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[NAPOLI] Disoccupati picchiati dalla polizia. Per salario e lavoro: tagliare la guerra, non il reddito. Assemblea per generalizzare la lotta

GENERALIZZIAMO LA LOTTA.

RILANCIAMO LA MOBILITAZIONE

Domani h 10 assemblea telematica da Sud

(per link zoom scriveteci in privato)

Ieri è stata una giornata di lotta, l’ennesima, per centinaia di proletari e proletarie di questa città:

Dinanzi all’ennesimo rinvio da parte delle istituzioni locali e alle continue provocazioni delle forze dell’ordine, nessuno è indietreggiato dimostrando ormai una assunzione di responsabilità fortissima e quotidiana.

Tante cose sono accadute in 9 anni ma quando diciamo che è nel fuoco della lotta di classe che si creino le condizioni affinché gli sfruttati e le sfruttate assumano coscienza e consapevolezza, ci riferiamo proprio a quanto accaduto ieri e in tante altre occasioni: tanti e tante, al fianco della necessaria rivendicazione di un salario garantito e per un lavoro stabile e sicuro di pubblica utilità in una città che necessità urgentemente di tutto ciò – scendono in piazza con la consapevolezza che non esista battaglia singola che possa risultare vincente senza una lotta complessiva all’attuale sistema economico e sociale.

Gli slogan scanditi ieri “Lavorare tutti, lavorare meno” “Come in Francia pure qua” “Dimezzano i salari, aumentano le spese militari” sono la restituzione più evidente di tutto ciò.

Chi oggi lotta per il lavoro sa benissimo che, pur riuscendo a conquistare con la lotta il posto di lavoro, l’inflazione al 13% e la drastica diminuzione della portata del reddito di cittadinanza – abbiamo scritto un post pochi giorni fa sulla sua trasformazione – stanno già cominciando a peggiorare drasticamente le condizioni di vita degli strati più poveri e in difficoltà della popolazione.

Ecco che allora, a differenza di quanto raccontano le strumentalizzazioni giornalistiche, chi oggi scende in piazza per il lavoro sa benissimo che la lotta per il superamento del capitalismo passa per una complessità di piani ineliminabili che si incrociano tra di loro, si parlano, si arricchiscono e si rafforzano a vicenda.

Del resto l’attacco che stiamo subendo è frontale e complessivo.

C’è una linea infatti che unisce Cutro all’attacco al reddito.

Crediamo sia importante mettere in evidenza che quelli in Calabria sono morti ammazzati dalle strategie padronali e dalle politiche governative.

Governo che, tramite i propri decreti, non farà che creare barriere e situazioni ancora peggiori per chi vorrà venire in Italia o in Europa.Una guerra criminale scatenata contro chi proviene dai paesi controllati, dominati e devastati dall’imperialismo.

Forza lavoro che affollera’ le metropoli capitaliste nel prossimo futuro, insieme, tra l’altro, agli attuali percettori di reddito – si assottiglierà ancora di più con la riforma Meloni- concorrendo ad abbassare il costo complessivo della forza lavoro stessa, scatenando la peggiore guerra tra poveri.

Dobbiamo attaccare i piani padronali e la logica del profitto in ogni modo: rivendicando lavoro per tutti e tutte lottando per la riduzione della giornata lavorativa a parità di salario, estendendo la platea dei percettori e delle percettrici aumentando la quota di reddito percepita sottraendo risorse destinate alle aziende e alle spese militari imponendo, ad esempio, una patrimoniale al 10% più ricco della popolazione.

Prendiamo i soldi dove i soldi ci sono e non alimentiamo la guerra tra poveri che si scannano per poche briciole.

Domani abbiamo lanciato, assieme al percorso cittadino napoletano sul reddito e alle realtà del sud con cui siamo entrati in contatto prima e dopo la data di convergenza del 5 novembre a Napoli, un momento di confronto e discussione condiviso tra chi si sta muovendo per contrastare l’attacco al reddito di cittadinanza.

Una campagna portata avanti h 24 a reti unificate dagli stessi parassiti incollati da decenni a poltrone di lusso da 15.000 euro al mese che, a loro volta, altro non sono altro che la voce dei padroni seduti su poltrone ben più remunerate.

Ci sono state numerose iniziative contro il taglio del Reddito di Cittadinanza in particolare a Sud da Palermo a Napoli, da Cosenza a Catania (su varie posizioni, angolature e con varie forme di lotta) ma tutte sfilacciate, scoordinate nei tempi, manchevoli di una proiezione pubblica unitaria, lasciando così ampio spazio alla narrazione dominante e alla sua capacità strumentalizzante.

