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[CONTRIBUTO] La Francia degli oppressi è in rivolta contro la Francia dell’autocrate Macron

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redaizone Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

La Francia degli oppressi (dei più oppressi) ribolle, brucia, è in rivolta contro la Francia del regime sempre più poliziesco e autocratico di Macronil banditore della virtù della democrazia capitalista, regno della libertà, contro l’autocraziaregno della negazione delle libertà.

La scintilla è stato l’assassinio a sangue freddo di Nael a Nanterre da parte di un poliziotto – ma le ragioni di fondo irrisolte vanno molto al di là, se è vero che dal 1985 si susseguono periodicamente queste rivolte dei quartieri popolari periferici delle grandi città.

Il capitalismo francese arranca dentro la crisi complessiva dell’Unione europea (e del capitalismo globale), e arrancando produce su scala sempre più ampia precarietà, povertà, emarginazione e rabbia sociale contro un ordine costituito che sempre più sfacciatamente appare come l’ordine dei ricchi, dei capitalisti, dei grassatori di stato e dei loro prossenetiAbbiamo sempre sostenuto che, inevitabilmente, la polarizzazione sociale in atto da decenni avrebbe portato con sé la riaccensione dello scontro di classe, e anche una polarizzazione politica. E questo è sempre più visibile nella Francia degli ultimi anni, già teatro di un ampio movimento di lotta contro una riforma delle pensioni che ha allungato di 3.000 ore la durata della vita lavorativa dei salariati più “garantiti” e segato brutalmente (dal 75% al 54%) il rapporto tra ultimo salario/stipendio e pensione.

Ciò che sta avvenendo in Francia in questi giorni è anche un test su quanto falsa e rivoltante sia la giustificazione della guerra NATO-Russia in Ucraina come guerra tra democrazie e autocrazie. Nello spaccio senza pudore di questa menzogna si è distinto proprio il presidente francese Macron. Proprio lui che si è rifiutato di cambiare anche una sola virgola di una controriforma delle pensioni, pretesa dal grande capitale finanziario di cui è notoriamente uno scagnozzo, benché sia stata respinta dalla grande maggioranza della popolazione, e contestata da un amplissimo movimento di scioperi e dimostrazioni di piazza. Proprio lui che è a capo di una polizia che – sul modello amerikano – sempre più spesso uccide, e abitualmente ricorre ad una violenza brutale contro ribelli e dimostranti: gli assassinati dalla polizia sono raddoppiati dal 2020 ad oggi, con un picco di 52 nel 2021 (erano stati 40 nel 2020, 39 nel 2022), oltre la metà con meno di 26 anni, un numero sproporzionato figli di immigrati (cittadini francesi solo “sui documenti”).

Ma non è bastato dispiegare 40.000 poliziotti in tutta la Francia, non è bastato fare oltre 850 arresti [poi diventati quasi 3.000 -n.], per impedire che anche ieri si moltiplicassero dimostrazioni e proteste con il ricorso ad ogni forma di lotta. Il nostro auspicio è che il movimento #justicepournael e quello contro le pensioni (che non sono la stessa cosa – vedi sotto il link ai nostri articoli) trovino le vie per dialogare e unire le proprie forze contro il regime autocratico macroniano che amministra, con sempre maggiori difficoltà, la Francia per contro di quel capitalismo che “Tout le monde deteste”.

La risposta odierna di Macron e del suo Consiglio per l’ordine pubblico? 

Elementare: più polizia nelle strade (45.000 anziché 40.000) con tanto di mezzi blindati, e forse anche la proclamazione dello “stato di emergenza” pur di ripristinare “l’ordine repubblicano”. Libertà di assassinare per la polizia come regola (riaffermata, magari, anche con qualche giorno di arresti per il singolo poliziotto colto sul fatto solo fin che la piazza è calda, poi si troverà di sicuro il modo di scagionarlo perché – come ha detto l’avvocato della famiglia di Nael – in Francia gli agenti che uccidono non vengono mai condannati). Intanto c’è già un comunicato minaccioso, appena uscito, di due organizzazioni di poliziotti che pretendono di avere mani assolutamente libere dal momento che “siamo in guerra” e gli “elementi nocivi” vanno schiacciati con “tutti i mezzi disponibili – in coda al testo trovate questo comunicato dal contenuto colonial-fascistoide e con un piglio ricattatorio verso la banda Macron).

