IL SILENZIO ASSENSO SUL FONDO PERSEO/SIRIO
NON È UN’OPPORTUNITÁ MA UNA VERGOGNA!
RISPONDERE DIVENTA UNA NECESSITÁ PER DIFENDERE IL NOSTRO TFR!
In data 8 aprile 2021 CGIL, CISL e UIL hanno sottoscritto con l’ARAN l’ipotesi di accordo che ha sancito l’adesione al Fondo Perseo-Sirio mediante il meccanismo del “silenzio-assenso”.
L’accordo riguarda tutti lavoratori assunti dopo il 1.1.2019, che avranno 6 mesi di tempo per manifestare la propria volontà di non aderire al Fondo Pensionistico Complementare.
Scaduto tale termine il lavoratore che non avrà espresso tale volontà si troverà automaticamente iscritto al Fondo, con conseguente rinuncia al suo TFR: riceverà una comunicazione dal Gestore (una banca privata) e avrà 30 gg. di tempo per comunicare il recesso con lettera raccomandata A.R. o PEC.
Per gli assunti prima della firma definitiva dell’accordo, la comunicazione arriverà dal proprio ente.
SCADUTO ANCHE QUESTO TERMINE NON POTRA’ PIU’ RECEDERE DAL FONDO E RECUPERARE IL PROPRIO TFR, NEMMENO NEGLI ANNI SUCCESSIVI!
Viene, quindi, in questo modo rovesciato il principio della libera volontà di adesione ai Fondi Complementari per andare incontro agli interessi dei gruppi che gestiscono la previdenza complementare, ivi compresi i sindacati confederali che siedono nei relativi consigli di amministrazione.
La gravità di questa scelta, operata per porre rimedio alla scarsissima adesione che tali fondi avevano riscosso tra i lavoratori, non troppo disposti a giocarsi la propria liquidazione in borsa, conferma per l’ennesima volta che la triplice sindacale si è trasformata in società di servizi per scopo di lucro sindacale contro gli interessi dei lavoratori e che, dopo aver accettato le varie riforme delle pensioni succedutesi dal 1992 ad oggi, è ovvio facciano da sponsor della previdenza complementare anche nel settore pubblico come buon puntello degli appetiti finanziari della borsa: non certo la loro visto che i soldi sono dei lavoratori.
Ma l’adesione ai fondi pensione, con rinuncia al proprio TFR, non garantirà pensioni dignitose alle nuove generazioni ma solo, nell’ipotesi migliore, la restituzione di una parte del capitale versato, tolte le ingenti spese di gestione che questi fondi comportano.
Sempre sperando che il fondo non fallisca prima nei giochi di borsa.
Come Si Cobas continueremo a lottare per il ripristino di una previdenza pubblica che tuteli anche le giovani generazioni e per la salvaguardia del TFR contro gli appetiti famelici di banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio e contro quei sindacati che hanno accettato di partecipare alla spartizione del TFR dei lavoratori attraverso la partecipazione ai Consigli di Amministrazione dei Fondi Pensione, perché ormai interni al sistema di sfruttamento dei lavoratori per spartirsi le cedole.
RESTA IL FATTO CHE SONO I LAVORATORI CHE DEVONO RISPONDERE DI NON VOLER METTERE IL PROPRIO TFR NEI FONDI, NON FACENDOSI ILLUDERE DALLE PROMESSE DEGLI ILLUSIONISTI DI PROFESSIONE – CGIL-CISL-UIL – PERCHE’ E’ UTILE RICORDARE CHE QUANDO IL DIAVOLO TI ACCAREZZA VUOLE L’ANIMA .
11 aprile 2021
SI COBAS PUBBLICO IMPIEGO MILANO