Cobas

[MODENA] Comunicato sul corteo contro arresti e repressione!

Sulla manifestazione del 4 febbraio 2017 (FOTO E VIDEO) indetta a seguito dei durissimi attacchi che il SI COBAS ha subito su tutti i fronti, a cominciare dall’arresto del suo Coordinatore nazionale, in queste ore già tanto è stato detto, scritto e considerato sia sui media del nemico di classe sia sui network solidali con la nostra lotta. Il corteo di circa 2000 manifestanti non solo ha sfilato a dispetto dei divieti fascisti delle questure e delle istituzioni locali, ma ha espresso livelli di radicalità e determinazione tali da chiarire alla controparte che i teoremi repressivi non hanno scalfito di una virgola la compattezza dei lavoratori e che, al contrario, la stanno rafforzando.

Le centinaia di operai che con rabbia hanno fronteggiato per più di un’ora nella piazza del concentramento l’ingente e agguerrito spiegamento di forze dell’ordine poste a sbarramento delle vie del centro storico e che, successivamente, si sono fatti beffa dei divieti, occupando per quasi un’ora la stazione centrale di Modena, ricompattandosi e conquistando in corteo le zone “vietate” dopo aver retto a una carica della celere, sono la testimonianza più limpida di quanto affermiamo da tempo: la lotta dei facchini, che in questi mesi si è estesa a importanti nuclei operai del settore metalmeccanico e della macellazione carni, per le forme di lotta e, soprattutto, per i contenuti messi in campo sta già oggettivamente evolvendosi in lotta politica generale contro le politiche di miseria, sfruttamento e guerra imposte dal capitalismo in crisi, dai suoi governi e dai suoi strumenti repressivi.

La copertura mediatica che è stata data alla menzogna e a tutto il seguito, d’altronde, ha restituito il senso della volontà governativa di colpire le nostre lotte attraverso un attacco concentrico di dimensioni nazionali. Ciò è confermato dalle stesse motivazioni addotte dalla Questura di Modena per giustificare il divieto del corteo: è paradigmatico che, oltre ai soliti motivi di ordine pubblico e di gestione della viabilità, sia stato dichiarato espressamente che il divieto era correlato con il prosieguo degli scioperi in Alcar Uno. Lo stato, in sostanza, dichiara espressamente quanto noi abbiamo affermato in più occasioni: il vero problema sono gli scioperi del SI Cobas contro lo strapotere padronale, e per fermare gli scioperi usano ogni mezzo a loro disposizione!

Quel che finora è sfuggito, stando all’informazione istituzionale e di movimento, sinceramente solidale fin qui intercorsa, è a nostro avviso proprio il significato profondo, politico generale che fin dagli inizi, negli ultimi giorni e, soprattutto, ieri a Modena si è manifestato nel movimento operaio. Convenuti tutti in piazza, nonostante il divieto, fronteggiata la celere, dopo una estenuante trattativa conclusasi con un niente di fatto, la base dell’Organizzazione ha preso l’iniziativa, occupando i binari della stazione e invadendo il centro della città, aggirando i cordoni di polizia e costringendo quest’ultima a correrle dietro.

L’iniziativa dei facchini ha preso il sopravvento, esprimendosi nella sua carica conflittuale più autentica, spontanea e inarrestabile, ma in sé disciplinata nel suo senso politico generale. Il sottrarsi al copione già scritto dalla Questura e il cogliere di sorpresa la controparte, che voleva un corteo imprigionato e addomesticato lontano dal centro cittadino oppure disintegrato già in partenza a colpi di cariche e manganellate, è stata a nostro avviso una prova di intelligenza e al contempo di maturità politica dei lavoratori, capaci di aggirare le trappole della repressione senza con ciò rinunciare ad esprimere appieno la propria rabbia.

Ma quel che ci porta a dire che la manifestazione ha avuto un esito che va ben al di là di ogni più rosea aspettativa, è il fatto che i lavoratori hanno fatto propria ogni parola d’ordine su cui la manifestazione è stata indetta: non è stata una manifestazione volta esclusivamente alla liberazione di Aldo in quanto “leader”. Lo striscione che ha aperto il corteo diceva “guerra alla guerra”, con ciò fotografando sia l’elemento fondante che accomuna la condizione odierna del proletariato su scala internazionale sia la storia individuale che tanti protagonisti del corteo di ieri si portano dietro come una carta d’identità, provenendo da territori di guerra e approdando nelle città e nelle metropoli imperialiste occidentali, in cui la stessa guerra viene condotta in altre forme attraverso il sistema del supersfruttamento operaio, dei salari da fame e dei ricatti padronali.

