Dopo oltre 20 anni di resistenza, da parte del nostro delegato Luigi Pacchiano, degli ambientalisti e del media-attivista Francesco Cirillo, forse(condizionale è d’obbligo) siamo all’epilogo della vicenda per le morti di cancro nella fabbrica tessile di Praia a mare.
Il pubblico ministero- con dovizia e conoscenza scientifica- ha chiesto per il responsabile della tintoria (ex sindaco di Praia) che sia riconosciuto responsabile dei reati di omissione dolosa di cautele sul lavoro e disastro ambientale, per le malattie e infortuni di 15 operai.
Mentre per il conte Marzotto l’accusa ha chiesto che sia riconosciuto responsabile per disastro ambientale chiedendo sei anni di pena.
Per altri dirigenti, il PM ha chiesto pene per complessivi 100 anni.
Questo nonostante la controparte padronale avesse schierato un pool di avvocati di fama, fra cui Niccolò Ghedini difensore di Berlusconi.
Questa vicenda non ha avuto l’onore di finire nella cronaca nazionale, come altre tristi vicende di operai morti sul lavoro per il profitto, forse per questo assume un rilievo ancora maggiore, soprattutto per quanti -delegati e associazioni – hanno sostenuto lo sforzo(contro i potenti avvocati di turno dei padroni) in questi 20 anni e più, di vedere i colpevoli condannati, almeno si spera, per ottenere un minimo di giustizia borghese.
La lotta e la tenacia degli attori in campo in questa vicenda, ricordiamo non ancora chiusa, deve spronare altri lavoratori a non accettare supinamente la nuova schiavitù che avanza con il Jobs act, la perdita dei diritti come l’art.18 e il precariato a vita a cui ci vogliono ridurre il governo e i padroni.
Dev’essere anche uno stimolo a perseguire l’unità dei lavoratori nelle lotte, unico vero antidoto contro la divisione e il razzismo.
Milano, 25-9-14
ESECUTIVO S. I. COBAS NAZIONALE