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[ITALIA] Nuovo oscurantismo, squadrismo in divisa e falso progressismo

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dalle compagne del Comitato 23 settembre, già disponibile sulla loro pagina (vedi qui):

NUOVO OSCURANTISMO,

SQUADRISMO IN DIVISA

E FALSO PROGRESSISMO

Non passa giorno senza novità nell’applicazione dell’ideologia delle destre al potere, e non solo.

Queste ci fanno sapere che, per difendere la “vera” famiglia, bisogna catalogare i bambini a seconda della loro provenienza, negando la cittadinanza ai figli degli immigrati o impedendo l’iscrizione all’anagrafe di quelli cresciuti da famiglie “irregolari”.

Forse perché queste famiglie non garantiscono di assolvere il loro ruolo di ripristino della disciplina e delle gerarchie?

Forse perché rappresentano una pericolosa novità?

E’ una sciocchezza, se pensiamo a quante famiglie hanno tirato avanti in passato, in assenza della madre, morta di parto, quanti bambini sono cresciuti nelle famiglie allargate, quante donne sole, e anche quanti padri, hanno cresciuto, e ancora crescono al meglio i loro figli, quante famiglie sono state dilaniate e distrutte dall’immigrazione dei padri e delle madri.

Ripetendo in modo becero “la famiglia è quella formata da papà, mamma e bambino” ed erogando fondi alle stesse in modo inversamente proporzionali alle ondate di propaganda, non si aiutano le famiglie “tradizionali” e si introduce con forza un ulteriore elemento di discriminazione; nella società democratica, dove domina il diritto, c’è tuttora chi è senza diritti, e, fin dalla tenera età, sa di esserlo.

E poi parlano di integrazione…

In una società allo sfascio, abbiamo bisogno di esempi virtuosi, e tra i molti possibili quello più gettonato è il richiamo alle forze dell’ordine.

Onnipresenti e pronti a fornire l’opera meritoria di soccorso in ogni possibile catastrofe e difficoltà.

E’ costante l’invito ai giovani “nullafacenti” a fare come loro, invece che darsi da fare, in modo per lo più innocuo, per scuotere le coscienze nell’incombente disastro del pianeta. L’imperativo è quello di mantenere l’ordine sociale.

Sarebbe meglio dire mantenere l’odio, la ricerca del capro espiatorio causa di tutti i mali, di nascondere la marginalità o ridurla al silenzio.

E’ un fondamentale esempio sociale quello diffuso dal video “virale” sul pestaggio della PERSONA aggredita dalle “forze dell’ordine” a Milano.

Una persona evidentemente “molesta”, non in grado di difendersi e la cui aggressione non ha suscitato particolari reazioni al momento.

Era una trans, ma poteva essere una drogata, un disabile o un immigrato. Un’ottima occasione per mettere in pratica il motto guida dell’attuale governo “forte coi deboli e debole coi forti”.

E se lo fa la polizia, sdoganando ancora una volta la violenza, perché non potrebbero seguirne l’esempio i singoli individui, che non vedono l’ora di scaricare le loro paure, paure spesso di perdere uno status di pseudo/privilegiati, riaffermando che c’è qualcuno al di sotto di loro che va schiacciato?

Contro queste continue lacerazioni del tessuto sociale, sarebbe necessario riappropriarsi di una visione della società che richiami all’unità di classe e alla lotta, una lotta collettiva che ricomprenda e superi le mille istanze individuali, andando al cuore dei problemi e rivendicando ciò che contribuisce a pensare, e quindi a realizzare con la lotta sociale, una società più giusta.

Ciò che non avviene nella prospettiva e nelle proposte della cosiddetta opposizione.

All’insegna del “tutto ciò che è possibile deve essere lecito”, si agitano bandiere che vanno per la maggiore, come ha fatto ad esempio Elly Schlein dichiarandosi favorevole alla pratica dell’utero in affitto, senza prendere in considerazione né le condizioni reali, per lo più neocoloniali in cui questa avviene, né le motivazioni sociali e di fondo per cui la stessa può apparire possibile e desiderabile, né gli imperi economici delle ditte farmaceutiche e tutto il mercato che ci cresce sopra, illudendo e illudendosi che si possa vivere e operare al di fuori di tutto ciò.

Una questione “esemplare “ e che merita di essere sviscerata, assieme a tante altre che riguardano la funzione di riproduzione sociale che le donne senza privilegi svolgono, e come questa si connetta con la mancata autodeterminazione, la rivendicazione del lavoro, la solitudine e la povertà che attanaglia sempre maggiori quote di donne, e che è legata a doppio filo con la crisi economica, sanitaria e con quella guerra che è fortemente sostenuta dal cosiddetto progressismo.

25 maggio,

Comitato 23 settembre