Qui di seguito la netta presa di posizione del SI Cobas pienamente solidale con la lotta in corso, il link ad un post del compagno Luc Thibault e qualche materiale di documentazione. 

Redazione Il Pungolo Rosso


SOLIDARIETA’ PER I PROLETARI IN LOTTA IN FRANCIA:

GIUSTIZIA PER NAEL, CONTRO LA VIOLENZA POLIZIESCA

DAI QUARTIERI AI LUOGHI DI LAVORO UNITÀ DI TUTTE LE LOTTE

PER ABBATTERE QUESTO SISTEMA DI SFRUTTAMENTO E OPPRESSIONE

La protesta è nuovamente scoppiata in tutta la Francia a seguito del brutale omicidio di #Nael nella periferia di Nanterre, diacessettenne studente-lavoratore ucciso da un poliziotto che gli ha sparato un colpo di pistola a bruciapelo in un controllo stradale.

Le manifestazioni, spontanee ed autorganizzate, si sono rapidamente diffuse e radicalazzate per i maggiori centri abitati del paese: assaltati a bruciati decine di commissariati, coprifuoco dichiarati e violati, forti scontri con le forze dell’ordine con decine di feriti, saccheggi in supermercati e grandi catene, incendi di auto e depositi, centinaia di arresti (17 anni l’età media dei fermati).

Questa lotta di classe conferma l’aggravarsi della crisi economica e l’intensificarsi della crisi sociale, determinando una generalizzazione del conflitto anche a livello politico: processo che da anni attraversa anche questo paese centrale del capitalismo europeo e confinante con l’Italia.

Negli ultimi 5 anni, tra gli altri ricordiamo i fatti più significativi: prima la mobilitazione del movimento dei Jilets Gialli contro il carovita e il governo (con migliaia di azioni di blocco della circolazione e mesi di manifestazioni fin nel centro di Parigi); poi la mobilitazione di milioni di lavoratori contro la legge d’innalzamento dell’età pensionabile e il governo (tre scioperi generali, centinaia azioni di blocco della produzione e distribuzione merci, boicottaggi diffusi del rifornimento energetico e periodiche manifestazioni come quella di massa per il Primo Maggio che ha paralizzato Parigi).

Contro le politiche del governo, l’oppressione dell’economia di guerra e la violenza poliziesca, questa volta sull’innesco della scintilla di rabbia contro l’uccisione di Nael, a scendere in strada per protestare è la dinamite il proletariato urbano, a partire dagli abitanti delle grandi città e dei quartieri di periferia: giovani, lavoratori, studenti, immigrati, disoccupati e precari

.Ancora una volta, la risposta dello Stato è la repressione, di dimensione ancora maggiore rispetto a quella pur sistematica lanciata contro gli operai in sciopero nelle grandi fabbriche statali ed efferata scatenata contro i Jilets Gialli fin nelle campagne di provincia.

Dalla presidenza dell’Eliseo ai partiti del parlamento, dai ministeri alle prefetture l’ordine della reazione è stato lo stesso per “la caccia all’uomo della canaglia di perifieria”: blindati, droni, camionette, cani e quasi 50.000 uomini armati in assetto antisommossa sono stati fatti intervenire per affrontare i manifestanti, trattati alla stregua di criminali, addirittura minacciando la proclamazione dello “stato di emergenza” pur di ripristinare “l’ordine repubblicano”.

