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[CONTRIBUTO] Polonia: l’imponente risposta delle donne all’attacco reazionario del governo Morawiecki

Pubblichiamo qui sotto il contributo dei compagni della redazione de Il Pungolo Rosso “Polonia: l’imponente risposta delle donne all’attacco reazionario del governo Morawiecki” già disponibile sul loro sito (vedi qui).

Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.

Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.

Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.

Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.

Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.

L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.

S.I. Cobas


Polonia: l’imponente risposta delle donne all’attacco reazionario del governo Morawiecki

Dopo mesi di attacchi striscianti e di tentativi di ridurre ulteriormente la possibilità dell’interruzione assistita di gravidanza, sistematicamente respinti alla mobilitazione delle donne, il Tribunale costituzionale polacco ha emesso la sentenza che rende illegale l’aborto nella stragrande maggioranza dei casi, tra cui quello della grave malformazione del feto.

Grazie a quest’ultimo sfregio all’autodeterminazione delle donne, oggi l’aborto assistito è possibile esclusivamente in caso di stupro, di incesto e di “grave pericolo per la vita della madre”. La sentenza, che è ancora più restrittiva rispetto alla legge approvata nel 1993, era stata sollecitata da un centinaio di parlamentari e ha avuto il convinto appoggio della chiesa cattolica, la cui influenza nelle vicende polacche (e non solo) è ben nota.

I casi previsti riguardano poco più del 2% degli aborti attualmente effettuati negli ospedali polacchi. Questa ulteriore restrizione farà aumentare i 200.000 aborti illegali che le donne polacche sono costrette ad affrontare ogni anno e aggraverà il già grave rischio che corrono ogniqualvolta decidono di non portare a termine la loro gravidanza.

Enough is enough': Thousands protests abortion law in Poland

Il governo di destra polacco non è nuovo a simili misure. Ha più volte minacciato di uscire dalla convenzione di Istanbul (il primo trattato internazionale contro la violenza di genere), e si è distinto in modo particolare nella caccia alle streghe contro la “comunità LGBT”, dichiarando alcune città “gay free”, impedendo l’educazione sessuale nelle scuole e rilasciando dichiarazioni urticanti contro l’omosessualità.

Non si può non notare anche lo straordinario tempismo con cui è stata emessa questa sentenza, in pieno tempo di Covid-19, pensando forse che le limitazioni imposte alle manifestazioni e agli assembramenti intimidissero e condizionassero l’iniziativa delle donne polacche. Tentativo fallito: da mesi, infatti, le manifestazioni si susseguono nelle principali città contro questa vile violenza di stato, e quella di venerdì è stata veramente imponente. Decine di migliaia di donne sono scese in piazza a Varsavia e in molte altre città della Polonia.

Pope calls for Poland to protect life amid protests over abortion law

Il loro segnale ha una chiara valenza internazionale e anche, almeno oggettivamente, internazionalista. Perché l’attacco ripetuto di cui sono da anni oggetto non è che la punta di lancia di un attacco internazionale contro le donne, i loro diritti, i loro movimenti di lotta. Basti pensare alla nomina alla Corte costituzionale Usa di una giudice ultrareazionaria strenuamente antiabortista.

A migliaia di chilometri di distanza, la logica capitalistica nella sua versione più reazionaria è la stessa: la crisi economica e sanitaria in cui il sistema del capitale ci ha scaraventato, va scaricata con una particolare brutalità sulle spalle delle donne, costringendole nelle case, alla cura dei figli e degli anziani, al ruolo di madri e di mogli pronte al sacrificio.

Questa destra oscurantista non è che la faccia più truce della medaglia, che mostra dall’altro lato, con i provvedimenti del Recovery Fund, l’assoluta noncuranza delle “liberali” istituzioni europee verso il peggioramento generale della condizione delle donne nel lavoro e nella società. Che anzi è messa chiaramente nel conto, nonostante le ipocrite parole di circostanza sulla necessità di andare nella direzione opposta.

La fuga in avanti del governo polacco ha ricevuto una energica risposta dalle manifestazioni di questi mesi partecipate non solo da donne; ma questa lotta per essere veramente efficace e vincente deve essere sostenuta dalla solidarietà militante delle donne e di tutti i lavoratori che subiscono, a livello internazionale, un attacco senza precedenti su tutti i fronti. Solo unendo le lotte contro la discriminazione e l’oppressione di genere, lo sfruttamento di classe e il razzismo potremo venirne a capo. E fare piazza pulita tanto degli ultra-reazionari quanto dei loro falsi oppositori liberal-democratici.