GRANDE GIORNATA NAZIONALE DI SCIOPERO, BLOCCHI E MANIFESTAZIONI DEI
LAVORATORI DELLA LOGISTICA CHE HANNO INTRECCIATO LE LOTTE PER IL DIRITTO
ALL’ABITARE, DEI DISOCCUPATI E DEGLI STUDENTI.
A partire dalla tarda serata di mercoledì 15 ottobre iniziavano i primi
scioperi e blocchi dei magazzini della logistica che si estenderanno in
tutto il paese durante la notte del 16 e per tutta la giornata. Sono
moltissime le città interessate dallo sciopero e dai blocchi: Torino,
Milano, Brescia, Piacenza, Padova, Treviso, Palmanova, Vicenza, Verona,
Bologna, Parma, Carpi, Ancona, Piacenza, Cesena, Modena, Parma, Roma, Pisa,
Napoli.
Si è trattato di uno sciopero vero che ha interessato decine di
migliaia di lavoratori di un settore strategico dal punto di vista
capitalistico. Preparato con cura dalle tre sigle sindacali che lo hanno
indetto in centinaia di assemblee con grande spirito unitario, a partire
dall’assemblea nazionale della logistica del 21 settembre che ha saputo
tracciare un percorso materiale legato alla necessità di concretizzare
attraverso la lotta risultati tangibili in grado di rilanciare il vecchio
slogan “la lotta paga”, per riuscire a coinvolgere altri settori di classe
in un percorso ricompositivo volto a scardinare un sistema di sfruttamento
che punta a riprodursi all’infinito creando miseria e guerre. Si è
trattato di uno sciopero vero, che non si è limitato ad esercitare il
diritto ad astenersi dal lavoro, ma che ha prodotto blocchi reali della
circolazione delle merci in snodi fondamentali della logistica, tra cui
Bologna, con il blocco di Interporto, o Torino con il blocco del CAT,
Padova, Verona e Roma con blocchi di snodi stradali importanti. Una
particolare menzione va fatta su quanto successo a Torino, dove vi è stata
una pesante carica della polizia contro il presidio, volta a difendere gli
interessi di chi sfrutta in maniera ignobile le migliaia di facchini del
CAAT, e dove un lavoratore ambulante è deceduto per infarto anche a seguito
dei ritardi nei soccorsi ( Alla famiglia e ai conoscenti della persona che è
venuta a mancare, va tutto il nostro cordoglio e la nostra vicinanza per la
perdita di una persona cara).
La giornata del 16 ottobre segna una tappa importante nella lunghissima
vertenza dei facchini che ha posto da tempo l’obiettivo del superamento
della figura del socio lavoratore, affiancato dalla richiesta di garantire
stabilità del posto di lavoro contro la logica perversa dei continui cambi
di appalto, per effettivi miglioramenti delle condizioni retributive e, come
elementi aggiuntivi che travalicano la vertenza, si è aggiunta la
battaglia contro la cancellazione dell’art. 18 e per l’estensione degli
ammortizzatori sociali per tutti all’interno di una dinamica di lotta più
generale per il reddito garantito . Un ulteriore elemento di novità di
questa giornata formidabile di lotta è stato quello di avere ricercato, così
come era stato indicato a luglio in una assemblea dei movimenti in Val di
Susa, l’intreccio con movimenti per il diritto all’abitare, con studenti e
con chi lotta contro le grandi opere, per far diventare la giornata del 16
ottobre una giornata anche di sciopero sociale ricompositivo di tutte le
lotte che si muovono su questi terreni.
Possiamo dire, al termine di questa giornata, che sicuramente il 16 ottobre
ha saputo indicare che lo sciopero sociale è possibile e praticabile, che è
possibile puntare sui dati materiali alla ricomposizione anche di soggetti
diversi che nella crisi si ritrovano oggettivamente sullo stesso terreno del
conflitto.
Attorno alla lotta dei facchini è possibile e necessario oggi
costruire relazioni sempre più intense con altri soggetti sociali, per
andare verso un allargamento di un conflitto che si configura sempre più
duro e radicale nei confronti del Governo che ha in mente di cancellare il
concetto stesso di conflitto di classe. Questo è il senso della scelta di
voler eliminare a tutti i costi l’Art. 18 e di far passare l’idea che
operai e padroni, all’interno della crisi, sono dentro alla stessa barca da
salvare.
Il 16 ottobre ha indicato un’altra cosa: non siamo sicuramente all’interno
della stessa “barca” e la barca che vogliamo salvare noi non è sicuramente
quella che hanno in mente Renzi e Squinzi.
E’ necessario andare avanti su questa strada per costruire nuovi e più
grandi momenti di conflittualità aperta per respingere i processi
restaurativi del governo Renzi e per conquistare nuovi e importanti
risultati all’interno del comparto della logistica. In questo senso, siamo
pronti, qualora non arrivino precisi segnali dalle controparti di
disponibilità ad aprire una trattativa seria sugli obiettivi indicati nella
piattaforma di lotta,siamo già pronti a partire con un percorso di lotta
molto più incisivo, come abbiamo dimostrato di saper fare nel recente
passato.
Si Cobas, Adl Cobas, Cobas Lavoro privato.