Mezzi repressivi enormi e costosi ma incapaci di arginare la protesta proletaria, per cui chiamare l’esercito accentuerebbe ulteriormente una pericolosa spirale reazionaria dall’esito non scontato.Intanto, due pseudo-organizzazioni di poliziotti già pretendono di avere “mani assolutamente libere” affermando che “siamo in guerra” e gli “elementi nocivi” vanno schiacciati con “tutti i mezzi disponibili“.

Oltre gli ostacoli, spinta dalla rabbia accumulata da chi vive sulla propria pelle gli effetti della crisi, la protesta continua arrivando al quarto giorno con scontri che si allargano aumentando d’intensità.

Oggi, grandi scontri sono in corso nelle città di #Marseille, #Lyon, #Montpellier, #Villeurbanne, #Avignon e Parigi; oltre che in decine di altre città della Francia, il moto di ribellione è arrivato anche a #Bruxelles, cioè ha già varcato i confini nazionali.

Qui oltralpe, nell’Italietta di populisti tecnocrati e nazionalisti dove i salari sono fermi da trent’anni però si provano ad arrestare sindacalisti e disoccupati accusandoli di “associazione a delinquere”, da un lato la destra sostenitrice del massacro in Ucraina condanna “le violenze” con toni razzisti e moralisti, mentre dall’altro lato la sinistra sostenitrice del massacro in Ucraina o tace facendo finta di niente o si spaventa per la “ferocia” delle immagini francesi: trasformismo, silenzio e paura significativi di un riformismo opportunista e perdente, dopo la propaganda spesa nei mesi scorsi per un massimalista “fare come in Francia”… tuttavia solo a parole, non con i fatti.

Quest’ennesima protesta di massa in Francia conferma una minima ma innegabile ripresa della lotta di classe contro il sistema capitalista in crisi storica, pure in Europa come in tutto il mondo, dimostrando che dal basso c’è l’energia per rispondere alla violenza con cui dall’alto un pugno di borghesia sempre più ricca prova a difendere il potere da una massa di proletari sempre più poveri.

E la lotta che crea l’organizzazione ed il posto dei rivoluzionari è nelle strade, non nei salotti televisi o sui canali internet o nelle stanze di istituzioni e università.

Le contraddizioni aumentano, la tensione cresce e un episodio può far scoppiare la rivolta: in questa dialettica, costruire collegamenti e strutturare un radicamento, nei luoghi di lavoro e nei quartieri, è un altro passo fondamentale per organizzare un movimento politico di opposizione alle politiche di padroni e governo, per abbattere lo stato di cose presenti.

Come lavoratori in lotta per salario, salute, libertà sindacale, diritti e dignità esprimiamo solidarietà ai proletari in lotta nelle città francesi.

Siamo vicini alla famiglia e agli amici di Nael, fratello colpito a morte dalla violenza poliziesca.

ll nostro auspicio è che il movimento #justicepournael e quello contro l’innalzamento dell’età pensionistica (che non sono la stessa cosa e hanno molti punti convergenti) trovino la via per dialogare e unire le proprie forze contro il regime autocratico macroniano che amministra, con sempre maggiori difficoltà, la Francia per conto di quel capitalismo che “Tout le monde deteste”.

TOUT LE MONDE DETESTE LE CAPITALIS

MENO WAR BUT CLASS WAR

30 giugno,

SI Cobas


Post di Luc Thibault

:https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0mCEFJ3voriWYKLH3ZyJowtat79LNaaG3MCZpowX6CSijihJygydGbQwvyrzwcGubl&id=100001038750766

Per documentazione (molto parziale): cfr.

https://basta.media/Refus-d-obtemperer-le-nombre-de-personnes-tuees-par-un-tir-des-forces-de-l-ordre-a-double-depuis-2017-Darmanin

https://basta.media/le-nombre-de-morts-liees-a-une-intervention-policiere-a-atteint-un-pic-en-2021

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0mCEFJ3voriWYKLH3ZyJowtat79LNaaG3MCZpowX6CSijihJygydGbQwvyrzwcGubl&id=100001038750766

I nostri articoli sulla lotta contro la controriforma delle pensioni: