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[POLONIA] Europa, mondo. Un nuovo attacco internazionale contro le donne, le loro lotte e le lotte di tutti gli sfruttati

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo delle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui).

Polonia, Europa, Mondo.

Un nuovo attacco internazionale contro le donne,

le loro lotte e le lotte di tutti gli sfruttati.

La Polonia è oggi la punta di lancia dell’attacco internazionale che ha di mira non solo l’autodeterminazione delle donne in tutto il pianeta, ma anche il controllo e l’irregimentazione del mondo degli oppressi, a cominciare da chi si oppone ai governi e ai loro programmi di ripresa dell’accumulazione dei profitti.

Che la Polonia sia la patria dell’oscurantismo è ormai noto, che le donne polacche stiano conducendo da anni una battaglia di massa per ottenere il diritto di decidere sui loro corpi ed essere assistite nell’interruzione di gravidanza anche.

Ma ora è in atto un nuovo, più forsennato attacco di cui si è fatto promotore il movimento Pro-right to life (Per il diritto alla vita), guidato da una delle più influenti organizzazioni oscurantiste polacche, ampiamente collusa con la chiesa cattolica e il governo di quel paese.

E’ stato in questi giorni discusso in parlamento (e per il momento respinto) un nuovo disegno di legge che prevede l’abolizione tout court della possibilità di abortire, a nessuna condizione, nemmeno a quelle estreme per le quali era ancora concesso, che già avevano ridotto del 90% gli aborti legali in Polonia.

Questo avrebbe significato condannare le donne che se lo possono permettere a costosi viaggi all’estero (in Germania, in Olanda, in Belgio, in Svezia) o in alternativa, partorire bambini nati da stupri, incesti o violenze o gravemente malformati e senza possibilità di sopravvivenza, anche a rischio della propria vita.

E’ invece stata approvata l’istituzione di una apposita superprocura con l’incarico di costituire un database in cui VERRANNO MESSE SOTTO CONTROLLO E MONITORATE TUTTE LE DONNE INCINTE, di cui si seguiranno i movimenti e le azioni, in modo da prevenire qualunque tentativo di decisione autonoma delle donne stesse, ma anche, di conseguenza, della popolazione più in generale.

Compito di questa nuova istituzione sarà quello di scoraggiare aborti e divorzi e disgregare le famiglie arcobaleno.

Dopo l’istigazione alla delazione ai danni delle donne che abortiscono recentemente approvata nel Texas, con promesse di premi in denaro alle spie, ecco la creazione di un nuovo e più organico apparato repressivo che solo gli ingenui possono pensare abbia di mira solo le donne.

Sono evidentemente degli esperimenti di controllo sociale che potranno risultare utili in un prossimo futuro.

Ed è ingenuo pensare che le politiche oscurantiste siano appannaggio di micro-sette fuori dalla storia: si tratta di organizzazioni internazionali cresciute a dismisura in pochi anni grazie ai lauti finanziamenti anonimi provenienti dagli Stati Uniti, dalla Russia e dall’Europa.

L’organizzazione polacca che va per la maggiore (Ordo Iuris) è una filiazione di una fortissima organizzazione brasiliana (la TFP, ossia Tradizione, famiglia e proprietà: tutto un programma!), a sua volta collegata con innumerevoli organizzazioni Usa dello stesso stampo, che stanno scalando, con l’appoggio dei trumpisti e delle destre in crescita, il potere: sono arrivati ad occupare posti di rilievo nell’amministrazione e nella Corte Suprema degli Usa!

Altro che presenze folkloristiche! Si tratta dell’altra gamba del capitalismo, l’ineliminabile sostegno della sua faccia “progressista”, la sua garanzia di appropriazione del lavoro riproduttivo delle donne gratuito e sottomesso e della loro subordinazione e mercificazione sociale.

Allarghiamo ora lo sguardo alla civilissima Europa.

Oltre la Polonia e l’Ungheria, dove sono al governo, l’internazionale oscurantista sta facendo rapidi passi avanti in tutta l’Europa dell’Est: Slovenia, Romania, Cechia, Croazia si sono impegnate negli ultimi anni a votare referendum non solo sull’aborto, ma sul divorzio, su matrimoni gay e quant’altro, mentre si è costituito, nell’Europa dell’ovest, un organismo internazionale (Agenda Europe) che promuove le giornate internazionali della famiglia (tipo quella di Verona nel 2019) e campagne varie contro la colonizzazione messa in atto dal pensiero gender, (sulla quale si è esplicitamente pronunciato anche l’illuminato Papa Francesco), a discapito dei “valori cristiani”.

Sarebbe ingeneroso non citare tra i campioni di tali campagne gli esponenti della chiesa ortodossa, impegnatissimi nello spronare le nostre badanti immigrate dall’est Europa alla sottomissione in vista di future ricompense nel regno dei cieli, e, nel continente americano, la funzione inebetente delle mille sette protestanti nord e sudamericane.

Ma torniamo a noi.

Come abbiamo già più volte ricordato, l’accozzaglia di “valori cristiani” si intreccia nella propaganda con il sovranismo e il nazionalismo. Al posto delle antiche guerre di religione, in Europa e non solo è in atto la guerra agli immigrati e l’islamofobia, di cui abbiamo un esempio lampante ai confini della Polonia.

Gli immigrati vanno fatti morire di freddo e tenuti alla larga, nonostante loro i figli li facciano, poiché bisogna restare bianchi candidi e meno inquinati possibile da altre “razze” ed “etnie” (di cui le più pericolose sono di sicuro i poveri e le masse in lotta nel mondo arabo).

Le donne europee devono inoltre convincersi che la ricreazione è finita ed è bene che si facciano passare tutti i grilli che hanno per la testa.

Chi fa figli sceglie la libertà: questa l’indicazione senza tanti giri di parole, emersa dal convegno sugli “Stati generali della natalità”, tenutosi lo scorso maggio, che ha visto l’autorevole presenza e appoggio delle due massime autorità italiane, il Papa e Draghi.

Un evidente segnale dell’importanza della questione e dell’unanimità istituzionale e padronale che raccoglie questo attacco alla vita e alla dignità delle donne, al di là delle chiacchiere nauseanti, nelle feste comandate, contro la violenza (25 novembre) e sull’impegno a favorire la parità di genere (8 marzo).

E’ perciò necessario che gli obiettivi espressi dalle lotte delle lavoratrici e di tutte le donne oppresse entrino a far parte a pieno titolo delle piattaforme delle lotte che si svilupperanno: una volta di più la mancata assunzione di questi obiettivi indebolirà la lotta contro il sistema sociale capitalistico, lotta che noi vogliamo contribuire ad estendere e a rafforzare.

Comitato 23 settembre