Caro Di Vico, il potere operaio esiste ancora!
Dobbiamo ammetterlo. Per una volta Dario Di Vico ci ha strappato delle grasse risate. In questo articoletto, l’editorialista ed “esperto” di relazioni sindacali del Corriere della Sera commentando gli storici accordi stipulati da ADL e SI-COBAS con alcuni dei principali corrieri della logistica sottoscrive lo
sdegno per la lesa maestà espresso dalla CISL.
Non solo i padroni avrebbero messo in discussione lo storico sistema di relazioni sindacali – basato sullo scambio di riconoscimento del sindacato confederale con la moderazione salariale e il contenimento delle pretese dei lavoratori – firmando accordi di portata nazionale con il “sindacato d’assalto” ma udite udite, starebbero attuando un doppio standard nelle relazioni sindacali: falchi con i confederali colombe con i COBAS.
Grasse risate, dicevamo. Perchè i segni di questo grande amore nei nostri confronti, sono così evidenti che solo uno stolto prezzolato non riesce a vederli. Chi è iscritto ad ADL o al SI-COBAS ha infatti ben presente i lividi frutto di presidi amorevolmente rimossi dalla polizia, conosce le denunce e le
condanne, le multe da pagare, i licenziamenti, le richieste della cittadinanza bloccate dalle questure.
Chi ha partecipato alla lotta per dare più salario, diritti e dignità ai facchini ha ben scolpito nella memoria le infinite ore passate davanti ai cancelli, al freddo delle notti invernali, per ottenere unicamente una busta paga corretta, mentre il confederale di turno firmava comodamente accordi a perdere e senza rappresentare nessun lavoratore o quasi.
Ce le ricordiamo le lettere di assunzione con contestuale iscrizione al sindacato confederale, le minacce agli iscritti ai Cobas e i tentativi di corruzione.
Grasse risate, ma non perché siamo dei masochisti, ma perché nelle parole di Di Vico e della CISL traspare il terrore di chi vede il sistema in cui ha campato per anni franargli addosso sotto il peso di una consapevolezza e determinazione operaia che impone nuove regole, nuove attori, nuovi rapporti di forza. E non riesce a farsene una ragione, al punto di non ammettere che semplicemente le imprese della logistica hanno ragionevolmente preso atto della situazione e si sono sedute al tavolo a negoziare con chi è veramente rappresentativo.
Su di una cosa Di Vico ha ragione: il compito di promettere lacrime e sangue lo lasciamo volentieri ai confederali. Noi continueremo a batterci per più salario, diritti e dignità.
S.I. COBAS
ADL COBAS
Di seguito l’articolo di Di Vico sul Corriere della sera.
Logistica, colombe con i Cobas e falchi con Cgil-Cisl e Uil
In questo modo però si creano i presupposti di uno scenario di relazioni industriali in cui la conflittualità border line la farà da padrona
Mi è capitato più volte di richiamare l’attenzione su quanto accade nel mondo della logistica e della movimentazione merci, dove non esistono corretti rapporti sindacali, la composizione della forza lavoro è sbilanciata a favore degli stranieri e dove sono all’ordine del giorno scontri ed episodi di violenza. Nelle stesse occasioni ho sottolineato i ritardi e le amnesie di un sindacalismo confederale incapace di leggere la realtà di questa «terza classe operaia» e di rappresentare un argine al diffondersi del caporalato etnico e di pratiche ugualmente scorrette. Al peggio però non c’è mai limite. A denunciarlo stavolta è la Cisl che chiede di valutare un recente accordo stipulato tra una delle principali organizzazioni datoriali (la Fedit-Confetra) e, sorpresa, i Cobas.
A giudizio della Cisl gli imprenditori del settore stanno attuando un doppio standard: al tavolo contrattuale con i confederali tengono quella una linea rigorosa attenta alle compatibilità aziendali e ai costi che non lascia margini di mediazione, quando invece la controparte ha il volto dei Cobas i falchi si trasformano improvvisamente in colombe e riconoscono al sindacalismo d’assalto quello che il giorno prima avevano negato a Cgil-Cisl-Uil. Per la Cisl in questo modo si legittima un’azione sindacale fatta di blocchi selvaggi e di intimidazioni e si stringe in una tenaglia il sindacalismo confederale, costretto a promettere ai lavoratori solo lacrime e sangue. L’unica spiegazione razionale di un comportamento datoriale di questo tipo sta nell’esigenza di dover tutelare full time l’attività delle aziende e il regolare flusso delle merci, specie in una fase in cui il successo dell’e-commerce sta generando un aumento dei volumi. In questo modo però si creano i presupposti di uno scenario di relazioni industriali in cui la conflittualità border line la farà da padrona e le colombe nel lungo periodo saranno costrette ad addolcirsi sempre di più