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[NAPOLI] Scuole chiuse, ospedali al collasso e tamponi a 80 euro: il “modello De Luca” é fallito, il 24/10 tutti in piazza

SCUOLE CHIUSE, OSPEDALI AL COLLASSO E TAMPONI A 80 EURO:

IL “MODELLO – DE LUCA” È LO SPECCHIO FEDELE DELLA BARBARIE CAPITALISTICA.

NON NE POSSIAMO PIÙ DI PAGARE SULLA NOSTRA PELLE LE FINTE “MISURE DI CONTENIMENTO” A USO E CONSUMO DEI PADRONI.

IL 24 OTTOBRE TUTTI IN PIAZZA.

La chiusura delle scuole campane decisa dal presidente della Regione Campania non è il prodotto di un “colpo di testa”, ma è parte integrante della più generale offensiva patronale in corso.

Un’offensiva a cui lo stato (indipendentemente dal colore dei governi) e le amministrazioni locali (tutte) si conformano in base alla regola aurea del capitalismo: ridurre i costi, massimizzare i ricavi.

Sarebbe il caso di chiedersi: perché si chiudono proprio le scuole?

De Luca non è più “cattivo” di altri governatori e governanti, casomai è più cinico nello svolgere il proprio ruolo di faccendiere dei padroni, senza fronzoli e senza ipocrisie finto-democratiche.

Si chiudono le scuole per un solo motivo: perché l’istruzione rappresenta per lo Stato un costo vivo in termini monetari, una voce in perdita nel bilancio della “sua” azienda, che in quanto tale, come ogni “buon” capitalista insegna, va tagliato.

Una simile misura non può essere in alcun modo isolata dal contesto in cui si produce: un contesto che vede, in Campania ma non solo, l’intero sistema sanitario completamente disarmato e allo sbando di fronte all’avanzare del CoViD a causa di decenni di tagli e razzie di ogni tipo.

Il vero scandalo non è tanto la chiusura delle scuole (che casomai è un mossa goffa e disperata nell’estremo tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto) quanto la totale incapacità delle Asl di tracciare la rete dei contagi e finanche di individuare i positivi sintomatici: un fatto che oramai è ampiamente conclamato.Le Asl non fanno più i tamponi neanche ai sintomatici lievi (cioè quelli che, come insegna la storia di questa sindrome, nel giro di qualche giorno potrebbero aggravarsi e finire in terapia intensiva) perché la Regione Campania ha ceduto la gestione della pandemia INTERAMENTE nelle mani dei laboratori di analisi privati.

Questi ultimi, chiaramente mossi solo dalla rincorsa al profitto, “testano” migliaia di tamponi senza alcun metodo diagnostico ne tantomeno prognostico, facendo migliaia di tamponi ad asintomatici che sono venuti a contatto con positivi da poche ore e che quindi in molti casi risultano falsi negativi.

È questo il motivo principale che ha portato la Campania a diventare la seconda regione più contagiata: il profitto!

Che ora De Luca, a poche settimane da un trionfo elettorale che è stato principalmente frutto delle sue doti di showman e dalla retorica del “legge e ordine”, sia clamorosamente inciampato sulla scuola e costretto nel giro di poche ore a un parziale dietrofront con la riapertura immediata dei nidi e delle materne, è un segno inequivocabile che l’acuirsi della crisi e delle contraddizioni reali lasciano sempre meno spazio alla demagogia e alle pagliacciate mediatiche.

Di fronte alle notizie di queste ore, con l’ospedale Cotugno già completamente saturo, innumerevoli malati in condizioni di media gravità già impossibilitati a ricevere cure e l’intero personale infermieristico costretto a turni e ritmi di lavoro schiavistici a causa di una decennale carenza di organico e finanche costretti al silenzio e all’omertà con tanto di minacce di licenziamento ordinate dal ras della sanità campana Ciro Verdoliva, la giunta regionale della Campania è oggettivamente responsabile di epidemia colposa, al pari di quella lombarda all’epoca della prima ondata.

È per questo che il governatore De Luca, dopo aver svenduto la tutela della salute sull’altare dei profitti e dopo aver vandalizzato per anni il sistema sanitario pubblico, tenta disperatamente una via d’uscita spostando i riflettori sulle scuole.

