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[ARGENTINA] Due giorni di grande mobilitazione proletaria e popolare contro il governo. Sconfitta la mega-operazione repressiva (ita – esp)

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):

Due giorni di grande mobilitazione proletaria e popolare

che hanno sconfitto la mega-operazione repressiva

– “Prensa obrera” (ita – esp)

Mercoledì 20 e giovedì 21 dicembre ci sono state in Argentina due grandi giornate di lotta contro il neo-costituito governo Milei. Riprendiamo la cronaca di queste due giornate e alcune considerazioni sulle loro implicazioni politiche dal sito Prensa obrera (del Partido Obrero), che giustamente rivendica all’azione del Polo Obrero il merito politico di aver messo in moto questa risposta di lotta prima ancora che Milei assumesse i poteri della presidenza. Una cosa è certa: la svolta politica in Argentina non riguarda solo l’Argentinae bisognerà seguirla attentamente. Ne riparleremo quanto prima. Per intanto la portiamo all’attenzione delle compagne e dei compagni.

Il Pungolo Rosso

https://prensaobrera.com/politicas/arranco-la-jornada-de-protestas-con-marchas-en-misiones-y-chaco

https://prensaobrera.com/politicas/un-20-con-plaza-y-con-cacerolazo

La mobilitazione piquetera ha riempito Plaza de Mayo

e ha sconfitto la mega-operazione repressiva.

Marce in tutte le province contro il piano-motosega di Milei

Superando una lunga serie di provocazioni, minacce e un enorme assedio repressivo, la mobilitazione convocata dai piqueteros, dai sindacati e dalle organizzazioni per i diritti umani si è fatta strada fino a Plaza de Mayo, dove 22 anni dopo l’Argentinazo si è tenuta un’assemblea ed è stato letto un documento contro le nuove misure del governo e in difesa del diritto a manifestare.

La giornata è stata colta dal governo come una prova di forza per applicare il protocollo contro i picchetti di Patricia Bullrich, militarizzando il centro della città di Buenos Aires con uno spiegamento enorme di truppe della Gendarmeria e della Polizia Federale, al punto che il ministro della Sicurezza di Buenos Aires, il porteño Diego Kravetz, si è dissociato con una dichiarazione pubblica durante l’operazione. “Purtroppo ricorda la dittatura militare”, ha dichiarato Eduardo Belliboni, davanti ai microfoni di decine di giornalisti, mentre la colonna del Polo Obrero e del Partido Obrero avanzava lungo la Diagonal Sur.

La Plaza de Mayo si è riempita di decine di migliaia di manifestanti, sconfiggendo la campagna di intimidazione pubblica che prevedeva posti di blocco nelle stazioni ferroviarie e raid illegali sugli autobus agli ingressi della città, un’ampia campagna ricattatoria sulla privazione dei contributi sociali a chi manifesta e numerosi attacchi provocatori nei punti di concentrazione, attaccando anche i giornalisti che stavano seguendo la giornata. Finora sono tre i detenuti, tra cui Héctor Adolfo Ganzo, del Polo Obrero de Esteban Echeverría, arrestato mentre marciava pacificamente con i suoi compagni.

È stato il governo a dare centralità politica a questa lotta, con lo stesso Javier Milei che segue dalla questura lo svolgimento degli eventi, assieme a Bullrich e al ministro del Capitale Umano, Sandra Pettovello. Lo svolgimento della mobilitazione e il presidio davanti alla Casa Rosada è un trionfo per le organizzazioni popolari, si è anticipato persino l’orario dell’incontro di ore per garantire lo sviluppo della manifestazione.

Il documento denuncia che il governo di Javier Milei ha lanciato “una dichiarazione di guerra contro i diritti sui posti di lavoro, sociali e democratici dei lavoratori e del popolo”, e sottolinea che “Milei utilizza l’inflazione come meccanismo di aggiustamento per colpire salari e pensioni” aggravando brutalmente i livelli di inflazione e povertà lasciati dal governo Fernández e Massa”. Riguardo al protocollo contro i picchetti di Bullrich, dichiara che è “illegale, un tentativo di attentare ad un diritto democratico elementare”, dovuto al fatto che [Milei e i suoi] “sanno che il popolo argentino non starà a guardare di fronte a questo attacco.”

