UN PASSO IMPORTANTE
La giornata dell’altro ieri e l’incontro a Roma ha determinato la volontà e l’apertura da parte del Ministero del Lavoro a procedere tecnicamente per l’individuazione delle soluzioni normative ai fini di dare continuità al percorso dei disoccupati organizzati e garantire i servizi di pubblica utilità alla città.
Un passaggio importante per i disoccupati e le disoccupate che sono ancora in piazza e oggi sono inseriti nel percorso formativo.
Anche questo incontro chiaramente è stato frutto di un ciclo di mobilitazione, in particolare di questi mesi, da parte dei disoccupati organizzati che sono riusciti a portare l’intero consiglio comunale e l’amministrazione comunale al Governo, ai Ministeri romani.
La lotta nostra è infatti la lotta per il salario ma anche lotta per soddisfare i bisogni sociali necessari di chi vive i nostri territori e la nostra città.
Noi sappiamo da dove veniamo e sappiamo quanta strada e quale lotta abbiamo dovuto sviluppare per arrivare fino a qui.
Siamo consapevoli che c’è ancora tanta strada da fare e che l’unica arma che abbiamo è proseguire con la lotta.
Nei prossimi giorni in Prefettura, che sarà il luogo e l’organismo di coordinamento del prossimo tavolo interistuzionale, come già fatto in maniera trasparente ieri si ricorderà che l’evoluzione di questo percorso, gli sviluppi precedenti, i protagonisti reali di questo percorso sono le platee dei disoccupati storici che hanno partecipato da 9 anni e sbloccato il percorso non chi oggi tenta di utilizzare il percorso di lotta.
Noi proseguiremo per garantire l’accelerazione dei passaggi istituzionali ed il raggiungimento dell’obiettivo per tutti i disoccupati e le disoccupati che hanno lottato e che stanno sacrificando tanto per emanciparsi e per sottrarsi dalla marginalità sociale.
Movimento 7 Novembre
Cantiere 167 Scampia
IL GIOCO DELLE TRE CARTE È FINITO
Dopo oltre 5 ore di lotta molto tesa fuori e dentro i palazzi, anche ieri abbiamo dovuto ribadire senza se e senza ma la forza e la determinazione del movimento dei disoccupati organizzati di Napoli.
La settimana scorsa di era conclusa con la comunicazione di un incontro al Ministero del Lavoro per accelerare sul tavolo interistuzionale e per le normative necessarie a dare continuità e finalità alla formazione che vede coinvolti i disoccupati di lunga durata organizzati nelle platee storiche.
Questo pomeriggio, durante la conferenza dei capigruppi del Consiglio Comunale, avremmo dovuto verificare chi sarebbe salito insieme alla delegazione dei disoccupati a Roma per dare forza alla richiesta del movimento che nei fatti significa anche dare continuità ai servizi sociali e necessari di pubblica utilità sul territorio cittadino senza i quali la città sarà in serie difficoltà.Invece abbiamo scoperto che per “l’ennesimo errore di convocazione e comunicazione” l’incontro era saltato.
La rabbia legittima è scoppiata, la tensione durante la riunione è esplosa, altri disoccupati hanno occupato il Palazzo Reale ed altri ancora hanno raggiunto i compagni/e a Municipio.
Dopo un altra giornata di lotta molto tesa abbiamo avuto la convocazione ufficiale a Roma per Venerdì al Ministero al quale parteciperanno l’amministrazione ed il consiglio comunale e la richiesta del Prefetto di fare intervenire il Ministero degli Interni.
31 ottobre,
Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”
SCONTRI A NAPOLI…
TAGLIARE LA GUERRA
NON IL REDDITO!
LAVORARE TUTTI E MENO
Oggi abbiamo sostenuto come dall’inizio la mobilitazione dei disoccupati percettori di Reddito.
Il corteo da subito non ha voluto saperne della solita sfilata ed ha deciso di bloccare la città fino all’ingresso dell’autostrada e del porto.
In una giornata caratterizzata da forte rabbia e determinazione, la polizia ha tentato di fermare il corteo con cariche e tafferugli. Ma la piazza ha resistito ed ha continuato a muoversi in corteo.
Le contraddizioni sono tante e chiaramente esplodono nelle forme e nei modi non prevedibili, sta a noi organizzarci.
È ancora più necessario unire le lotte dei percettori con altri disoccupati e lavoratori.
L’escalation bellica e l’aumento dei conflitti militari tra potenze capitalistiche comporta sempre di più l’economia di guerra negli stessi paesi capitalistici.
Costi sociali che ricadono su di noi con il carovita, l’inflazione, la disoccupazione, il lavoro sfruttato e sottopagato oltre che le conseguenze nefaste dal punto di vista ecologico, ambientale e sulle condizioni di vita.
L’obiettivo dei padroni è avere una larga massa di sfruttati ricattabili da inserire ed espellere dal mercato di lavoro a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali che si possono sviluppare in alcuni settori, ecc.
Vogliono rendere ricattabile una platea di almeno 860.000 proletari, costretti senza il reddito ad accettare salari sempre piú bassi, anche piú bassi di quella miseria che si prendeva tramite il reddito.
Bisogna impedire tutto ciò, bisogna guastare i loro piani!
Continueremo ad organizzarci, verso un autunno davvero caldo.
28 agosto,
Laboratorio politico Iskra
Cosa c’è dietro l’attacco al reddito di cittadinanza? E la battaglia da fare…
COSA C’È DIETRO L’ATTACCO AL REDDITO?
POSSIAMO AFFIDARE QUESTA BATTAGLIA ALLE FORZE POLITICHE ISTITUZIONALI?
QUALE PROSPETTIVA E RIVENDICAZIONI?