Tale strategia, d’altronde, lungi dall’essere un semplice colpo di teatro, è pienamente in linea con la narrazione della crisi sanitaria che da mesi ci viene propinata da gran parte dei governi nazionali e locali in tutta Europa, che è riassumibile così:

“SE TI AMMALI LA COLPA È TUA, PERCHÉ NON HAI ADOTTATO LE MISURE DI CONTENIMENTO, PERCHÉ SEI IRRESPONSABILE, PERCHÉ SEI ANDATO AL BAR A BERE O A CENA FUORI, PERCHÉ HAI FESTEGGIATO IL COMPLEANNO, LA LAUREA ECC. E DATO CHE LA PANDEMIA È COLPA DI QUALCHE SINGOLO “IRRESPONSABILE”, SE BISOGNA CHIUDERE ATTIVITA’, LICENZIARE O TENERE I BAMBINI A CASA, IL PROBLEMA È VOSTRO, QUINDI ARRANGIATEVI! NOI “STATO” NON ABBIAMO SOLDI SUFFICIENTI A CURARVI: POSSIAMO AL PIÙ OFFRIRE QUALCHE SPICCIOLO O L’EQUIVALENTE DELLA TESSERA DEL PANE AI PIÙ DISPERATI. DOPODICHÉ, SI SALVI CHI PUÒ”.

De Luca non fa altro che portare alle estreme conseguenze la linea di condotta, svelandola in maniera nuda e cruda e “depurandola” dalla patina di ipocrisia da “buon padre di famiglia” di un Conte o dalla nauseante retorica “finto-barricadera” di un De Magistris.

Il “prendersela con le scuole” è un espediente non meno ipocrita e intollerabile dell’aver varato un lockdown nazionale di due mesi lasciando aperte migliaia di fabbriche e magazzini in cui venivano mandati al massacro milioni di operai e in cui ancora oggi il rispetto dei protocolli di sicurezza è una chimera; lo scaricare i costi sociali ed economici della crisi sulle madri, sui padri e sui nonni degli studenti non è meno disgustoso dello scaricare la responsabilità del collasso del trasporto pubblico locale sui lavoratori dell’ANM…

Peccato però che quando tali provvedimenti o prese di posizione sono opera dei governi e delle amministrazioni “amiche”, la gran parte di coloro che sbraitano contro la giunta regionale, non solo non si vedono in piazza, ma si rintanano in un colpevole mutismo.

La protesta portata avanti in queste ore da centinaia di genitori per ottenere la riapertura immediata di tutti gli istituti scolastici non solo è giusta, ma è sacrosanta.Se dev’esserci chiusura, l’istruzione dev’essere l’ultimo comparto a chiudere i battenti, non certo il primo.

Se De Luca ci tiene cosi tanto alla nostra salute, iniziasse a chiudere le aziende in cui non si rispettano le norme di prevenzione dal contagio: noi del Si Cobas potremmo fornirgli una lista sterminata e ben documentata di “padroni-untori”, e magari potrebbe anche scoprire che non pochi tra questi hanno sostenuto e/o finanziato la sua campagna elettorale…

Se si vuole contrastare sul serio la “seconda ondata”, si restituisca alle Asl la gestione dell’emergenza, dotando queste ultime di uomini e mezzi invece di ingrassare le tasche dei laboratori privati; si garantisca lo screening di massa della popolazione: tamponi per tutti a partire dalle scuole, seguendo i criteri scientifici e non speculando e lucrando sulle ansie della popolazione; si garantisca il salario pieno a chi è costretto a casa perché contagiato, sospetto positivo o intento ad assistere i propri figli e familiari, invece di tagliare l’indennità di malattia per le quarantene fiduciarie come sta facendo l’Inps.

Se si vogliono davvero limitare gli assembramenti, si inizi davvero a far funzionare il trasporto pubblico locale.

Ma si sa, questa musica non potrà mai entrare nelle orecchie di direttori d’orchestra che sono pagati per suonare un solo spartito: quello dettato da Confindustria e dal grande capitale.I genitori scesi in piazza contro lo scaricabarile operato dalla Regione Campania hanno la possibilità di ottenere risultati concreti solo se sapranno legare la loro battaglia particolare a un più generale movimento di proletari e lavoratori colpiti dall’uso capitalistico della pandemia, ma anche a condizione di sottrarsi a ogni tendenza al negazionismo della crisi sanitaria.

La Pandemia c’è, è in crescita costante e impetuosa, e nessun settore della via sociale è “al sicuro”: dire che la scuola rappresenta il luogo più sicuro dai rischi del contagio, come continua a ripetere come un disco rotto la Azzolina e come purtroppo afferma anche qualche rappresentante dei genitori scesi in piazza, equivale a dire una falsità.