Essendo già di per sé non “particolarmente partecipate rispetto a quanto si auspicherebbe” non hanno prodotto fiducia, aggregazione ulteriore e quindi un ciclo di mobilitazione.

Perché mai un disoccupato percettore dovrebbe sostenere e partecipare attivamente a queste iniziative senza una prospettiva chiara, materiale e credibile?

Perché dinanzi ad una attacco governativo così imponente dovrebbe seguire percorsi che non indicano a lui la concretezza di come ottenere un salario o un modo per campare?

Per questo motivo domani, alle ore 10, invitiamo tutta la platea dei disoccupati e delle disoccupate e le realtà politiche e sindacali con cui siamo in contatto, a partecipare a questo momento di confronto online che rafforzi i percorsi già esistenti, coinvolgendo le realtà e singolarità che si sono organizzate e si vogliono organizzare in termini di “difesa ed attacco” sul tema del taglio del Reddito di Cittadinanza dentro una riflessione più complessiva sull’economia di guerra ed i costi sociali scaricati sui lavoratori, disoccupati e strati popolari.

Abbiamo tante proposte da fare e non ci fermeremo fino a quando non avremo ottenuto tutto quello che ci spetta.

Vogliamo il pane e anche le rose.

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”


SCONTRI A NAPOLI:

LOTTIAMO UNITI CONTRO DISOCCUPAZIONE,

COSTI SOCIALI DELLA GUERRA

E ATTACCO AL REDDITO!

Si è appena conclusa la mobilitazione che ha visto oltre 600 disoccupati invadere le strade di Napoli per far rispettare gli impegni assunti circa il piano di formazione e inserimento al lavoro della intera platea.

Scontri sono avvenuti fuori il portone del comune a piazza municipio quando, dopo ennesimo rinvio del sindaco e dell’assessore al lavoro, la polizia ha blindato il palazzo.

È davvero imbarazzante l’atteggiamento dell’assessorato al lavoro, del Comune e delle istituzioni locali che, per l’ennesima volta, hanno rinviato incontri già fissati che avrebbero dovuto dar seguito agli impegni da loro stessi già assunti.

Pertanto, restituiamo al mittente la responsabilità dei problemi di ordine pubblico.

Le centinaia di famiglie sui cui vengono scaricati i costi sociali della crisi e della guerra meritano rispetto e oltre che risposte concrete.

Chi è sceso oggi ha portato in piazza rivendicazioni concrete contro l’ennesimo attacco al già limitato reddito di cittadinanza – in Campania si procederà al taglio di metà della platea dei percettori tra potenziali lavoratori e famiglie- mentre il governo continua a destinare fondi per le aziende e le spese militari.

Lungo via Roma il corteo ha scandito ripetutamente “come in Francia pure qua” a dimostrazione che non si tratta di una semplice vertenza: tutto il movimento ha fatto propria la necessità di generalizzare la lotta come sta avvenendo negli altri paesi d’Europa.

A seguito di ripetute cariche sotto il Comune, a cui tutto il movimento ha resistito, il corteo si è spostato verso piazza Trieste e Trento e fuori la prefettura dove la tensione è aumentata nuovamente.

La rabbia dei disoccupati e delle disoccupate ha invaso le vie dello shopping con buona pace dell’immagine di Napoli città vetrina tanto sbandierata dalle istituzioni cittadine.

Nel frattempo un altro corteo ha proseguito verso via Verdi con ulteriori tafferugli con i carabinieri.I disoccupati in piazza hanno rilanciato già dalla prossima settimana ulteriori mobilitazioni.

La pazienza è finita da un pezzo, la rassegnazione a subire in silenzio pure.

10 marzo

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”Cantiere 167 Scampia


Donne, disoccupate e proletarie

Le donne scontano ancora disuguaglianza salariale, mancanza di tutele e diritti in caso di maternità, altissimi tassi di inoccupazione in una società in cui la piaga dei femminicidi è riflesso del concetto di “proprietà privata”.

In questi anni i costi della crisi vengono scaricati soprattutto sulle donne, lavoratrici, disoccupate, proletarie ancor più se immigrate.

Ne abbiamo discusso con alcune compagne, partendo dalle loro storie.Il capitalismo si dimostra incapace di sradicare disuguaglianze e violenza di genere.

La lotta per l’emancipazione delle donne e quella per il rovesciamento di questo sistema devono essere combattute come un’unica e indivisibile lotta.

C’è bisogno di tutte e di tutti.

Non solo l’8 Marzo ma tutti i giorni nel far vivere la questione di genere nelle lotte quotidiane.

Il nostro impegno, quello delle compagne disoccupate, è rafforzare il protagonismo nel movimento ed unirci alle altre donne proletarie per rafforzare la lotta di classe.

8 marzo

Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”