L’escalation bellica e l’aumento dei conflitti militari tra potenze capitalistiche comporta sempre di più l’economia di guerra negli stessi paesi capitalistici.
Costi sociali che ricadono su di noi con il carovita, l’inflazione, la disoccupazione, il lavoro sfruttato e sottopagato oltre che le conseguenze nefaste dal punto di vista ecologico, ambientale e sulle condizioni di vita.
Da anni assistiamo alla violenza dell’attacco, politico, ideologico e materiale contro il meccanismo del cosiddetto Reddito di Cittadinanza oggi smantellato.
La caccia del “furbetto del divano” ci ha accompagnato in tutti i talk show televisivi fino ad oggi mentre a pioggia continuavano i sostegni e le defiscalizzazioni alle imprese in cerca di manodopera a basso costo.
I soldi per queste regalie (condoni fiscali, tassazione non più progressiva, aumento dei vitalizi) insieme alle spese militari verranno trovati anche tramite la cancellazione totale del Reddito di Cittadinanza per tutti i percettori.
Dietro la retorica dell’interessa nazionale prosegue la guerra contro i proletari e gli sfruttati a cui far pagare la loro crisi e la loro guerra.
L’obiettivo dei padroni è avere una larga massa di sfruttati ricattabili da inserire ed espellere dal mercato di lavoro a seconda delle stagionalità, degli andamenti del mercato, delle lotte sindacali che si possono sviluppare in alcuni settori ecc…quindi rendere ricattabile una platea di almeno 860.000 proletari, costretti senza il reddito ad accettare salari sempre piú bassi, anche piú bassi di quella miseria che si prendeva tramite il reddito.
A questo servivano le lamentele estive di albergatori, operatori del turismo, proprietari di bar e ristoranti (ossia le principali roccaforti dell’evasione fiscale e contributiva del lavoro nero e sotto pagato), ma anche di grandi gruppi industriali, hanno invaso per mesi Tv e giornali.
Insomma anche un ammortizzatore sociale insufficiente e limitato come l’RdC (certo non una misura rivoluzionaria ma che al Sud era riuscito a porre un freno ai salari di merda) non trova quindi piú spazio nei programmi di padroni e borghesia, interessati a eliminare qualsiasi ostacolo nella costruzione di un meccanismo di rastrellamento sempre piú efficace della manodopera, di aumento della concorrenza tra diversi segmenti della forza – lavoro (italiani e stranieri, giovani e anziani, dipendenti diretti e in appalto, occupati e disoccupati, ecc…) e dunque, in definitiva, di abbassamento del livello generale dei salari.
Per questo la difesa del Reddito di Cittadinanza non può che avvenire con il coinvolgimento piú largo dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali conflittuali e politiche di classe.
Lo sfruttamento del lavoro da parte del capitale, passa anche attraverso la costituzione di un esercito di riserva disoccupato o semi-disoccupato che deve fare pressione sugli occupati perché siano più produttivi ancora di quel che già sono.
Che questo attacco lo faccia il Governo Meloni (in continuità con il Governo Draghi) è cosa risaputa ed è chiara la responsabilità.
Ma oggi diverse forze politiche non al Governo cavalcano i segnali di mobilitazione contro il taglio del Reddito: possiamo mai “affidare” la lotta dei disoccupati (percettori o meno) a quelle forze politiche che comunque erano insieme a sostenere il Governo Draghi e che non hanno speso una parola per le platee storiche dei disoccupati, dopo essere in piazza tutti i giorni da 9 anni, manganellati, denunciati e rinviati da tavoli a contro-tavoli? Come mai sulla questione del reddito in generale prendono parola e su di noi, su una lotta reale dove possono anche incidere materialmente per la sua risoluzione, non si sono mai esposti?
La realtà è che noi non siamo appetibili per questi signori perché non siamo mai scesi a compromessi né elettorali né di altra natura.
Noi dobbiamo puntare alla ricomposizione della classe lavoratrice attraverso la difesa e l’organizzazione di quella parte della classe che è stata e sarà gettata violentemente nella disoccupazione, intorno alla parola d’ordine del salario garantito.
Per noi questa rivendicazione si accompagna in modo strettissimo alla rivendicazione del “diritto al lavoro che sia utile alla società” per tutti/e e per lavorare tutti ma meno coinvolgendo alla partecipazione diretta di tutti/e alla produzione sociale ed alla lotta per la riduzione drastica e generalizzata dell’orario giornaliero di lavoro, per il lavoro socialmente necessario, cioè per il solo lavoro utile ad una esistenza sociale sana.
In questo senso ci impegneremo (come da sempre) a sostenere la campagna a difesa del Reddito di Cittadinanza, partendo da SUD, impegnando le nostre sedi, aprendo sportelli e organizzando ulteriori iniziative di lotta dentro una mobilitazione più generale.
Faremo vivere le rivendicazioni e prospettive generali proseguendo la nostra lotta vertenziale che conduciamo quotidianamente senza tregua da 9 anni contro tutto e tutti.
Sia chiaro. Noi abbiamo costruito con lotta e sacrificio un percorso che non deve e non può essere assolutamente messo in discussione.
Per questo siamo pronti nelle prossime settimane a lanciare la mobilitazione a Roma per fare in modo che la nostra vertenza e battaglia che riguarda centinaia e centinaia di famiglie, donne e uomini delle periferie di questa città abbia una definitiva svolta.
Difendere ed estendere il RdC!
Tagliare spese militari, vitalizi, condoni fiscali!
Salario garantito per disoccupati/e!
Salario massimo per i lavoratori e lavoratrici!
21 agosto,
Movimento di lotta – disoccupati 7 novembre