Si è così svolta la prima grande azione contro l’offensiva del nuovo governo, che nella notte dello stesso giorno annuncerà la pubblicazione di un mega decreto incentrato su una “riforma del lavoro” che renderà il lavoro più flessibile, con l’abrogazione della legge sugli affitti e altri attacchi contro il popolo lavoratore. Belliboni ha inoltre dichiarato energicamente che la CGT dovrà indire in risposta uno sciopero nazionale.

La giornata era iniziata presto con cortei e proteste nell’interno del Paese. Colonne di manifestanti sono sfilate a Chaco, Santa Cruz, Neuquén e Misiones. L’iniziativa si è svolta contemporaneamente nelle 24 province del paese, ed è scaturita da una assemblea generale di organizzazioni di piqueteros tenutasi in Plaza Lezama, che ha visto la partecipazione di più di cento organizzazioni (piqueteros, sindacati, diritti umani, studenti). Ha acquisito ancor più importanza dopo le misure di aggiustamento annunciate dal ministro Luis Caputo la settimana scorsa, che si stima genereranno quasi tre milioni di nuovi poveri in Argentina.

Fin dal mattino, il governo aveva lanciato la sua crociata contro il diritto a protestare, in un clima di intimidazione che si è concentrato nelle stazioni ferroviarie dell’AMBA, una forte propaganda contro la protesta attraverso manifesti e annunci vocali che ripetevano “chi blocca non verrà pagato”.


Un 20 con Plaza y con Cacerolazo

Paro activo nacional ya. Abajo el plan motosierra, no a la democracia de infantería y al gobierno autocrático de excepción – Nestor Pirola

Non erano passate neppure 24 ore dalla piccola grande vittoria politica, arrivata con la prima manifestazione massiccia in Plaza de Mayo il 20 dicembre contro Milei, la sua motosega e il protocollo Bullrich [contro i picchetti], che valeva già tanto di per sé quanto per ciò che ha avviato. Di notte c’è stato un massiccio cacerolazo (…). L’annuncio del mega-decreto è stato come una bomba, e il tumulto popolare si è tradotto in massicci cacerolazos in tutta la Capitale che convergevano fino alle tre del mattino verso il Congresso con continue sostituzioni dei manifestanti, mentre si riproducevano nelle periferie e a La Plata. [Contro queste dimostrazioni il governo ha inscenato] un’operazione tipica da stato d’assedio non dichiarato requisendo 700 autobus di linea, pattugliando i treni all’interno, chiedendo illegalmente i documenti, filmando i potenziali manifestanti, praticando uno spionaggio proibito, con gli altoparlanti che intimidivano la gente nelle stazioni ferroviarie con la minaccia della perdita dei contributi sociali per gli alimenti da cui dipende il cibo dei bambini che Bullrich [ministro della polizia] pretende di proteggere, il dispiegamento della gendarmeria e della polizia federale agli accessi, in un’operazione molto costosa. Tutto ciò non è riuscito a impedire una manifestazione coraggiosa che ha riunito il doppio o il triplo dei diecimila membri della polizia cittadina. La vittoria di raggiungere Plaza de Mayo in queste condizioni rafforza l’intero movimento popolare in un momento decisivo.

