L’era Draghi prevede 40.000 operatori sanitari in meno entro il 2024
Il governo Draghi promette una pioggia di miliardi per la Sanità Pubblica e l’epocale stabilizzazione dei precari arruolati dal 2020 al 2021 per l’emergenza epidemica. Ma se pioggia sarà, non bagnerà noi!
I dati che circolano vanno presi con le pinze. Non sono definitivi, non sono ufficiali e devono passare al vaglio parlamentare, ma…
… vi si scorgono nette le linee di tendenza generali.
Fonti governative prevedono un aumento di 2 miliardi per tre anni per il SSN, 1 miliardo e 850 milioni per l’acquisto dei vaccini anti covid-19 e 2 miliardi e 354 milioni per finanziare le borse di studio dei Medici Specializzandi.
Sulla stabilizzazione dei volontari arruolati nel pieno dell’epidemia, la stima che fornisce la FIASO (federazione tra ASL e Ospedali) è di 53.000 operatori sanitari, medici e infermieri in maggioranza.
Rientrerebbero nel progetto di stabilizzazione tutti quelli che tra il 2020 e 2021 hanno lavorato almeno 6 mesi.
Si tratta quindi di una stabilizzazione extra-concorsuale. Il progetto, va chiarito, riguarda solo i lavoratori che sono stati impiegati con contratto a tempo determinato, non sono inclusi COCOCO e partite iva.
Altra è la stima che fornisce l’ANAO (associazione che raggruppa i medici ospedalieri).
Per questi i precari da stabilizzare sono 20.000 e solo 4.000 camici bianchi rientrerebbero nel progetto.
L’operazione si inquadra nel tentativo di contenere la falla dell’esodo pensionistico che vedrà da qui al 2024 l’uscita di 35.000 medici e 58.000 infermieri (stima FIASO).
Se consideriamo la stima dell’ANAO, che parte da 20.000 precari di cui 5000 specializzandi e altri 5.000 laureati, e una quota imprecisata di lavoratori a chiamata, il resto delle figure sanitarie stabilizzabili riguarderebbe circa 8500 unità.
Anche se prendiamo per buona la stima FIASO: 53.000 assunzioni a tempo indeterminato (ma già operanti con contratto a tempo determinato) frutto della stabilizzazione, a fronte di 35.000 medici più 58.000 infermieri che andranno in
pensione nel 2024, il personale sanitario si ridurrà di 40.000 unità.
Dopo l’annuncio a reti unificate della prosperità e della felicità dell’era Draghi, la realtà mostra che il RE è nudo e vi saranno 40.000 lavoratori in meno per il SSN.
Certo ci saranno i concorsi, ma non partono e, se partono, si fermano a metà strada.
E’ chiara e dichiarata la volontà del Ministro Brunetta della PA di procedere con percorsi extra concorsuali e questa stabilizzazione per chi ha rischiato la
pelle nella prima ondata pandemica viene usata per continuare ad alimentare la lotta tra precari, una lotta che non avrebbe motivo di esistere, perché il personale necessario per una sanità appena decente dovrebbe vedere ben altri numeri di effettivi.
Basti ricordare che modelli sanitari come quello francese o tedesco, pur lontani da una sanità universale e centrata sulla cura della salute e non della malattia, presentano un numero di infermieri rispettivamente due e tre volte superiore a quello italiano.
Nel mare dell’indefinito, la certezza si chiama privatizzazione di quello che ancora non è stato svenduto.
Alla riduzione del personale si accompagna la chiusura dei servizi, processo che si è attuato con il de-finanziamento del SSN.
Ora con il PNRR potrebbe riprendere il finanziamento della sanità pubblica ma non è così.
Esempio: per abbattere le lunghe lista d’attesa, si acquisteranno più prestazioni dai privati e/o si ricorrerà all’impiego negli ospedali di medici come liberi professionisti.
Questo è l’ennesimo rivolo che alimenta il mercato che prospera sulla salute e prosciuga nel contempo le risorse da destinare alla (ex) sanità pubblica.
S.I. Cobas