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Titolarità dei Cobas alla contrattazione nazionale;
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Clausola di salvaguardia per i cambi di appalto;
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Superamento definitiva della figura del socio lavoratore;
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Estensione degli aspetti migliorativi già conquistati in alcuni Brand (GLS, TNT, BRT, SDA) a tutti i lavoratori del comparto (ticket mensa, garanzia delle 168 ore mensili, integrazione per malattia e infortunio, 13a e 14a corrisposte sempre al 100%, automatismi di miglior favore per i passaggi di livello);
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Maggior attenzione alla salvaguardia della salute degli operai;
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Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nella prospettiva di arrivare alle 35 ore settimanali;
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Adeguamenti salariali;
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Mantenimento ovunque delle tutele dell’art. 18 ed uniformità di trattamento per quanto riguarda l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, a partire CIGO e dalla CIGS;
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Inserimento di nuovi istituti contrattuali;
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Adeguato trattamento per il personale viaggiante.
[NAZIONALE] Comunicato sindacale sulla “vicenda GLS”…
Sui licenziamenti alla GLS di Piacenza e sulla posizione che il SI.COBAS ha espresso rimandiamo a quanto già esplicitato nel comunicato del 27/01/16 titolato «SULLA MANIFESTAZIONE USB A PIACENZA: difesa intransigente degli interessi dei lavoratori, o inguaribile opportunismo “di base”».
Nel frattempo, dalla manifestazione di Piacenza ad oggi, il sindacato USB ha tentato di montare e cavalcare una battaglia per cercare di allargare il suo consenso tra gli operai dei magazzini GLS e di accreditarsi come interlocutore verso la committenza. Se questo suo intento si fosse manifestato attraverso un’azione tesa a sottrarre altri operai del settore, operanti presso la GLS, vessati nel salario e nella dignità, essa avrebbe avuto il plauso e l’appoggio di SI.COBAS e ADL-COBAS e degli operai già organizzati nella filiera.
I fatti successivi alla manifestazione di Piacenza stanno a dimostrare che la strada percorsa dal USB, opportunista era e opportunista rimane. La difesa degli interessi degli operai è piegata a logiche e mire squisitamente di bottega, tese a sfruttare fatti ed avvenimenti nella maniera che più conviene a prescindere dalla realtà dei fatti. Poco importa alla USB se la maggioranza/totalità gli operai dei magazzini di Piacenza e Bologna non rispondono alle loro iniziative e non partecipano ai loro blocchi fatti a Piacenza (22 e 24 febbraio) e a Bologna (17 febbraio).
Poco importa che mentre vanno a bloccare magazzini dove ci sono operai già organizzati e che godono di un trattamento di miglior favore nell’ambito di quell’accordo quadro che fu sottoscritto dalla GLS sotto la pressione di una mobilitazione unitaria di tutti gli operai organizzati nei Centri di Smistamento GLS, l’unico magazzino dove USB ha un peso, Riano appunto, non sciopera sostenendo i blocchi di Piacenza e Bologna in virtù del fatto che “è un’altra questione”.
Poco importa se, nel tentativo di rafforzare questa loro campagna, hanno volutamente alzato lo scontro con la controparte nel CS GLS di Riano, sul mancato rispetto di questioni contrattuali e salariali, nonostante ci fossero tutte le condizioni, attraverso un’azione unitaria dei sindacati presenti (USB e SI.COBAS), per arrivare al punto senza subire una serrata.
In un altro contesto, alla serrata di un Hub, ci sarebbe stata una risposta immediata da parte degli altri operai organizzati nella filiera della GLS che, senza troppe discussioni, sarebbero scesi in soccorso ai loro compagni.
Grazie al comportamento di una USB più propensa a ritagliarsi uno proprio spazio, o micropotere qualsivoglia, nella filiera GLS che ha coordinarsi con quanto di organizzato già esiste, le cose sono andate differentemente.
Sappiano gli operai del magazzino GLS di Riano, che al momento si trovano con una serrata del loro Centro di Smistamento, che non permetteremo il prolungarsi di questa situazione e potranno contare sulla solidarietà e l’aiuto dei loro compagni degli altri magazzini GLS e di tutto il sindacato SI-COBAS e ADL-COBAS. Questa solidarietà è garantita nella misura in cui gli operai a Riano rimarranno uniti e coesi ai loro compagni di lavoro e di lotta a Roma e nelle altre città, confermandosi di essere un tassello prezioso del movimento organizzato dei lavoratori della logistica in questo paese.
Sappiano il sindacato USB e gli operai tutti che per noi lo sciopero è e rimane un’arma fondamentale per esercitare la lotta sul piano politico e sindacale al padronato ed i loro governi e che quando scioperiamo o blocchiamo ciò avviene in virtù di decisioni prese e condivise dagli operai che formano i comitati di base (cobas) nei luoghi di lavoro (e quindi del sindacato in generale) e non attraverso decisioni calate sulle loro teste ad uso e consumo della direzione o di qualche struttura del sindacato.
Per senso di responsabilità, abbiamo deciso di sorvolare sul blocco del CS di Bologna del 17 febbraio dove USB non ha nessun iscritto tra le sue fila e dove la maggioranza operaia è organizzata nel SICOBAS. In tale circostanza gli operai del CS di Crespellano (BO) si sono ritrovati, a loro insaputa, il magazzino bloccato da un’iniziativa esterna limitandosi a rimanere nello stesso lasciando che la protesta avesse luogo senza ostacolarla e senza solidarizzare visto i presupposti.