Merito enorme del Fronte di lotta Piquetero che ha deliberato con migliaia di delegati nel Parco Lezama, prima ancora che Milei entrasse in carica, un’iniziativa e un programma di lotta contro l’”aggiustamento” che sarebbe arrivato. Successivamente si è unita a questa iniziativa la Plenaria del Sindacalismo Combattivo, raccogliendo la critica alla paralisi della burocrazia sindacale e avanzando la richiesta di un piano di lotta alle centrali e quindi a più sindacati e organismi delegati, tra cui una delegazione di ATE Capital, organizzazioni per i diritti umani e la sinistra che si è mobilitata in tutte le sue espressioni. Lo spezzone sindacale è stato il più numeroso da molto tempo, con un grande movimento dell’AGD, con una buona presenza dei multicolori insegnanti di Buenos Aires, del Garrahan, del Cicop, dell’Unión Ferroviaria Ovest e una combattiva presenza di Sutna [il sindacato dei lavoratori della gomma], la cui proposta di uno sciopero generale rivolta alla CGT ha avuto un forte impatto per ciò che rappresenta questo sindacato industriale e per la sua lotta nel movimento operaio. Il peronismo e il kirchnerismo sindacale e politico hanno attaccato l’iniziativa definendola “prematura” e quindi “funzionale a Milei”. Queste posizioni e gli opportunismi all’interno della sinistra sono stati ampiamente confutati e sconfitti in diverse aree. Ma le centrali sindacali hanno voltato le spalle alla mobilitazione.

Il protagonismo di Eduardo Belliboni e del Polo Obrero, così come gli attacchi ricevuti, in quanto bersagli preferiti di ogni tipo di calunnia da parte del governo, della borghesia e di molti dei suoi media, sono indicativi del fatto che per il regime di Milei e per il suo gabinetto di cooptazione a livello nazionale, il movimento piquetero, avanguardia della lotta operaia degli ultimi anni, è un nemico centrale; tant’è che il presidente ha seguito personalmente lo sviluppo dell’operazione repressiva sulla Diagonal Sur.

Chiquito Belliboni è stata la voce di una giornata nazionale che si è estesa da Jujuy alla Terra del Fuoco, con punte di partecipazione altissime con 20.000 manifestanti a Córdoba, dove ha spiccato anche lo spezzone di Uepc Capitale con più di mezzo migliaio di insegnanti, o a Rosario con buoni settori sindacali e da Amsafé, ATE e CTA Autónoma, accanto al Polo Obrero e alla sinistra. Dalla potente voce di Belliboni è venuta la denuncia della vera natura antioperaia del piano della motosega, e la richiesta di uno sciopero nazionale attivo e urgente alle centrali sindacali che hanno incrociato le braccia mentre il movimento piquetero, ancora una volta, si è posto in prima linea sul fronte di lotta.

Democrazia blindata, governo autocratico d’eccezione

Se il protocollo contro la manifestazione annunciava una democrazia blindata, con il decreto che riforma 300 leggi e perfino il Codice civile e commerciale senza passare dal Congresso, Milei comincia a configurare un cambiamento di fondo del regime politico. È un governo di eccezione con metodi dittatoriali. Il suo autore intellettuale, Sturzenegger, ironizzava sulla velocità con cui i caceroleros leggevano le sue 80 pagine. Però, senza nessun errore, ampi settori popolari hanno afferrato la portata di questo provvedimento, quella di un colpo di stato istituzionale capace di distruggere i più elementari diritti sociali e democratici con un tratto di penna.

Si tratta di un decreto che riporta il movimento operaio al XIX secolo. Annulla il diritto di sciopero per innumerevoli attività, giustifica il licenziamento degli scioperanti, consente la schiavitù pre-stipendiata dei lavoratori nelle PMI fino a cinque dipendenti, generalizza la precarietà, riduce le indennità, allunga il periodo di prova a otto mesi, consente la privatizzazione di tutto, anche delle opere sociali o delle società di calcio, offre risorse minerarie senza alcun limite, consegna gli inquilini alla voracità del mercato senza alloggi né crediti, elimina qualsiasi limitazione alla fornitura di terreni o di risorse minerarie.

Milei ha invocato le forze del cielo, ma quello che è certo è che lui le mette in vendita con la politica dei cieli aperti, per favorire il business dei monopoli del settore. È il progetto di un’Argentina coloniale, con la riduzione in schiavitù del lavoro, repressiva, impoverita per assicurare un tasso di profitto estremo al capitale in modo da renderla attraente. Per ora, però, è tutto il contrario. Il “Messi” [di Milei] Caputo non ha raccolto un dollaro, e all’orizzonte abbiamo solo uno scenario di peggioramento dell’inflazione e nuove svalutazioni.

