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[CONTROBUTO] La repressione non ci dividerà. La violenza non ci piegherà. Le lavoratrici e le donne lottano in prima fila

Riceviamo e pubblichiamo dalle compagne del Comitato 23 settembre:

La repressione non ci dividerà

La violenza non ci piegherà

Il crescendo della repressione dei padroni e dello stato nei confronti delle lotte dei facchini della logistica organizzati dal Sicobas è un segno evidente del carattere sempre più esemplare delle loro lotte e della influenza che esse possono esercitare nei confronti di tutte le lavoratrici e i lavoratori.

Risalendo nel tempo, abbiamo assistito prima ad un goffo tentativo di decapitare questa organizzazione sindacale, con l’arresto, nel 2017, del suo coordinatore nazionale, tentativo risolto in una bolla di sapone: le accuse erano totalmente infondate.

Negli anni sono seguiti gli arresti delle avanguardie di lotta e le minacce e intimidazioni ai delegati più attivi, come a Piacenza, per passare poi dalla repressione giudiziaria a quella fisica, con l’attacco poliziesco ai lavoratori che, a Roma, manifestavano per ottenere un incontro col ministro, arrivando infine alle minacce fisiche ai lavoratori in picchetto e all’uso di squadracce di mercenari per cercare di porre fine alla lotta dei lavoratori FedexTnt che da mesi lottano per la difesa del loro posto di lavoro.

La solidarietà di classe dimostrata da altri lavoratori della filiera, il cui posto di lavoro non era in discussione (almeno per il momento), ha fatto sì che si passasse dalle minacce alle vie di fatto, fino ai gravissimi episodi di aggressione degli ultimi giorni, avvenuti sotto gli occhi delle forze di “sicurezza” sempre più impegnate a garantire la sicurezza dei profitti delle multinazionali.

Episodi sui quali, ed era ora, neanche i media di stato hanno potuto tacere.

Come comitato 23 settembre, che ha tra i suoi scopi la denuncia, la controinformazione e il sostegno alle lotte delle donne e di tutti coloro che si battono contro gli effetti della crisi e contro il sistema capitalistico, siamo consapevoli del disegno che è alla base dei sempre più gravi atti repressivi.

E cioè quello di evitare in ogni modo che l’esempio di questi settori della classe in lotta si diffonda e porti alla lotta tutti coloro che saranno duramente colpiti dai piani di “ripresa” che sono allo studio del governo italiano e non solo.

Tra questi in prima linea ci saranno le donne, quelle già colpite dal mancato rinnovo dei contratti a termine, quelle che hanno dovuto lasciare il lavoro perché incompatibile con il lavoro domestico e di cura, quelle che, specie al sud, il lavoro non l’hanno mai avuto.

Per esse nessun piano di “ripresa” è previsto né a livello nazionale né a livello europeo.

Il loro carico di lavoro domestico ed extradomestico è destinato ad aumentare, così come l’attacco alla salute, il sessismo sociale, la violenza costante privata e di stato.

Il piano repressivo in atto mira a mantenere la frammentazione e la concorrenza fra i lavoratori, a contrastare la lotta ai licenziamenti mettendo in contrapposizione i lavoratori più garantiti con chi è disposto a lavorare per salari più bassi, o con contratti più precari, come le donne appunto.

L’attacco fisico ai lavoratori mira a convincere i più deboli che lottare porta guai e bisogna lasciar fare chi opera “per il bene di tutti”.

La verità è che nessuno può sentirsi al sicuro.Le donne oppresse e sfruttate hanno provato sulla loro pelle che non ci sono amici nelle istituzioni,e d’altra parte, di fronte alle teste spaccate, non serve appellarsi affinchè “non succeda più”.

Succederà ancora, e sempre di più, se non sapremo cogliere questo avvertimento esplicito: si apre un’era di scontri e di battaglie, di aggressioni economiche e di repressione dei diritti, di negazione dell’autodeterminazione e del diritto di organizzarsi, manifestare, scioperare.

E’ uno scontro che non dobbiamo temere di affrontare, perché il destino peggiore è quello di essere schiacciate in un angolo e di arrendersi senza essersi battute.

Le lavoratrici e le donne hanno spesso dimostrato di non avere paura lottando in prima fila, questa combattività deve trasformarsi in impegno costante, in solidarietà, in lavoro collettivo e organizzato perché esse, e solo loro, possono essere protagoniste della loro liberazione.

Partecipiamo con questo spirito a tutte le occasioni di mobilitazione che si daranno, a partire dalla manifestazione del 19 giugno a Roma, per denunciare l’insieme delle misure che il governo sta preparando, contro ogni forma di repressione, per socializzare il coraggio e la determinazione che trasmettono le lotte in corso, per favorire la mobilitazione convergente di tutti gli oppressi e gli sfruttati colpiti dalla crisi.

15/06/2021

Comitato 23 settembre