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[CONTRIBUTO] Morti sul lavoro, una strage senza fine: causata da sfruttamento, mancanza di sicurezza e precarietà

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo delle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):

Quella dei morti sul lavoro è una strage senza fine, un bollettino di guerra con numeri che salgono di giorno in giorno.

Il minimo comune denominatore di tutte queste morti: mancanza di sistemi di sicurezza, iper sfruttamento, precarietà.

A questo proposito pubblichiamo il contributo di una compagna, lavoratrice edile, che da vicino conosce le condizioni in cui spesso si lavora nei cantieri.

“Si spezza una tavola da ponteggio, cade e muore un operaio

Non si spezza una tavola da ponteggio se è a norma, non si cade nel vuoto se ci si assicura.

Abbiamo tutti i mezzi formali per lavorare in sicurezza e prevenire molti incidenti ma i costi i tempi e l’inadeguatezza degli organi di controllo e previdenza concorrono a non aiutare noi operai.

Accettare che la priorità vada allo svolgimento del lavoro piuttosto che alla vita, alla salute, cercando di sottrarre tempo di esecuzione e dispositivi di sicurezza, utilizzando spesso mano d’opera provvisoria, ricattabile, deve essere bandito!

La macchina dei finanziamenti sulle opere edili (i bonus) incarna tutto ciò, determinando una richiesta di lavoro massiccia, temporanea, dettata da scadenze incombenti, mancanza di materiale, tempi stretti, turni lunghi.

Ingombrare l’operaio di tutti i dispositivi di sicurezza, rappresentandolo solo sul piano figurativo, divulgativo, non basta per concorrere all’obbiettivo di tutelarlo, ma serve più che altro a manlevarsi da ogni responsabilità.

Ogni avvio di cantiere dovrebbe impiegare un formatore della sicurezza che sul posto dedica qualche ora per verificare, adeguare il cantiere a condizioni ottimali e per informare e prevenire dai rischi.

Ignorare le silenziose 1000 vittime l’anno dei processi di produzione, oltre le malattie indirette (vedi il triste primato di Taranto) e le innumerevoli irregolarità delle aziende nelle aree di maggior produttività, significa assecondare la violazione delle norme faticosamente imposte e diritti acquisiti.

Finché non verrà dato ai lavoratori uno strumento tutelativo e non punitivo, finché per ogni operaio che si rifiuta di lavorare in condizioni a rischio se ne propone un altro più sfruttabile, finché non si matura una consapevolezza di autotutela di classe, che invece di assecondare l’impresa nella speranza di un rapporto continuativo preservi il proprio collega, si aggiungeranno ancora vittime al macabro bollettino giornaliero.

Incominciando da noi stessi, abbandonando quel fatalismo che ci fa accettare il sacrificio del lavoro, pescando sempre tra chi ha meno scelta, dovremo limitare la trattativa individuale anche quando viene condizionata dai contratti a breve termine, lavori autonomi e subappalti per privilegiare un minimo garantito per tutti (sicurezza-salario); quel minimo garantito che cerca di arginare la competizione al ribasso delle gare d’appalti.

Li chiamano “incentivi alla ricostruzione” ma neanche il Superecobonus può garantire né continuità né professionalità stimolando passaggi economici che poco riguardano la mano d’opera in termini di guadano.”

Comitato 23 settembre