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[ITALIA] Il 17 luglio confronto tra lavoratori e lavoratrici a Bologna: per una stagione di mobilitazione generale

CONFRONTO TRA LAVORATORI E LAVORATRICI

PER UNA STAGIONE DI MOBILITAZIONE GENERALE

DOMENICA 17 LUGLIO, BOLOGNA

h 10:30 – circolo Arci Guernelli, via Antonio Gandusio 6

La precipitazione delle tensioni e degli scontri tra i principali blocchi imperialisti, sfociata in una vera e propria “guerra per procura” tra Nato e Russia sul suolo ucraino, i drammatici scenari determinati su scala internazionale dall’escalation bellicista e militarista in atto in tutto l’Occidente vanno ad inserirsi in un contesto già segnato da una duplice crisi (prima economica, poi sanitaria) da cui il capitalismo non riesce a venire a capo, ma è al tempo stesso un ulteriore fattore di aggravamento e di inasprimento degli attacchi alle condizioni di vita e salariali dei lavoratori e dei proletari in tutto il mondo.

L’aumento vertiginoso del costo delle materie prime, e quindi del prezzo dei generi di prima necessità e delle tariffe, va innestarsi in un contesto già segnato da una lunga fase di recessione e dal crollo dei consumi provocato dalla pandemia (cosiddetta “stagflazione”), e da una compromissione degli equilibri ambientali e climatici di dimensioni epocali: in sostanza, gli ingredienti necessari a innnscare una catastrofe totale sembrano esserci davvero tutti; la combinazione tra crisi alimentare e quella idrica legata alla siccità è significativa, al punto che negli ultimi giorni la rete no-profit Oxfam ha stimato che solo quest’anno ci saranno nel mondo 263 milioni di nuovi poveri e 827 milioni di persone in condizione di grave precarietà, che come prevedibile saranno concentrati prevalentemente nei paesi poveri di Africa, Asia e medioriente.

In tutto l’Occidente, e più in particolare in Italia dove i salari diretti sono pressoché fermi dagli anni ’90 e servizi sociali che costituiscono il salario indiretto sono ridotti ai minimi termini, queste dinamiche stanno già impattando in maniera pesantissima sul potere di acquisto dei lavoratori.

A fronte di un inflazione che è senza precedenti negli ultimi 40 anni e dell’aumento fino al 50% di alcuni generi di prima necessità, il governo Draghi si è limitato ad elargire un bonus di 200 euro “una tantum”: una misura dal chiaro sapore propagandistico ma che, a conti fatti, non servirà e nettamente inferiore alle dimensioni dei rincari.

Ci troviamo quindi di fronte a un ennesimo scippo di salario nei confronti degli operai dell’ intero lavoro dipendente: un furto a cui, ovviamente, corrisponde un analogo regalo ai padroni e al grande capitale, in primis a quei settori coinvolti nel business della guerra e della corsa agli armamenti (in larga parte a capitale pubblico, come nel caso esemplare della Leonardo Spa in Italia) e a quei settori che speculano in maniera parassitaria sul rialzo dei prezzi; un furto che è tanto più inaccettabile se si considera che:

a) l’Italia è l’unico paese in cui salari negli ultimi 30 anni sono addirittura diminuiti del 3%.

b) le controriforme borghesi di questi ultimi decenni hanno moltiplicato forme di supersfruttamento con salari da fame fino ad arrivare persino alla sostanziale legalizzazione del lavoro gratuito o semigratuito (vedi gli stages nelle scuole, fonte di enormi sovrapprofitti per i padroni).

c) in spregio agli effetti devastanti della pandemia, il governo continua a tagliare la spesa sociale (sanità, istruzione, trasporti), proprio nel mentre va ad aumentare le spese militari per obbedire ai diktat della Nato che impone di portarle ad almeno il 2% del pil.

d) Confindustria, dopo aver minacciato le barricate contro qualsiasi ipotesi di aumento della tassazione sui profitti e sui patrimoni, nel mentre ostacola i rinnovi contrattuali e pone il veto su ogni richiesta di recupero reale dell’inflazione in busta-paga, sta mettendo in piedi una vergognosa campagna contro il già misero “paracadute” del reddito di cittadinanza, strumento che da sempre riteniamo insufficienza ma che quantomeno ha in questi anni permesso a migliaia di proletari di sottrarsi al ricatto di dover lavorare a 3-4 euro l’ora pur di evitare la povertà estrema.

Questo è, in sintesi, lo scenario a tutti gli effetti catastrofico col quale ci troveremo a fare i conti in queste settimane e, con ogni probabilità, nei mesi e negli anni a venire. Ed è per questo che si rende necessaria una azione che, partendo dall’opposizione alla guerra in corso in Ucraina e dell’opposizione a tutti i fronti imperialisti in conflitto, sia capace di rilanciare una mobilitazione di classe con una visione internazionale e in una prospettiva internazionalista.

Oggi come non mai i fatti dimostrano che i lavoratori e le masse oppresse non hanno nessuno stato, nessun governo e nessun esercito “amico”; che i piani di guerra (non solo in Ucraina) non sono altro che un regolamento di conti interno alla classe dominante il cui prezzo ricade interamente sui proletari, sia in termini di sangue e di vite umane sui teatri di guerra, sia in termini di peggioramento delle condizioni di vita nei paesi imperialisti; che il costo delle “sanzioni” bilaterali varate dall’occidente e da Putin hanno come unico effetto quello di affamare milioni di donne e uomini.

Sul piano dell’iniziativa, diventa urgente la definizione di una piattaforma di lotta che a partire dal lavoro svolto in questi ultimi due anni, sia capace di porre con forza il tema del recupero salariale di fronte al caro-vita. In quest’ottica, il dibattito in corso sul tema del salario minimo orario può esserci d’aiuto nel determinare le condizioni per allargare il raggio d’azione.

Va però tenuto conto che una campagna per il salario minimo può avere un efficacia reale solo se si pone nell’ottica di costruire un reale protagonismo di lotta sui luoghi di lavoro, capace di invertire i rapporti di forza attuali; al contrario, se il tutto dovesse ridursi a mere campagne di opinione, o peggio a uso e consumo elettorale, sarebbe alto il rischio che il tema del salario minimo si riveli un boomerang per i lavoratori, in quanto anche nel caso in cui venisse approvata una legge in tal senso, i padroni tenderebbero a livellare tutti i salari verso i minimi di legge.

Al fine di avviare un confronto su tutti questi temi, sul rilancio dell’opposizione alla guerra e sulla ripresa di un reale e concreto collegamento tra i lavoratori e lavoratrici, ovunque collocati sindacalmente, in vista della costruzione di un nuovo sciopero generale in autunno, invitiamo tutti e tutte ad un primo momento di confronto assembleare per domenica 17 luglio a Bologna, alle ore 10:30 presso il circolo Arci Guernelli, via Antonio Gandusio 6, nel quale condividere un indirizzo generale da far vivere nei numerosi appuntamenti che già si stanno determinando.

3 luglio

S.I. Cobas