Le scuole non sono affatto al riparo dalla pandemia, e i dati sui contagi registrati in queste settimane tra studenti, personale docente e non, sono chiari ed impietosi nel mettere a nudo le responsabilità delle istituzioni tutte per non aver saputo e voluto adottare le misure necessarie, ovvero lo screening di massa e l’adeguamento delle strutture e degli spazi didattici.

Dai dati del ministero dell’istruzione del 10 ottobre, sono emersi circa 7000 casi di positività tra studenti e personale scolastico.

Anche ammettendo che tali numeri siano veritieri e senza tenere conto che in alcune regioni molti istituti sono stati chiusi per più una settimana a causa delle elezioni, in 15 giorni circa di lezioni ciò significa quasi 500 casi al giorno, e almeno 100 mila studenti in quarantena fiduciaria (a cui quindi il “diritto allo studio” è già nei fatti stato sottratto dal virus, e senza neanche il paracadute della DAD).

Parlare di “scuole sicure” in un contesto simile è a dir poco ridicolo, è vuota propaganda che può servire da alibi solo a chi, come la ministra Azzolina, ha tutto l’interesse a nascondere e a distorcere la realtà dei fatti.

La disputa fondata unicamente sul tenere aperte o chiuse le scuole, da questo punto di vista, rischia di essere fuorviante se non si va alla radice del problema, cioè COME SI PUÒ GARANTIRE AL MEGLIO IL NORMALE ANDAMENTO DELLE ATTIVITÀ DIDATTICHE, CON QUALI MISURE DI PREVENZIONE E DI TUTELA DELLA SALUTE NELLE SCUOLE.

Viceversa, le istituzioni tutte devono chiarire fin da ora chi dovrà farsi carico dei costi sociali ed economici della DAD, se e quando dovesse rendersi davvero necessaria una chiusura ANCHE delle attività didattiche (ipotesi tutt’altro che da escludere).

ALLO STATO ATTUALE, LE MADRI E I PADRI LAVORATORI SONO STATI PRIVATI PERSINO DELLE MISURE MINIME VARATE A MARZO SCORSO (congedi retribuiti, quarantena coperta da malattia, ecc.).

Uno scenario tanto più drammatico tenendo conto che tra poche settimane i padroni torneranno ad avere mano libera sui licenziamenti, e che quindi anche una sola assenza “non giustificata” porterà in molti casi a ritrovarsi disoccupati.

Tenere le scuole aperte il più possibile, tanto più in questa fase di crisi economica è oggi una necessità immediata per milioni di lavoratrici e lavoratori, precarie/i e disoccupate/i: una necessità che non può e non dev’essere usata e strumentalizzata dai deliri dei negazionisti, e neanche dall’opportunismo di chi al pari di De Luca è corresponsabile dello sfascio della sanità, della scuola e del trasporto pubblico e spera di usare questa vicenda solo per il proprio tornaconto elettorale.

Occorre costruire in tempi brevi un fronte di lotta unitario che parta dagli interessi e dai bisogni immediati dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti e delle donne colpite dalla crisi, pienamente autonomo e indipendente da ogni governo, amministrazione e consorteria istituzionale.

I SOLDI PER FINANZIARE LA SANITÀ, PER ASSUMERE MIGLIAIA DI INFERMIERI, PER GARANTIRE LA SICUREZZA NELLE SCUOLE E PER ASSICURARE SCREENING DI MASSA CI SONO: SI TROVANO NELLE TASCHE DEI GRANDI CAPITALISTI, QUELLI CHE NON HANNO MAI PAGATO E HANNO FATTO PROFITTI SPECULANDO ANCHE SULL’EMERGENZA SANITARIA, MENTRE CHI VIVE DEL PROPRIO LAVORO È SPESSO ANCORA IN ATTESA DELLA CASSA INTEGRAZIONE DI MARZO E APRILE.

I COSTI DELLA CRISI DEVONO PAGARLI I PADRONI, MA NON LO FARANNO MAI SE NON SARÀ UN MOVIMENTO DI MASSA AD IMPORGLIELO CON LA LOTTA E CON UN VERO SCIOPERO GENERALE.

Per questo, sabato 24 ottobre a partire dalle 16,00 saremo in presidio a piazza dei Martiri, manifestando la nostra opposizione e la nostra rabbia nei pressi della sede dell’Unione Industriali, principale mandante e beneficiario delle politiche di macelleria sociale in atto, analogamente a quanto avverrà in tutte le principali città italiane.

Per questo invitiamo tutte le realtà sociali e di lotta a partecipare a questa scadenza e ad arricchire ed allargare questo percorso.

SI Cobas Napoli