Ad un certo punto della sua corsa presidenziale, il fascio-libertario Milei ha minacciato un regime plebiscitario se il Congresso lo avesse ostacolato. Ma a Milei e alla borghesia che lo ha sostenuto, questo mega decreto tutto o niente sembrava il mezzo più rapido per intervenire. Tuttavia, come anticipato da questo 20 dicembre, la danza è appena iniziata.

Sciopero nazionale attivo, via Bullrich, giù il DNU

La Nación parte dal presupposto che alti settori della burocrazia sindacale fossero a conoscenza del mega-decreto prima del suo varo. E sottolinea che il capitolo lavoro contiene molti degli elementi della riforma del lavoro di oltre cento articoli che la CGT aveva concordato con Macri prima delle giornate di dicembre 2017, all’epoca della rapina ai danni dei pensionati. Dopo la repressione della manifestazione di massa e il successivo cacerolazo del 18 dicembre, Macri e Co. hanno accantonato il progetto che ora ritorna con il mega-decreto. La crisi della CGT arriverebbe a causa delle opere sociali e della caduta dei “contributi speciali” che alimentano le casse della burocrazia.

Ma il vero punto sta nell’effetto esplosivo che l’insieme delle misure contenute nel mega-decreto ha nei vari strati della classe media e della classe operaia. Stipendi, pensioni e spese sociali vengono demoliti. La situazione tenderà a peggiorare perché si presume che il pacchetto di leggi straordinarie comprenda il ritorno dell’imposta sugli stipendi e le riforme del sistema pensionistico come la modifica della mobilità pensionistica e, senza dubbio, l’attacco ai regimi speciali.

L’audace mossa autocratica cancella il sistema parlamentare con un tratto di penna. Milei e la sua squadra di avventurieri stanno piazzando una bomba sotto il sistema politico e i partiti attraverso cui governa la borghesia. Il naturale gioco dello scambio per onorare contratti e debiti viene eliminato, come è accaduto con tutti i governi, gli agenti del FMI e il capitale finanziario. Un potere di tipo bonapartista è posto al di sopra di ogni pretesa o istituzione per permettere il più libero sfruttamento dei lavoratori e delle risorse strategiche del Paese. Ciò produrrà grandi shock e arbitrarietà come l’abrogazione del regime di promozione industriale e dei suoi sussidi, ad eccezione della famiglia Caputo nella Terra del Fuoco. L’abrogazione del Compre Nacional danneggerà alcuni settori produttivi, così come le importazioni indiscriminate.

Le bombe di Milei, il Rodrigazo iperinflazionistico (*), la consegna di tutte le risorse all’imperialismo e ai suoi monopoli, il mega decreto che annulla il Congresso, le leggi in arrivo e la politica di repressione aprono una fase di crisi politica e sociale. Un’alleanza ancora più ampia di quella dei picchetti e delle pentole potrebbe iniziare a maturare. Promuoviamo l’intervento della classe operaia nella crisi, la più ampia mobilitazione popolare, che possa sfruttare gli shock interni e le crisi del blocco di potere. L’interrogazione a Bullrich presentata da Romina Del Plá deve essere un punto di partenza per chiedergli di andarsene. Tutta la nostra azione politica deve concentrarsi sulla scesa in campo delle masse popolari. Da questo punto di vista, lo sciopero nazionale attivo è il punto di partenza di un piano di lotta contro il piano di guerra di Milei, che deve basarsi su assemblee nei luoghi di lavoro, di categoria, nei quartieri, per unificare il movimento popolare e fare in modo che milioni di argentini mobilitati sconfiggano il governo antioperaio.

(*) Il riferimento è alla svalutazione del 100% del peso operata da Celestino Rodrigo, passata alla storia con il suo nome, decisa il 4 giugno 1975: la benzina aumentò del 175%, le tariffe del 75% e così via altri prezzi relativi. Fu l’esplosione definitiva del Patto Sociale che prima Cámpora e poi Perón avevano firmato con i sindacati.