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[SANITA’ – SAN MARTINO GENOVA]: AVANTI SAVOIA!

Con la legge europea sul riposo delle 11h si attua una vera e propria rivoluzione degli orari, dei turni e delle condizioni di lavoro. La durata della giornata lavorativa non è più certa. Diventerà un’impresa combinare tempo di vita e tempo di lavoro. Riposi e pause sono funzionali alla gestione del resto della giornata. 12h50’. Ovvero quello che resta dopo aver sottratto 11h e 10’ (riposo e pausa obbligatoria). Questa e la nuova durata di una giornata di lavoro.
Al posto di riferimenti certi, 36 ore settimanali, variamente articolati si passa all’incertezza del cosiddetto orario multi periodale. Significa orari e turni flessibili, significa che un giorno possono farci lavorare fino a 12,50’h e un altro lavorare poco. Il tutto rientrerà nella discrezionalità dei coordinatori. Come gli stagionali per la raccolta di pomodori e frutta.
Questi sono i frutti avvelenati che si raccolgono con la legge del riposo europeo. Tutto questo stravolgimento è perfettamente legale. Basta che nella media di più settimane (estensibili a 4 o 6 mesi se non addirittura a 12 mesi) non si vada oltre le 1872h del programma contrattuale.

Vi possono essere settimane di 48h (limite massimo) da pareggiare con altre in cui viene richiesto di lavorare meno o di non lavorare affatto. Viene detto a chiare lettere che in questa ridefinizione dei nastri lavorativi orientati al pareggi e alle medie lo straordinario non è più straordinario, come per magia diventa lavoro ordinario…ordinario per 12h50’. Così sta già avvenendo per i portieri, nei giorni che si lavora 9 o 11 h, le ore in più vanno a compensare un debito orario accumulato per effetto delle giornate corte. Lo stesso schema si prevede per diversi ambulatori. Anche le altre forme di remunerazione salariale più vantaggiose (POA, Reperibilità) subiscono le stesse restrizioni. Inoltre non viene accordato agli infermieri la qualifica di libera attività professionale per l’intramoenia.

Il tutto è predisposto per incanalare il bisogno di recupero salariale verso turni lunghi che diventano il nuovo, normale, e regolare orario di lavoro. Mentre l’attivismo aziendale procede spedito nell’applicare la legge europea le OOSS attendono di discutere ad un tavolo politico quello che per ben 10 tavoli tecnici è stato loro illustrato. A parte qualche difensore dei rituali-tavoli tecnici violati da presunte incursioni di protesta da parte nostra, lo sconcerto tra le file dei delegati è palpabile. Il rospo da ingoiare è grosso. Ma ad oggi, nessuna presa di posizione ufficiale, nessun volantino, nessuna reazione, nessuna spiegazione del perché dei cambiamenti. Silenzio, solo silenzio, imbarazzato silenzio. In realtà non sarebbe difficile spiegare la portata delle misure in atto.

Basterebbe ammettere che vi é un ritorno ai padroni delle ferriere e ai caporali che fa rimpiangere il Regio D.lgs. del 1923 che fissava un massimo di 8h per una normale giornata di lavoro. E il 1° Maggio non dovrebbe essere una stanca celebrazione del passato. CHE FARE? Assemblee, presidi, riunioni, aprire lo stato d’agitazione, scioperi e manifestazioni come fanno i lavoratori in Francia e in Belgio in lotta contro il loro Job Act e l’innalzamento della giornata lavorativa che prevede il deprezzamento delle ore di straordinario dal 30 al 10%. Perché questa sacrosanta reazione non si ripropone in Italia?

Può essere che una buona parte dei 145 mila burocrati sindacali siano impegnati nello gestire CAF, Patronati, Enti Bilaterali, la previdenza integrativa, le scuole di formazione ecc. ecc. Un sindacato di servizi non potrà mai promuovere la lotta. Troppi gli interessi che condividono e cogestiscono con chi non è un lavoratore salariato. Sta ai rappresentanti sindacali (non filo aziendali) lontani dalle segreterie romane e alle RSU raccogliere l’esempio dei fratelli transalpini.

RSU che hanno dato prove nelle ultime vertenze di essere dalla parte dei lavoratori.

S.I. COBAS SAN MARTINO GENOVA

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