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[ITALIA] Santanchè, l’illimitata arroganza dei padroni

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redaizone Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Santanchè, l’illimitata arroganza dei padroni

Due parole due, sullo “scandalo Santanchè”, benché non abbia nulla di originale e di particolarmente scandaloso.

La vicenda, specie se fortunata, di tutti gli “imprenditori”, grandi medi e piccoli, è costellata di truffe di ogni tipo, violazioni di leggi, fallimenti organizzati ad arte per non pagare fornitori, sistematica evasione o – meglio ancora – elusione di tasse, corruzione, lavoratori lasciati sulla strada mentre il sior paròn o la signora padrona acquistano la Maserati, la villa al mare, terreni edificabili o pacchetti di azioni in borsa.

I particolari dei maneggi truffaldini descritti da Sigfrido Ranucci con protagonista questa manigolda ora ministra della “repubblica nata dalla resistenza”, sono arcinoti a chiunque abbia un minimo contatto con i lavoratori di tutte le categorie – nella logistica è stato battuto ogni record, ma sfidiamo chiunque a dire in quale campo i capitalisti seguono regole differenti.

Sono indicativi, perciò, sia il totale silenzio dei sindacati di stato sia la mitezza ai limiti della connivenza dei parlamentari “oppositori” che ascolteranno solo una sua … informativa – salvo sceneggiare qua e là strappate di capelli appositamente filmate per raggirare l’elettorame. Indicativi di come anche le truffe e le violazioni di legge più spudorate siano sostanzialmente accettate da tutte le componenti del sistema istituzionale senza battere ciglio (del resto ad un Pd la destra avrebbe gioco facilissimo ad opporre la vicenda del parlamento europeo intorno al benemerito due Kaili-Panzeri, o gli affari dell’altra coppia di gran classe D’Alema-Profumo).

Ciò, sembra prevedibile, accentuerà l’arroganza di questo ceffo che da tempo viene profumatamente pagata nelle tv di stato per le sue esternazioni di feroce livore antiproletario, nelle quali viene pareggiata, forse, solo dal suo degno socio Briatore.

Il governo Meloni non farà mancare il suo supporto ad una “razza padrona” con queste caratteristiche, che è stata del resto una delle componenti decisive nel portare FdI e soci alla vittoria elettorale. Quando la Meloni, e con lei tutta la destra di governo, ha affermato programmaticamente “noi rimuoveremo gli ostacoli a chi fa impresa”, non poteva essere più esplicita. Con il corollario ovvio: lo stato deve cambiare mentalità nella questione fiscale, il fisco deve essere “amico delle imprese“, e non un fattore di “vessazione” (questo nel paese con l’elusione fiscale e l’evasione fiscale più elevate di tutta l’UE). Messa alle strette, la Meloni ha fatto ricorso ad una chiacchiera propagandistica senza conseguenze perché non alzerà mai un dito contro di loro, dichiarando che la vera evasione è quella di banche e grandi imprese, e confermando così la totale protezione al suo elettorato rampante di piccola e media borghesia arraffatrice, strozzina e affamatrice.

In questi giorni la questione fiscale era già tornata prepotentemente nella cronaca con le vicende di Esselunga (una “complessa frode fiscale” di 47,8 milioni di euro, messa in atto con il meccanismo dei “serbatoi di manodopera” che comporta un “sistematico sfruttamento dei lavoratori” – parole del giudice Storari, non del SI Cobas) e di Mondo Convenienza; ma per quanto la classe capitalistica stia operando su questa leva da decenni, in modo spietato e accorto, a Ovest e a Est, a Sud e a Nord, la questione fiscale è praticamente disertata dalla quasi totalità dei sedicenti “anti-capitalisti”, in molti casi, specie se si tratta di singoli individui, veri e propri ciarlatani da baraccone.

Per noi, invece, si tratta di una questione eminentemente politica, su cui fare opera di denuncia, di propaganda e smascheramento della criminalità organizzata dei padroni (non solo dei monopoli!, né – tanto meno – dei soli evasori di piccolo taglio) e del loro garante e protettore: lo Stato, agitando rivendicazioni che corrispondono agli interessi della classe lavoratrice – e che abbiamo sintetizzato in questo nostro post.

30 giugno,

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