Se gli operai iscritti a USB a Piacenza o a Roma decidono di muoversi da soli possono ovviamente farlo, assumendosi le loro responsabilità. Quello che non è possibile fare e non permetteremo che si ripeta è che si vada a bloccare un magazzino dove gli operai sono già organizzati nel “movimento di lotta della logistica” passando sulla testa dei compagni di lavoro e di lotta semplicemente in virtù del fatto che il USB decide qualcosa che sta bene a qualche opportunista e contrasta con la volontà degli operai di un intero magazzino (vedi Bologna). La scelta di andare a Bologna a gridare che il SI-COBAS sono dei venduti è una provocazione alla quale non verrà data una nuova occasione.
Se per senso di responsabilità, abbiamo soprasseduto evitando il pietoso spettacolo dello scontro tra operai che avrebbe fatto sorridere il padrone, per senso di coerenza diciamo che non permetteremo che accada nuovamente e nell’ipotesi che ciò si verifichi l’USB ne sarà totalmente responsabile. Quello che USB dovrebbe domandarsi, se ci fosse onestà e serietà nei suoi intenti, è perché a Piacenza la sua iniziativa trova l’adesione di soli 10 operai del magazzino, oltre a 6 licenziati, e la distanza di altri 90. Una circostanza che dovrebbe far riflettere anche in virtù di come sono andate realmente le cose, ma probabilmente alla USB questo non interessa minimamente.
La libertà di sciopero, ovviamente, mai troverà ostracismo da parte dei sindacati SI-COBAS e ADL-COBAS, ma quanto questa “libertà” è esercitata con secondi fini per denigrare ed infangare organizzazioni sindacali e percorsi di lotta per i quali parlano le battaglie, i risultati ottenuti sul campo, la repressione subita con tanto di licenziati politici al seguito, la questione tracima nel pantano del più bieco opportunismo.
Questo atteggiamento irresponsabile lede i principi della solidarietà operaia e della relazioni tra organizzazioni sindacali e manifesta un metodo di fare che poco a che vedere con quanto abbiamo faticosamente contribuito a costruire nel corso di anni di battaglie in questo settore dove parole come lotta, organizzazione, solidarietà, fiducia e dignità sono qualcosa di tangibile, fatti di carne e ossa che nessuno può permettersi di violare.
I licenziati politici che fanno parte di questo percorso di lotta e che il sindacato non ha mai abbandonato sono cosa ben diversi dai 6 degli 8 otto licenziati a Piacenza che hanno deciso di abbandonare questo percorso nell’idea che gli sarebbe convenuto aderire alla CGIL tentando di sabotare l’ultimo sciopero generale di settore che abbiamo fatto il 29-30 ottobre 2015 in vista della fase di rinnovo del CCNL e contro le politiche antiproletarie del governo Renzi e che, trovandosi poi isolati, hanno subito il licenziamento per aver aggredito dei loro compagni nel magazzino, rei di non averli seguiti nelle loro decisioni.
L’opportunismo di questi operai che li ha portati ad abbandonare il SI.COBAS per andare alla CGIL, per poi chiedere di rientrare nuovamente al SI.COBAS all’indomani del loro licenziamento e, solo dopo il rifiuto del SI.COBAS, cercare e trovare riparo in USB, non si discosta dall’opportunismo di USB che preferisce fare la “politica furbetta” invece che sviluppare una sana iniziativa di classe.
Gli operai che oggi in GSL, così come nelle altre filiere, hanno ottenuto della conquiste sono riusciti solo perché è prevalsa una linea di unità alle scappatoie opportuniste e di bottega. Vigilare e verificare che queste conquiste siano applicate è compito del sindacato e se qualcosa non quadra abbiamo tutta la condizione per porvi rimedio. Se il nostro rapporto di forza verrà meno si riprenderanno tutto e con gli interessi. Se il nostro rapporto di forza crescerà, potremmo guardare più avanti di quanto riusciamo a fare oggi.
Abbiamo saputo, sin qui, esercitare congiuntamente forza e consapevolezza senza essere avventuristi ma rischiando e battendoci come mai quando si è reso necessario. Abbiamo ottenuto condizioni di miglior favore rispetto a quanto fissato dal CCNL e stiamo avanzando delle richieste per il rinnovo del CCNL scaduto il 31/12/15, attraverso la piattaforma nazionale di settore che il CCNL non prevede e che la contrattazione a ribasso dei sindacati confederali mai potrà contemplare come ad esempio:
Sembra ieri sentire le parole di alcuni delegati che sono passati alla CGIL e, da licenziati, alla USB, che lo sciopero generale del settore del 29/30 ottobre non si doveva fare perché loro “stavano bene e non dovevano correre il rischio che la merce fosse spostata”. Oggi loro bloccano il lavoro dei loro ex compagni determinando fermo della merce e spostamento di essa in altri magazzini. Oggi va bene, perché in difficoltà, ieri non andava bene perché “stavano bene” e, assolutamente, non si sentivano schiavi. Il “MAI SCHIAVI” propagandato da USB non può che trovare il nostro consenso in senso generale, ma se esso si riferisce alla condizione degli operai della GLS di Piacenza, USB mente sapendo di mentire e prende una cantonata meri per fini di propaganda spicciola.
Ciò che è bene e ciò che non lo è noi lo misuriamo sulla condizione generale dei lavoratori, organizzati o meno. Ciò che è bene e ciò che non lo è non può essere misurato sulla pancia o sulla disperazioni di singoli operai che vanno dove soffia il vento per loro convenienza, anche se ieri si sono battuti come leoni.
Per noi il sindacato è un’arma in mano agli operai e a nessun operaio è concesso di utilizzare il sindacato per suoi fini personali. Se qualcuno lo fa, chiunque esso sia, se ne assume responsabilità e conseguenze.
S. I. COBAS – ADL COBAS