceramento del coordinatore nazionale del S.I. Cobas mentre l’azienda (l’Alcar uno) coinvolta evade il fisco per milioni di euro e licenzia chi si iscrive al S.I. Cobas e chiede di avere un salario secondo il CCNL o addirittura non viene pagato, in cui una ragazza minorenne ha rischiato di perdere un occhio a causa delle percosse subite da un agente, dove chi sciopera per i propri diritti calpestati dalle cooperative viene gasato con lacrimogeni sparati all’altezza d’uomo.
Continueremo nel tentativo di rafforzare la solidarietà per la costruzione di un fronte unico di classe!
S.I. Cobas