Ai lavoratori scesi in piazza sabato è risultato evidente che l’attacco al coordinatore nazionale è stato un attacco frontale alla loro lotta e alle conquiste strappate con anni di scioperi e mobilitazioni. Le migliaia di lavoratori che sono scesi in sciopero alla semplice notizia dell’arresto di Aldo hanno capito perfettamente che, colpendo lui, si è voluto colpire l’intera Organizzazione e l’intero movimento di classe, nella misura in cui il SI Cobas in questi anni non si è limitato alla lotta nei magazzini della logistica ma, a partire da questa, ha cercato costantemente di costruire legami con tutte le mobilitazioni che si pongono in un’ottica classista e anticapitalista.

Sabato i lavoratori del SI COBAS si sono battuti con lo stesso orgoglio e la stessa determinazione con i quali si battono davanti ai cancelli dei magazzini: lì per il proprio salario, a Modena per il presente e il futuro dell’intera classe lavoratrice.

D’altra parte, che i capitalisti e i loro servi abbiano cercato di approfittare subito dell’offensiva mediatica scatenata contro il SI Cobas dal “caso Levoni” lo testimonia una serie di episodi che stanno avvenendo in questi giorni soprattutto nei magazzini della logistica dove la nostra presenza è più forte e radicata: misure disciplinari contro i facchini che hanno scioperato per l’arresto di Aldo (in primis in SDA), intimidazioni e tentativi di denigrazione pubblica nei confronti dei singoli delegati e, puntuale come un orologio svizzero, l’infame campagna di diffamazione condotta dai confederali, in testa la solita FILT-CGIL, cacciati da tempo dai magazzini dalla rabbia dei lavoratori e ora redivivi nel loro tentativo parassitario di raccattare qualche tessera speculando sugli “scoop” della questura di Modena, secondo le modalità sciacallesche a tutti note. Anche nei confronti di questi ultimi, la risposta dei lavoratori la scorsa settimana è stata più eloquente di mille comunicati sindacali…

È esattamente questo il punto: chiunque lotti contro la schiavitù del salario sa bene quale sia la reale posta in gioco nello scontro di queste ultime settimane tra il SI Cobas e l’intero fronte padronale. I tanti attestati di solidarietà piovuti da ogni latitudine, la presenza al corteo di numerose realtà di lotta (l’ADL Cobas, i centri sociali dell’Emilia, i metalmeccanici della Fincantieri di Marghera, gli operai Fiat di Pomigliano, i disoccupati napoletani, singoli militanti del sindacalismo di base, oltre a svariati collettivi e organizzazioni comuniste e anticapitaliste) ci dimostrano che non siamo soli e che la lotta della logistica può diventare terreno di coagulo di un largo fronte di lotta a livello nazionale.

D’altronde, all’indomani della tornata dei rinnovi contrattuali in alcune delle più importanti categorie, sfociati negli ennesimi accordi-farsa tra padroni e sindacati asserviti, e alla vigilia di un nuovo attacco alla libertà di sciopero nel pubblico impiego, è sempre più evidente la necessità di mettere insieme le forze di tutti i lavoratori che intendono porsi nella prospettiva di una ripresa del conflitto. L’ondata di licenziamenti in Almaviva, il nuovo piano di deportazioni previsto per centinaia di operai alla FIAT di Pomigliano verso Cassino, così come gli attacchi al diritto all’abitare prodotti su tutto il territorio nazionale dal Piano casa di Lupi e la nuova stretta repressiva sui permessi di soggiorno agli immigrati, sono la dimostrazione di come sia sempre più urgente dare una risposta forte e compatta all’offensiva padronale.

Su tutti questi terreni il SI Cobas è e sarà con maggior convinzione al fianco di quelle realtà che già sviluppano quotidianamente iniziative e azioni di lotta efficaci a contrastare i piani del nemico di classe. Gli appuntamenti della prossima primavera e l’ipotesi di un nuovo sciopero generale della logistica sul tema dei rinnovi contrattuali saranno un importante banco di prova per il consolidamento di un ampio fronte di lotta contro gli attacchi al salario diretto e indiretto, i licenziamenti e le politiche di austerity. E questo è un elemento di crescita fondamentale per l’Organizzazione e l’intero movimento di lotta dei lavoratori.

SI Cobas nazionale

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