Materiali tratti dalla rete

La disperata richiesta di aiuto di una famiglia

Trentanni, una causa di lavoro in corso, una moglie italiana ed una figlia di 6 anni. Lo sfratto esecutivo, il gas chiuso da un anno.

 

Crema – “Buon giorno, mi chiamo Claudiu ed ho 29 anni, sono un cittadino comunitario, vivo in Italia da 9 anni, sono sposato con una cittadina italiana, insieme abbiamo una figlia che ha 6 anni. Vivo a Crema insieme alla mia moglie, mia figlia, mio fratello e mia sorella”. Si apre così la storia di un uomo in difficoltà, un uomo arrivato in Italia dalla Romania. Scrive abbastanza bene l’italiano, anche se ogni tanto inciampa un po’.

Edile, giardiniere, operaio.
La sua storia è emblematica, per questo abbiamo deciso di raccontarla. “Sono disoccupato da 18 mesi, in Italia ho lavorato 1 anno nel settore edilizia, poi 2 anni come giardiniere; la ditta ha cessato l’attività. Dopo ho lavorato quasi 5 anni in fabrica, settore gomma e plastica, improvisamente sono stato lasciato a casa, senza motivo o preaviso. La disoccupazione non l’ho potuto prendere per motivi burocratici e tramite gli sindacati ho fatto causa alla ditta per la riasunzione, ma il processo continua a rinviarsi e l’ultima udienza, forse quella finale, sarà nei prossimi mesi”.

Le agenzie interinali, il Comune.
“ll lavoro – prosegue Claudiu – non lo trovo più perche tutti i lavori vanno tramite le agenzie interinali, io sono in causa con la ditta e con l’agenzia interinale e in tutte le agenzie per il lavoro che sono andato mi chiedono del processo, “come mai la causa, come mai il sindacato?” e rimane che mi chiamano ma non lo fanno. Ho chiesto aiuto in Comune ma non hanno fatto niente”. Il comune pare avere le mani legate, non possono dare aiuto per l’affitto, trovare una casa, un lavoro.

La disperazione.
“Attualmente ho lo sfratto esecutivo che è stato rimandato dall’ufficiale giudiziario per la seconda e ultima volta al 9 giugno, il gas e chiuso da 1 anno, la luce da qualche mese. Siamo disperati. Avevo un lavoro, un futuro davanti, adesso non c’è più niente, siamo diventati da una famiglia normale, una famiglia senza tetto e senza futuro. Il Comune e gli assistenti sociali hanno deciso di separare la mia famiglia, che io dovrei andare (se c’è posto) alla Caritas, mia moglie dalle suore e mia figlia chissà dove. Tutti fanno scarica barile”.

Lo sfratto esecutivo.
Nei prossimi giorni Claudiu incontrerà ancora i servizi sociali ed il sindacato. Il giorno dello sfratto l’Associazione S.I.COBAS insieme a parenti, conoscenti, amici e cremaschi che conoscono la sua storia e non possono credere che possa finire così hanno deciso di presidiare la sua casa. “Io non voglio perdere la mia famiglia perchè una ditta cremasca millionaria ha puntato il ditto contro di me ed ha detto “tu domani non ci sei più e in questa città, se fai la causa, tu non lavori più”.

Contatti.
Claudiu ci ha chiesto di diffondere la notizia: “forse c’è qualcuno in grado di fare qualcosa, se magari avete delle soluzioni alle quali io non sono ancora arivato, anche solo consigli”. Ha lasciato un numero di telefono ed una mail. Chi fosse disponibile ad aiutarlo può contattare la nostra redazione.

da     www.cremaonline.it